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In atelier con Giuseppe Vassallo: lo scultore e incisore (palermitano) prestato alla pittura

L'artista sembra appartenere a generazioni distanti dalla frenetica ricerca del "tecnologico a qualunque costo", preferendo la lentezza da conservare gelosamente

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 11 marzo 2023

Mattanza - olio su tela, 80x120 cm - 2022, collezione privata (di Giuseppe Vassallo)

Nella sua recente personale "Non è mai come appare" curata lo scorso autunno da Francesco Piazza alla galleria La Piana Arte contemporanea di Palermo, Giuseppe Vassallo, scultore e incisore prestato alla pittura, ha inteso rappresentare la sua idea poetica di percorso individuale in divenire costante e curioso, nello specifico in un tripudio di presenze e partecipazione di pubblico di grande riscontro.

Formatosi presso il Liceo Artistico Eustachio Catalano e successivamente all’Accademia di Belle Arti del capoluogo siciliano, animato da una naturale tensione alla plastica scultorea sempre presente nelle sue opere, l’artista palermitano, con studio in corso dei Mille, sembra appartenere a generazioni distanti dalla frenetica ricerca del “tecnologico a qualunque costo”, palesando le specificità della propria ricerca artistica nel solco di quella poesia costruita dallo sguardo che vuole e interroga il proprio intorno per governare narrazioni in grado di attirare il globale nel locale e non il contrario.
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Ricerca di umanità nei gesti e in quelle tensioni tutte autografe e memori della conoscenza capillare della storia del disegno dei grandi maestri del passato, con cui Vassallo costruisce scenari assolutamente contemporanei dal sapore ancorato a riti del nostro recente di passato.

Frammenti a volte rallentati dalla maestria scintillante dell’uso sublime del bianco e nero, di sfumati appartenenti a movenze quasi fotografiche trasformate in frame di pittura limpida.

Ma la scultura, vera grande passione tellurica di Vassallo c’è e si sente, costantemente in ogni passaggio morfologico, in ogni dettaglio restituito quasi al tatto più che alla nostra vista, e in quei ragionamenti compositivi che, frutto degli studi condotti in discipline di progettazione, allestimento e scultura con Mario Lo Conte, Gesualdo Ventura e Franco Reina, attendono all’importanza del vuoto tanto in scultura quanto in architettura.

Architettura amata dall’artista palermitano che ha studiato con attenzione la cura del dettaglio in Carlo Scarpa, la dimensione tettonica delle singole parti che rispondo all’interezza della composizione scarpiana che è opera d’arte contemporanea tout court, riversando i risultati di personali osservazioni a riguardo nelle proprie opere pittoriche d’avanguardia attraverso la forza della propria ricerca espressiva densamente empatica.

Ed ecco transitare davanti i nostri occhi stupiti quelle sue figure in cerca di costante contatto col paesaggio, muse e figure interessate quasi sempre ad altro che agli spettatori, al solo perimetro della superficie dipinta forse; scorci irrituali di un tempo distratto al voyerismo collettivo che possono sembrare, nella talentuosa gestione della cifra pittorica iperrealista dell’autore, fotografie analogiche del passato dell’artista o del nostro, quando la lentezza governava e scandiva individuali tensioni emotive da conservare gelosamente.

Così, mentre continua a ricercare soggetti per la sua pittura da fotografare rigidamente in “analogico”, Vassallo lavora alla sua prossima mostra, tra un anno a Pescara in un continuum volutamente distratto dall’inutile velocità velenifera della contemporaneità, immerso tra ricerca personale e curiosa attenzione al dettaglio poetico da mostrarci.
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