FUTURI POSSIBILI
Il Liberty di Ernesto Basile, "icona urbana" dimenticata: Palermo, è ora di svegliarsi
Ernesto Basile, i suoi allievi, le loro architetture ed opere d'arte che sono poi le "nostre", meritano molto di più della miopia messa in campo fino a oggi
L'ingresso del Teatro Massimo di Palermo
Con un emendamento a firma della parlamentare regionale Marianna Caronia, è stata di fatto resa operativa l'acquisizione dell'area in cui si ergeva fino al 28 novembre 1959 villa Lanza-Deliella, prossima finalmente all’esproprio per pubblica utilità in direzione della futura costituzione del primo museo del Liberty europeo.
È questa, notizia di rilievo che prosegue nel solco del documento Effetto Basile con cui il 20 novembre 2018, il consiglio comunale di Palermo ha istituito la figura di Ernesto Basile quale nuova icona urbana.
Fin qui è la storia abbastanza nota e già più volte raccontata. Ma a che punto siamo pragmaticamente rispetto alla volontà di rendere tangibili i 14 punti del documento approvato nella sala Ducrot del grand hotel Piazza Borsa alla presenza del sindaco e dell'intero consiglio comunale?
Eppure, nonostante le istituzioni comunali non abbiano dato seguito a quanto deliberato con partecipazione, l'effetto Basile è già in moto senza sosta e non potrebbe essere altrimenti.
Alla presenza dello scomparso assessore Sebastiano Tusa, quel documento oggi ancora chiuso in un metaforico cassetto, ha costituito la base del rilancio basiliano attraverso il workshop internazionale del novembre 2019, ha riacceso il dibattito intorno la figura di capo scuola e protagonista del floreale italiano, costituisce ancora la promessa, in potenza, di quel rilancio non più rimandabile di una economia che a 360 gradi attinga a capitali pubblici e privati gravitanti proprio attorno al brand culturale del Liberty siciliano.
Come è noto infatti, la caratteristica più suggestiva dello stile Art Nouveau è la sua doppia identità culturale che associa indissolubilmente ad quel sentire europeo di rinascita floreale dilagante in tutta l’Europa belle époque, la tipizzazione di forme e materiali assolutamente radicati nella produzione artistica e artigianale del territorio in cui si manifesta, con la creazione di localismi artistici nel nome dell'opera d'arte integrale.
Le costruzioni floreali siciliane, fortunatamente ancora sopravvissute in larga parte, in tutto il territorio isolano da Favignana a Ispica, da Catania a Trapani, da Palermo a Canicattì, da Caltanissetta a Marsala, costituiscono uno tra i più preziosi Brand culturali di sviluppo turistico sostenibile del prossimo futuro.
Quei cromatismi brillanti e coinvolgenti, le forme dei ferri battuti sagomate con grande mestiere dalle botteghe artigianali nate in pieno eclettismo, il rapporto intenso con il paesaggio circostante, la natura didattica impressa a pianta e alzati dalla lezione di Basile agli allievi, connaturata alla bellezza dei luoghi in cui spesso le costruzioni sorgono (basti pensare a Villa Igiea o al cimitero di Santa Maria di Gesù, a Villa Manganelli a Catania o al mausoleo dei Mille a Calatafimi) sono presenti e bagnati dalla luce del sole quasi tutto l'anno soltanto in Sicilia.
Questo grande patrimonio culturale che ha già superato il secolo d'età, ha altresì bisogno di una campagna di restauro puntuale e metodica, non più rimandabile o la prossima generazione di siciliani ne potrà gustare la bellezza soltanto attraverso libri e fotografie.
Serve subito un piano Marshall di progetto e restauro, associato ad una indispensabile “legge speciale” e la nostra Regione ha titolo per farla, sulla tutela dei manufatti Eclettici e Liberty isolani, che sappia così coniugare alla tutela di uno dei tasselli identitari ancora troppo poco indagati della nostra modernità, un tipo di sviluppo economico che metta in moto quell’edilizia virtuosa scevra da alcun tipo o forma speculativa.
La politica può scegliere se cavalcare o meno questo fermento culturale che ormai dilaga tra i desiderata di studiosi e cittadini così come nell’immaginario turistico.
Può scegliere di agevolare questa condizione con il giusto slancio o lasciare che l’immobilismo prosegua ancora, ma non può più far finta di nulla e non osservare che il portato culturale della figura umanistica di questo siciliano illustre abbia già generato importanti traguardi che solo la mancanza di vision politica potrà ritardarne i positivi effetti di ricaduta economica.
Ernesto Basile, i suoi allievi, le loro architetture ed opere d'arte che sono poi le “nostre”, meritano molto di più della miopia messa in campo fino a oggi.
Serve una legge speciale di tutela e rilancio, non esiste altra strada percorribile. La politica finalmente, risponderà all'appello?
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