MISTERI E LEGGENDE
Il mito sul bel tempo in Sicilia: che c'entrano Proserpina e Plutone con il lago di Pergusa
Il clima è un grande alleato della Sicilia nel 99% delle volte. Chi arriva dal Nord se ne meraviglia e spesso ci chiede spiegazioni. Potete stupirli raccontando questa storia
Com'era il Lago di Pergusa (foto di Josi)
Preoccupazione perché già so che dovrò trovare delle valide ragioni le storture tipiche della nostra terra, a partire ra munnizza abbandonata ad ogni angolo a finire agli automobilisti impazziti che sembrano sconoscere le più elementari regole del codice della strada.
Ma per mia fortuna le "distrazioni" non mancano. Nel tempo ho sviluppato diverse tecniche per canciari riscurso, ma una delle mie preferite è trascinare l’ospite/i in pasticceria o rosticceria, che a panza china tutto pare più bello, ed allattariarimi chiedendo in quale luogo possono tastare cose tanto buone circondati da mare, opere d’ arte e mare tutti intoro a loro, e con questo clima poi…..
Clima che 9 volte su 10 mi è sempre d’aiuto, soprattutto quando i bergamaschi decidono di scendere a dicembre mettendo in valigia maglioni, cappotti e stivali, ma una volta giunti in terra sicula si rendono conto che erano più utili magghiettine e infradito.
In effetti il mito vuole che dobbiamo effettivamente ringraziare lui il suo essere malaminnitta per il clima che ci ritroviamo. Pare che un bel giorno di primavera, Plutone, stanco dell’ambientazione ghotic-dark degli inferi, decise di farisi na passiata sull’isola a forma di triangolo.
Tra un trallalero-trallalà, estasiato dai colori e profumi, giocando con api e farfalle, arrivò, senza rendersene conto, a Enna, sui monti Erei, dove ebbe un tuffo al cuore. Ma che ci dovevano fare gli uccellini, i ruscelletti, i ciura?
Ma si issero ad ammucciari! Lì sul lago di Pergusa, intenta a raccogliere fiori, c’era Proserpina, figlia della dea Cerere (madre terra), biedda, ma biedda, ma biedda che di più non si poteva! Sinuosa, provocante, ciaurusa di fimmina.
Dopo aver goduto a sufficienza di quella vista femminile, a Plutone ci scattiaru i 5 minuti e, prendendo esempio dal fratello maggiore Giove, la prese e la rapì, (ed ecco a voi il famoso ratto di Proserpina), portandola con se nell’Ade. Cerere, mischinazza, cominciò a cercare, disperata, la figlia in lungo e largo, “Proserpina unni si? Unne t’ innisti?”, ma nulla…nessuna risposta… .
Ma si sa, in terra di Sicilia, soprattutto al tempo degli Dei, anche il cielo ha occhi ed orecchie, per cui Elios, Dio del sole, che Dio di panza non era mai stato, pensò bene di scatafasciare tutto per filo e per segno a Cerere indicando, chiaramente, anche chi fosse il colpevole. Immaginate a Cecere!
Ni vuliva cento pi ravanzi, ma io u pigghiu e u lampio i prima a Plutone, ma come si permette, lui non sa chi sono io e tutte ste belle cose, ma alla fine capì che probabilmente era il caso di rivolgersi direttamente alla dirigenza, chiedendo quindi l’intercessione diretta di Giove, che, li per li, non fece granchè volevo proteggere il fratello rapitore di belle fanciulle!
Cerere allora, ormai cu nirbuso che avia acchianato in testa, essendo la madre terra, sfogò la sua ira sugli uomini, cari a Giove, colpendo la terra sicula con terribili carestie, siccità e pestilenze!
Giove fu preso dalla botta… sapeva bene quanto fosse pericoloso fare innervosire le Dee, aveva potuto fare notevole esperienza con la moglie Giunone, per cui decise che probabilmente la persona giusta per parlare con Plutone fosse Mercurio.
Lui, affabile, picciotto di cultura, che con le parole ci sapeva fare, era senza dubbio il Dio giusto per convincere Plutone a tornare sui suoi passi! Mercurio partì di gran lena per l’Ade per aiutare Proserpina, ma soprattutto avvisarla di non toccare cibo, conscio del fatto che se si fosse nutrita in quel luogo non sarebbe mai più potuta tornare indietro.
Ma Plutone, che anticchia crasticeddu e spertu c’era, aveva preparato una ricca e sontuosa tavola con tutto ciò che avrebbe potuto far cadere in tentazione. Proserpina, mischina, non aveva propriamente gana di pistiare, ma tra un pianto ed una supplica, un po' di pititto gli era smorcato e mangiò solo 6 chicchi di melagrana, simbolo per eccellenza dell’amore.
Quando Mercurio arrivò era ormai troppo tardi e nulla poteva fare per portare con se Proserpina.
Giove tuttavia ebbe pietà di quella bellissima fanciulla e del dolore madre, (o forse paura di quello che poteva combinare), e poiché Proserpina aveva mangiato solo sei chicchi di melagrana, in onore dell’ amore che ogni madre nutre per la propria figlia, decretò che, Proserpina, sarebbe potuta tornare nel mondo dei vivi e stare con la madre terra per 6 mesi, uno per ogni chicco che aveva consumato, mentre per i restanti 4 mesi sarebbe rimasta nell’ Ade.
Ecco perché qui da noi, in Sicilia, primavera ed estate durano così tanto al punto da poter dire di avere due sole stagioni.
Proserpina per 6 mesi è nel mondo dei vivi, con la madre terra Cerere che esprime la sua felicità donando abbondanza e clima temperato, per poi interromperli durante i tristi e bui 4 mesi in cui la figlia è costretta a tornare negli inferi.
E venti, pressioni e termoregolazioni su tutte minchiate!
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