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Il restauro di un luogo tra i più importanti in Sicilia: rinasce la villa che il mondo ci invidia

Da alcuni giorni  la Soprintendenza dei beni culturali di Enna ha affidato i lavori di restauro di alcune aree interne di questo prezioso edificio storico della Sicilia

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 2 maggio 2024

La Villa Romana del Casale

È una delle opere architettoniche più importanti della nostra Sicilia: la villa romana del Casale a Piazza Armerina. Da alcuni giorni la Soprintendenza dei beni culturali di Enna ha affidato i lavori di restauro di alcune aree interne che non erano state considerate nei precedenti interventi di recupero, datati 2012, e tra queste aree c’è buona parte della superficie scoperta del portico, privo di mosaici.

Ad anticipare l’inizio di questi lavori erano state le parole del presidente della Regione siciliana Renato Schifani, che aveva visitato Piazza Armerina prima di Pasqua, proprio per sincerarsi delle condizioni di salute della nota località turistica, uno dei più grandi parchi archeologici del sud Italia.

Già nel suo intervento Schifani aveva segnalato la necessità di eliminare alcuni ristagni di acqua e densi cumuli di muschi dal peristilio della Villa che ci invidiano in tutto il mondo.

L’imminente restauro promette però anche di realizzare un miglioramento per quanto riguarda il sistema di raccolta delle acque piovane e di ripristinare gli strumenti antipiccioni, affinché questi uccelli non provochino diversi danni all’edificio. Questi interventi sono stati finanziati con 186 mila euro d’investimenti e dovrebbero essere completati nell’arco di soli due mesi.
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Per capire però l’importanza del recupero del peristilio e delle zone esterne della villa del Casale – antistanti alle famose sale con i mosaici – non possiamo non prendere in considerazione la storia dell’intero edificio e le informazioni che disponiamo sugli edifici romani. Realizzata tra il IV e il V secolo dopo Cristo – quindi all’inizio del declino dell’impero romano – la Villa del Casale è stata definita indebitamente "villa" a seguito di alcune eccessive semplificazioni storiche.

Essa infatti non presenta la stessa struttura né le caratteristiche di una tipica villa extraurbana romana, ma possiede invece la struttura, le forme e delle pavimentazioni che ricordano molto un palazzo urbano imperiale. Una sorta di ufficio che presentava delle caratteristiche ibride fra la casa privata e un edificio pubblico.

Ed in effetti le ultime scoperte archeologiche attribuiscono la proprietà di questa struttura ad una figura di prestigio di epoca costantiniana - Lucio Aradio Valerio Proculo Populonio, governatore della Sicilia tra il 327 e il 331 e console nel 340 – che aveva le necessità di svolgere il proprio lavoro, anche quando si ritirava dal caos delle Urbe o dai suoi impegni quotidiani presso Piazza Armerina.

Tra l’altro i famosi mosaici con i giochi gladiatori sarebbero persino la testimonianza diretta di come Proculo Populonio avesse adempiuto perfettamente al suo ruolo di organizzatore di giochi circensi nel 320 d.C., mentre rivestiva la carica di pretore.

Un "ruolo" che gli rimase impresso per tutta la vita, vista la straordinaria lunghezza, la fama e l’opulenza dei giochi che era riuscito a organizzare. Basti considerare che anche il peristilio è ricoperto da decorazione che riportano all’immagine di animali selvatici, che un tempo venivano braccati in Africa per raggiungere i circhi di tutto l’impero.

Tra felini, antilopi, tori, cavalli, onagri, cervi, arieti, un elefante e uno struzzo, il peristilio è un tripudio di figure esotiche e paesaggi lussureggianti, tanto che i mosaici ricordano quasi una fotografia scattata durante un safari.

Oltre al peristilio, la Villa del Casale è ovviamente composta da una grande sala principale, che fungeva da salone per le rappresentazioni e per le riunioni pubbliche, ma anche da due appartamenti padronali, da una basilica e da delle terme, più un insieme di piccoli e grandi corridoi decorati che consentivano di attraversare in lungo e in largo l’edificio, senza correre il rischio di uscire fuori e di soffrire il caldo, durante le giornate estive.

A permettere però l’accesso a questa grande struttura e a consentire a tutti coloro che dovevano interagire con il suo proprietario di formare una fila, senza essere investiti in pieno dai raggi solari, c’era la grande coorte porticata, che come abbiamo detto sarà presto restaurata. Essa si trova subito dopo l’ingresso monumentale, le cui dimensioni facevano intuire l’importanza di colui che aveva lì la sua dimora.

Entrambe queste strutture erano poi collegate ad un vestibolo, che fungeva da vero e proprio ingresso agli ambienti interni e al peristilio quadrangolare, dove i visitatori potevano perdersi tra i mosaici di cui abbiamo parlato prima, quelli dedicati agli animali.

All’interno del portico, tuttavia, era anche possibile accedere a una edicola religiosa, dedicata a Venere, e a una stanza di passaggio, che conduceva alla palestra e alle terme.

Insomma, il portico non svolgeva solo il compito di decorare l’ingresso degli uffici e dell’abitazione in cui risiedeva probabilmente il governatore della regione, ma consentiva anche di dirigersi verso uno dei pochi luoghi di svago che erano presenti all’epoca nel territorio in cui oggi risiede il comune di Piazza Armerina.

Non tutti tuttavia potevano accedere a queste strutture: anche in assenza di terme pubbliche, solo i clienti e gli amici più stretti del proprietario della villa avevano questo privilegio.
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