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Il punto sui termovalorizzatori in Sicilia: i pro, i contro e le (valide) alternative

Buona parte delle comunità dell’Isola continuano a rimanere colme di sporcizia e di rifiuti, mentre le principali vasche di raccolta presenti in regione si esauriscono

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 29 novembre 2024

Un termovalorizzatore (foto Wikipedia)

Mentre con l’arrivo delle ultime piogge la crisi della siccità sembra essere stata temporaneamente accantonata dalle preoccupazioni principali del dibattito pubblico, un altro problema continua ad affliggere gravemente la Sicilia, sottoponendola al giogo dei ricatti economici-ambientali e in parte a quelli politici.

Buona parte delle comunità dell’Isola continuano a rimanere colme di sporcizia e di rifiuti, mentre le principali vasche di raccolta presenti in regione si avvicinano inesorabilmente verso la data del loro fine vita, con la situazione più drastica che si può osservare nel palermitano, con l’impianto di Bellolampo in perenne crisi da decadi.

Per affrontare quest’altra minaccia ambientale – che offre ogni anno una cartolina desolante della nostra isola a migliaia di turisti – il governo regionale retto da Renato Schifani ha proposto da mesi di realizzare due inceneritori, sebbene la cittadinanza abbia dimostrato in più occasioni di non accettare tali opere e di essere pronta ad esprimere il proprio dissenso, nei confronti di questa soluzione anacronistica e desueta, che ha provocato le ire di molti esperti.
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Per quanto infatti il governo regionale si stia muovendo abbastanza velocemente per individuare i siti in cui costruire gli inceneritori e concludere presto i lavori, numerose sigle ambientaliste e comitati civici.

Tra queste è possibile menzionare Legambiente Sicilia, WWF, Italia Nostra, Forum Acqua e Beni Comuni, Rete Comitati Territoriali Siciliani, Zero Waste Sicilia, Comitato No Inceneritori Gela, Osservatorio Permanente sui disastri ambientali, Cgil Sicilia, Sunia, Arci Sicilia, Federconsumatori Sicilia, Ecologia Politica PA, decine di altri enti e i Sindaci di Blufi, Castelbuono, Caltagirone, Favara, Militello Val di Catania, Petralia Soprana, Termini Imerese – hanno cominciato ad esprimere il proprio parere negativo sulla costruzione delle due opere, organizzando tra l’altro una manifestazione che si è tenuta il 27 novembre.

«Ribadiamo le nostre preoccupazioni sulle priorità e sugli strumenti previsti dall’attuale piano Rifiuti, che ci allontano significativamente dagli obiettivi dell’economia circolare, della decarbonizzazione e della riduzione delle emissioni climalteranti al 2030» ha dichiarato il presidente di Legambiente Sicilia Tommaso Castronovo durante la sesta edizione del Forum QualEnergia, avvenuto il 22 novembre scorso.

«Si continua, infatti, a ribaltare l’ordine di priorità previsto dalla gerarchia di gestione dei rifiuti, privilegiando oggi e nei prossimi anni le operazioni di smaltimento in discarica e lo smaltimento in inceneritori di rifiuti potenzialmente riciclabili, anziché favorire la riduzione e la prevenzione della produzione dei rifiuti, il riutilizzo e il riciclaggio al fine di ridurre l’impatto sull’ambiente».

La questione degli inceneritori – da alcuni non esperti impropriamente definiti termovalorizzatori – perseguita d’altronde i sindaci e gli ambientalisti siciliani da diverse decadi, visto che già nell’ormai lontano 2002 il governo Cuffaro tentò di realizzare alcuni impianti e d’intraprendere una strada senza uscita che avrebbe condotto a una gestione caotica dei rifiuti siciliani. Progetto che si arenò dinnanzi alle proteste delle avverse forze politiche e dei comitati cittadini.

«I rappresentanti del governo non possono nemmeno accusarci di far parte del "partito del no", considerando che ogni associazione o realtà che fa parte della nostra Rete Sicilia pulita (comitato promotore della manifestazione a cui partecipano tutte le sigle sopra evidenziate) propone diverse soluzioni ecologiche al problema della gestione dei rifiuti» hanno sottolineato ulteriormente altri membri del comitato, che seguono le associazioni ambientaliste nella lotta contro gli inceneritori.

Fra le proposte citate in questa dichiarazione ci sono gli impianti di biometano, che secondo molti ingegneri ed esperti potrebbero rendere alcune città indipendenti dal punto di vista energetico, tramite una tecnologia che comporta notevoli vantaggi su diversi fronti.

Queste strutture permettono infatti di restituire in maniera del tutto sicura (e inodore) ingenti quantità di carbonio al suolo, consentendo di fermare i processi di desertificazione dell’ambiente e di produrre energia rinnovabile.

Gli impianti possono aiutarci inoltre a combattere efficacemente contro l’inquinamento atmosferico e a ridurre enormemente i volumi della spazzatura organica, che appestano con il loro fetore le strade cittadine come gli attuali centri di raccolta.

A sostenere infine che gli inceneritori sono una soluzione superata ci sono anche diversi docenti, come Carmine Trecroci, ordinario di scienze economiche e statistiche presso l’Università di Brescia, che qualche anno fa, intervistato dal sito Journalism for the energy transition, affermò che i processi di purificazione e filtrazione degli impianti d’incenerimento risultavano ovunque insoddisfacenti, visto che i fumi provenienti dalle ciminiere contengono quantità elevate d’inquinanti, come particolato, ossidi di azoto e anidride carbonica.
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