CRONACA
Il racconto delle stragi di mafia a Sanremo: Saviano porta sul palco Falcone e Borsellino
Il palco dell’Ariston, afferma Saviano, «ha da sempre qualcosa che mi attira senza scampo». Il giornalista racconta delle stragi di Capaci e via D'Amelio trent'anni dopo
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
Un palco che rappresenta anche un grande momento catartico, non a caso si tratta di un teatro, dove specialmente in questo periodo si accumulano il desiderio di leggerezza e la voglia di polemizzare su tutto e tutti, al di là dei gusti musicali.
E Roberto Saviano, per vocazione e mestiere un catalizzatore di attenzione, stima e polemiche incrociate, per la terza serata del Festival 2022 sale lì, su quel palco, a parlare delle stragi di Capaci e via D’Amelio.
Per capire il "peso" di quello che accade basti pensare che dal mondo politico alla società civile in molti si sono già espressi già sull'opportunità o meno del suo intervento sul tema.
«Il palco dell’Ariston - afferma lo stesso Saviano su Facebook citando un'intervista rilasciata al Corriere della Sera - ha da sempre qualcosa che mi attira senza scampo. Sarà per la certezza in qualche modo confortante di ritrovarlo tutti gli anni, sarà per la sensazione che davanti allo schermo si riuniscano proprio tutti. Sanremo l’ho visto, ci ho cantato insieme, l’ho rifiutato, l’ho beffeggiato, l’ho odiato, l’ho sostenuto».
«Andarci, per me – scrive - è un grande momento di responsabilità. Trent’anni dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio. Racconterò questo, e racconterò anche dei testimoni di giustizia».
Una scelta che riguarda da vicino la Sicilia, Palermo, ma che non ci appartiene del tutto, è una parte della storia del nostro Paese, momenti che hanno plasmato l’Italia.
Quanto sia importante che se ne parli è un dettaglio non trascurabile e Saviano annuncia anche il “taglio”, la piega che prenderà il suo discorso sulla fine che fecero i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, insieme a tutte le altre vittime.
Sarà un discorso sul coraggio di stare dalla parte giusta senza avere paura e cita l’esempio di Rocco Chinnici «il maestro di Falcone» che ai ragazzi delle scuole insegnava a non chiedere per favore ciò che invece spetta di diritto e di non rivolgersi allo “zio” di turno se si aveva un problema da risolvere.
«Proverò a raccontare come Falcone e Borsellino – dice ancora al Corriere - siano riusciti non solo a fare tutto questo scegliendo la strada del coraggio, sapendo che tutti coloro che li avevano preceduti avevano pagato con la vita l’intraprendere la stessa strada. Mi piacerebbe essere all’altezza di un racconto sul coraggio, la capacità di scegliere».
Il peso delle parole dette da un palco come quello di Sanremo si fa e si farà sentire, con la certezza che ci saranno già sostenitori e detrattori, non ci resta che ascoltarle.
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