AMBIENTE

HomeNewsAttualitàAmbiente

In Sicilia autunno vuol dire "caccia" ai funghi: dove cresce una bontà (molto rara)

Conosciuta ai tempi dei romani per il suo sapore delicato e per le sue dimensioni. Attualmente viene considerata una specie a rischio critico d’estinzione

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 28 settembre 2024

Il fungo basilisco

Con l’inizio dell’autunno sono diversi gli escursionisti intenti a raggiungere i vari boschi presenti nella nostra isola, con l’idea di andare a caccia di funghi o anche solo di godersi lo spettacolo offerto dalla natura durante il weekend.

Tra le specie più apprezzate in assoluto dai vari esperti di funghi e naturalisti c’è il Pleurotus nebrodensis, anche noto come “fungo basilisco”, che all’interno della nostra regione cresce principalmente nelle catene montuose delle Madonie e dei Nebrodi.

Si tratta di una specie molto rara, già conosciuta ai tempi dei romani per il suo sapore delicato e per le dimensioni dei suoi esemplari. Attualmente viene considerata una specie a rischio critico d’estinzione, a seguito degli eccessivi prelievi da parte degli appassionati, seppur siano presenti delle popolazioni in Basilicata e nella Valle d'Itria della Puglia meridionale.

Trattasi di un fungo basidiomicete della famiglia delle Pleurotaceae, che cresce solo in alta montagna (sopra i 1.400 metri) e che venne formalmente riconosciuto solo sul finire dell’Ottocento, nel 1886, grazie alla descrizione dell’importante botanico e micologo palermitano Giuseppe Inzenga, che lavorò allo studio degli ecosistemi montani siciliani dopo il Risorgimento.
Adv
Inzenga è infatti famoso per aver descritto quasi 200 specie di funghi siciliani, facendo un diretto confronto con le altre specie presenti in Italia. Per via del ridotto numero di esemplari, attualmente i micologi sconsigliano di prelevare ingenti quantità Pleurotus nebrodensis, soprattutto durante il periodo della sua fruttificazione, che dura dalla primavera fino alla fine di giugno.

Il nome gergale di questa specie deriva principalmente dalle radici delle piante su cui fruttifica, tra cui le ombrellifere della specie Cachrysferulacea (comunemente detta basilisco) e la Prangos ferulacea.

Dal cappello dalla forma irregolare che raggiunge una dimensione massima di 20 cm, questa specie presenta una cuticola di colore bianco-grigiastro o bianco-crema, mentre le sue lamette sono molto fitte e decorrenti sul gambo.

Quando maturo, il suo cappello inoltre presenta una forma convessa, mentre il gambo è assottigliato alla base e assume il tipico colore biancastro.

Gli esperti definiscono il suo odore come simile a quello emanato dalla pasta di pane, mentre il suo sapore è dolce ed estremamente gradevole, caratteristica che lo rende molto appetibile.

Come tutti i funghi basidiomiceti che si trovano sulla nostra isola, questa specie svolge anche il ruolo di saprofita all’interno degli ecosistemi ed è per questa ragione che risulta molto importante per la decomposizione del legno morto all’interno dei boschi.

Oggi questa specie è costantemente monitorata. Per esempio, il Parco regionale delle Madonie ha istituito un regolamento che limita la sua raccolta. Il fungo basilisco è comunque consumato abbastanza spesso, sia crudo che cotto, al massimo con un filo d’olio per esaltarne il sapore.

Si sta cercando di aiutare la specie tramite un tentativo di riproduzione in ambiente controllato, che dovrebbe in teoria fornire grandi quantità di questo fungo non solo in primavera.

In ogni caso, è meglio non prelevarlo in natura, per far sì che la sua popolazione si riprenda anche nei confronti dei recenti incendi che hanno colpito il suo areale.
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI