ITINERARI E LUOGHI
Il "ponte romano" da millenni in Sicilia: lo trovi (in rovina) sul torrente Gallo d'Oro
Nel cuore dell'entroterra siciliano, avvolto da un alone di mistero e fascino, giace indisturbato ancora oggi a testimoniare la storia di una terra senza eguali
Il ponte Campofranco
Il luogo dove andremo oggi è il pittoresco comune di Campofranco che è adagiato, quasi dormiente, su un poggio arieggiato e ameno, sul versante sud del monte San Paolino, un po' più a valle rispetto al vicinio comune di Sutera e a soli tre chilometri dal bivio che si diparte dalla strada a scorrimento veloce Palermo-Agrigento.
La posizione di Campofranco ha giocato in passato un ruolo strategico di grande rilevanza grazie alla sua vicinanza a significative vie di comunicazione che hanno contribuito alla sua importanza storica nonchè commerciale nel corso dei secoli.
Nei dintorni del paese, una vecchia trazzera, in contrada Auricella, conduce i viaggiatori attraverso un percorso panoramico e suggestivo fino al Gallo d'Oro, un torrente che riceve le acque anche Salito, e che si getta infine nel fiume Platani, arricchendo il paesaggio con la sua bellezza naturale.
Nascosto tra i suggestivi paesaggi della Valle dei Platani, nel cuore della provincia di Caltanissetta, giace indisturbato ancora oggi, a testimoniare la storia millenaria di una terra senza eguali: la Sicilia.
Questo antico manufatto, testimone di epoche passate e di avvenimenti che si perdono nella nebbia del tempo, è avvolto da un alone di mistero e fascino.
Il suo ruolo nell'antichità era cruciale, facendo parte dell'Itinerario di Antonino Augusto, una delle arterie stradali più importanti dell'Impero Romano che collegava varie città, inclusa Agrigento.
Le origini del ponte risalgono a epoche remote, con ipotesi che lo collegano addirittura alla stessa epoca romana, anche se la sua costruzione ufficiale è datata al 1582, su preesistenze medievali.
Nelle vicinanze, va detto, durante il corso di alcuni scavi, sono state rinvenute tracce di costruzioni romane, tra cui una stazione di passaggio con case, magazzini e stalle, e con tutta probabilità è stato questo ad aver avvalorato l'ipotesi secondo la quale il ponte facesse parte dell'itinerario di Antonino Augusto, e che più precisamente si trovasse lungo la "viam publicam qua itur Racalmuti Mulocean", tra Sutera e l’antica Milocca.
Tuttavia, il ponte ha vissuto una storia travagliata, segnata da crolli e ricostruzioni. Il primo crollo documentato risale al 1732, quando un'alluvione devastò la regione causando il collasso della struttura.
La Deputazione del Regno di Sicilia intervenne prontamente, incaricando la costruzione di un nuovo ponte utilizzando anche conci romani per le arcate laterali, confermando così l'ipotesi della sua origine antica. Nel corso dei secoli successivi, il ponte subì numerosi interventi di restauro e ricostruzione, testimoniando la sua importanza strategica per la viabilità locale.
Tuttavia, le piene del fiume e le condizioni atmosferiche avverse continuarono a minare la sua stabilità, causando nuovi crolli nel 1931 e nel 1958. Ma il destino del ponte romano di Campofranco sembra essere stato segnato definitivamente nel 1980, quando, dopo segnali premonitori di cedimento, collassò irrimediabilmente, lasciando dietro di sé solo le due spalle sulle sponde del fiume e la strada lastricata che un tempo lo attraversava.
Oggi, il ponte giace in rovina all'interno della Riserva Naturale Integrale Monte Conca, avvolto dalla vegetazione rigogliosa e dal silenzio dei secoli. Tuttavia, la sua presenza continua a ispirare curiosità e riflessioni sulla storia e sulle vicende che hanno plasmato il destino di questa antica terra siciliana.
Gli amanti del trekking, i pellegrini della Magna Via Francigena se solo volessero potrebbero riscoprirne la bellezza, recandosi sul posto e immaginandolo come era un tempo: fiero ed imponente.
Quel che rimane dell’antico ponte romano di Campofranco rappresenta non solo un patrimonio storico e culturale da preservare, ma anche un simbolo della resilienza e della forza dell'uomo di fronte alle avversità della natura, nonostante il tempo sembra aver avuto l’ultima parola in quest’ultimo caso.
Che sia stato costruito dagli antichi romani o dai popoli medievali che li seguirono, il suo leggendario passato rimane avvolto nel mistero, alimentando il fascino di chiunque si avventuri a esplorare queste antiche terre siciliane.
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