MISTERI E LEGGENDE
I nostri nonni ce la raccontavano all'orecchio: la bella storia di "Catarina e lu basilicò"
Le fiabe della tradizione sono state uno dei pilastri della nostra infanzia, risuonavano dalle labbra dei nonni. Oggi riscoprirle è uno modo per sentirsi attaccati alla Sicilia
Un'illustrazone a tema Sicilia di Alice Valenti (foto Facebook)
Catarina era una sartina che aveva l'abitudine di cucire seduta sul balcone di casa, sul quale spiccava una bella e florida pianta di basilico.
Ogni giorno passava a cavallo il re del territorio e la stuzzicava, dicendole: «Catarina cu ntintirintò, cunta quantu pampini ci sunnu nà tà rasta ri basilicò!». (Caterina con il marranzano - versi onomatopeici riconducibili allo strumento musicale - conta quante foglie esistono su questa pianta di basilico).
Ma Catarina aveva un bel caratterino e non si lasciava intimidire, per cui sistematicamente gli rispondeva per le rime: «E tu, re ncurunatu, cunta quantu stiddi hai nnò tò stiddatu!». (E tu re incoronato, conta quante sono le stelle del tuo stellato - riferite ai suoi possedimenti feudali).
Il re si cucieva comu na pira cuotta (si cuoceva come una pera cotta) ed allora decise di tenderle un tranello: la chiese in sposa con l'intenzione di ucciderla dopo il matrimonio, perché proprio non la sopportava (femminicidio d'altri tempi, ed il re l'avrebbe sicuramente passata liscia).
Il re s'avventò come una furia sul letto e chiantò (affondò) il coltello sulla...pupa ri zuccaro! A quel punto Catarina uscì dal nascondiglio e gli esclamò: «E chista è la pupa ri zuccaru e meli e nnà manciamu maritu e mugghieri!». (Questa è la pupa di zucchero e miele e la mangiamo marito e moglie!). Infine il re si calò la cresta. Catarina l'ebbe vinta con la furbizia e la dolcezza di una pupa ri zuccaru usata in modo inconsueto ma azzeccato. Brava Catarina!.
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