CULTURA
In Sicilia c'è un "ecomostro" pronto a rinascere: ecco cosa diventerà l'ex Sicilcalce
Ha rappresentato una pagina importante della storia economica della Sicilia occidentale. Ora un progetto realizzato con i fondi del Pnrr le cambia volto
L''Ex Sicilcalce a Bagheria
Sì perchè l’ex Sicilcalce ha rappresentato una pagina importante della storia sociale ed economica baariota di un tempo neanche tanto lontano, come si potrebbe invece pensare. Eppure, solo qualche mese fa, in occasione della sua parziale apertura per le visite guidate organizzate da “Le Vie dei Tesori”, si è scatenato il putiferio.
In tanti hanno puntato il dito contro questa struttura, a detta di molti “travestita” da archeologia industriale...una vergogna addirittura, secondo qualcuno, che vi fosse la possibilità di accedervi. Beh i baarioti si “addumano” facilmente come avrete inteso, e quella che poteva essere la buona occasione per "sbirciare" oltre un cancello invalicabile da tempo è divenuta una chance per dimostrare come l’occhio destro non possa vedere il sinistro.
Una lunga e produttiva filiera che contava circa 50 dipendenti a sede, contribuendo allo sviluppo dell’indotto, definita proprio da uno degli ex dipendenti come «mosca bianca tra le attività economiche sue contemporanee». È stato Giovan Battista Sardina, uno dei collaboratori coinvolto anche nelle visite guidate in occasione de Le vie dei tesori, a raccontarci cosa rappresentasse l’azienda.
Sardina ha lavorato per la famiglia Notaro dal 1977 al 2016, anno della cessazione definitiva dell’attività, rivestendo diversi ruoli all’interno della ditta.
Ciò gli ha permesso di avere un quadro chiaro dell’ascesa e poi del suo triste declino e, a differenza di quanti furono assunti negli anni in cui la crisi già dominava la situazione, ne conserva un ricordo più che positivo.
«Eravamo una famiglia - ricorda - prima di me avevano lavorato per la Sicilcalce anche mio nonno e i miei zii, e così diversi dei miei colleghi avevano “ereditato” il lavoro dai loro familiari. Ciò innegabilmente rendeva il contesto piacevole, persino quando, appena assunto, la produzione era totalmente manuale e senza il muletto alzavamo pesi di notevole portata».
Da operaio a collaboratore dell’ufficio amministrativo, Sardina riconosce come l’azienda venisse incontro alle esigenze dei suoi dipendenti che con il passare del tempo e l’avanzare dell’età venivano spesso spostati da un comparto all’altro. Una prima crisi iniziò negli anni ‘90, quando le cave dei Notaro furono chiuse con il mutare della regolamentazione sulle attività estrattive.
Da quel momento si dovette iniziare ad acquistare materia prima a Marineo e Bolognetta con costi del trasporto che superavano il prodotto stesso. Fu all’epoca che si iniziò a parlare della possibilità di unificare le due sedi di Bagheria e Caccamo, creandone una nell’area industriale di Termini Imerese.
Ciò avrebbe rappresentato un notevole risparmio nei costi di gestione riducendo le sedi da due ad una, e inoltre la posizione strategica avrebbe anche favorito i trasporti.
Iniziò a quel punto a delinearsi qualche crepa anche all’interno della famiglia Notaro, tra i vari eredi vi era anche chi non era favorevole allo spostamento verso Termini Imerese, dirottando il progetto verso Palermo, per ampliarsi con una terza sede anzichè ridursi.
Ciò segnò la fine della Sicilcalce, come ricorda bene Sardina, insieme ovviamente alla crisi dell’edilizia e alla mutata sensibilità nei riguardi dell’ambiente.
A Palermo i Notaro si associarono con un’altra azienda, concentrandosi prevalentemente su intonaci e rivestimenti. Per i primi anni si mantennero i due marchi sino a quando, nel 1996, nacque la Sicomed che iniziò a produrre e commercializzare in maniera autonoma.
A partire dal 2010 l’insofferenza e le tensioni per le difficoltà economiche iniziarono a farsi sempre più forti. Inoltre, alcuni di quegli stessi proprietari che non erano stati favorevoli alla nuova sede palermitana tendevano a remare contro questo progetto, sino a che venne chiusa la sede di Bagheria.
Poco tempo dopo, tra il 2014 e il 2015, la Sicilcalce dichiarò fallimento con la chiusura anche della sede di Caccamo e poi, nel 2016, stessa sorte toccò alla Sicomed. Tanti sono stati i tentativi da parte dei proprietari per salvare l’azienda di famiglia, tutti vani purtroppo.
Oggi la sede Sicilcalce di Bagheria è sottoposta ad amministrazione giudiziaria ma sembra manchi davvero poco perchè questo luogo torni a vivere. E questo nonostante ci sia sempre chi abbia da mettere “una parola buona”.
Bagheria avrà il suo polo culturale e che questo sia un bene mi pare innegabile. Probabilmente entro la prima metà dell’anno il Comune dovrebbe acquisire l’area e dare il via al progetto, come affermato da Filippo Tripoli, sindaco della “Città delle Ville”.
Così il progetto per la realizzazione del primo polo culturale cittadino inizierà a concretizzarsi. Ben 12 milioni, non bruscolini come direbbe qualcuno, acquisiti grazie al PNRR, da investire in tutta l’area adiacente al Museo Guttuso. Il progetto prevede infatti la realizzazione di una scuola sulle tipicità siciliane e del Mediterraneo nell’edificio dell’ex Mulino Cuffaro, appena acquisito e con una storia che merita una pagina a sè, e di un polo culturale con un auditorium dove ospitare eventi come concerti ed esposizioni, all’interno dell’ex Sicilcalce.
Una realtà ad ampio respiro che potrà accogliere e potenziare la vita culturale di Bagheria. L’iniziativa contribuirà alla riqualificazione dell’intera area, un tempo considerata come quella industriale della cittadina, ma che oggi accoglie per lo più officine meccaniche e poche altre realtà imprenditoriali.
Punto strategico anche per la comunicazione con le zone limitrofe proprio per la sua posizione sulla Strada Statale, ad un passo dalla frazione marina di Aspra. Con il Museo Guttuso, il polo didattico che sorgerà nell’ex mulino, e quello culturale nell’ex Sicilcalce, l’intera area diventerà protagonista di un progetto di rigenerazione urbana che la convertirà nel nucleo culturale della vita cittadina.
Massiccio sarà ovviamente l’intervento di ripristino di tutta l’area pri- ma che il polo culturale possa nascere, e dei tre silos, attualmente presenti e che un tempo costituivano elementi essenziali per la produzione della Sicilcalce, solo uno potrà essere riutilizzato nel nuovo edificio che sorgerà.
Proprio di recente, con l’apertura dell’ex Sicilcalce in occasione de “Le vie dei tesori”, con percorsi guidati dagli ex dipendenti, tutta l’area è entrata nell’occhio del ciclone, dando vita ad aspre polemiche.
Se di mostri e brutture si deve davvero parlare però, bisognerebbe contestualizzare la nascita della Sicilcalce al suo tempo storico. Pare che l’industria sia nata già prima della seconda guerra mondiale, sebbene neanche gli ex proprietari riescano ad individuare una datazione precisa, e all’epoca purtroppo era la stessa Villa Cattolica a trovarsi in uno stato di abbandono e degrado tale che il sorgere di una fabbrica di laterizi non sembrò stonare con tutto il contesto circostante.
Di fatto oggi, ciò che resta della Sicilcalce è innegabilmente un pezzo della storia economica e sociale di Bagheria che, di recente, si è ritenuto giusto raccontare, alla luce anche del progetto di riqualificazione che sta sempre più prendendo forma.
Con la nascita del polo culturale si aprirà una nuova pagina per la storia lunga e certamente tortuosa di questo posto che, si spera, possa rappresentare una vera svolta.
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