ARTE E ARCHITETTURA
In atelier con Pupi Fuschi: l'artista sempre in crescita che per la prima volta lavora "solo per se stessa"
La pittrice palermitana ha scelto da un po' una dimensione meno mondana e più riservata in cui sperimentare una pittura capace di arrivare diretta come una carezza
Pupi Fuschi e una sua recente opera "Linea 2" (olio su tela)
Con il tempo riesco a fare cose impensabili un tempo, come dilatare il tempo su di un unico lavoro per volta, cedere alla lentezza in favore di una nuova qualità che spero arrivi. In questo lungo periodo così strano e particolare pieno di chiusura e riflessione forzata, faticoso per tutti, ho imparato a gestire la paura del tempo, del risultato e dell’aspettativa riguardo al successo... sto cominciando a lavorare solo per me stessa, per la prima volta».
In queste parole dell'artista palermitana Pupi Fuschi, è davvero presente l'essenza della nuova ricerca artistica della pittrice che ha scelto di grazia, una dimensione meno mondana e più riservata in cui sperimentare attraverso una poetica linguistica in rinnovato divenire, una pittura capace di arrivare diretta come una carezza, al centro della memoria e dei singoli ricordi di ogni spettatore che ne varchi il confine dello studio ubicato da anni nel cuore del centro storico del capoluogo siciliano.
Si è occupata di restauro e si occupa ancora oggi di grafica e all'impegno creativo ha sempre associato e associa l'impegno civile col medesimo profilo privo di eccessi mediatici nel corpo delle Crocerossine d'Italia. Eppure, nonostante il desiderio di ermetico distacco dagli eccessi frenetici della vita contemporanea, spesso troppo veloce per accogliere il valore della lentezza, nella pittura di Pupi convergono suggestioni e rimandi che sembrano convogliare anime molteplici e diverse tra loro. Il suo realismo è privo di pesantezza, i suoi ritratti indagano davvero e profondamente le ragioni dei personaggi che ha davanti e a cui è capace di affibbiare colti rimandi alla pittura contemporanea.
I suoi pesci rossi si librano eterei dentro bocce cristalline mentre le sue galline sembrano costantemente stare all'erta in una cornice di iperealismo a tratti sperimentale.
Non c'è tema in cui non senta di doversi cimentare, trovando negli spunti di vita domestica terreno per letture interessanti capaci di rimandare a scorci di pittura londinese anni Settanta. Ma sono ancora i ritratti a sorprendere per la freschezza evocativa, la giustezza di rapporti dimensionali talvolta alterati, la lettura del singolo modello in cui le personali associazioni ricercate di colori apparentemente in conflitto disegnano i profili puntuali e reali dei personaggi reali.
Vi è nell'arte singolare di Pupi, la chiarezza di intenti, la pienezza della tecnica, il sano gusto per quello studio continuo e faticoso che ti porta a lavorare costantemente per porti sconosciuti cercando nuova linfa vitale. Visitare il suo atelier diventa occasione per sorprendersi di quanto la nostra società distratta e distopica abbia bisogno della capacità creativa che solo gli artisti posseggono di trovare strade luminose da seguire nel buio del nonsense a cui questa maledetta pandemia ha dato un colpo durissimo.
E allora se è vero come è vero che il lavoro degli psicologi oggi sia da vedere finalmente come un sostegno giusto e scientifico alla stregua di quello dei troppi virologi, mai come nel nostro recente passato, il lavoro degli artisti è stato ed è così essenziale per allenare la nostra spiritualità su campi sicuri e armonici indispensabili.
Artisti come Pupi Fuschi, che attende di stupirvi tra la bellezza dello spazio del suo atelier nascosto a sguardi veloci e alle prossime mostre in programma per ricominciare quella sana terapia corale che è il rito delle esposizioni d'arte contemporanea.
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