STORIE
I libri e il teatro l'hanno portata in giro per l'Italia: ora Valeria Patera ha scelto Palermo (e la Kalsa)
L'incontro con il capoluogo siciliano è stato fatale per Valeria che, dal 2018, dopo una serie di occasioni di lavoro, ha deciso di stabilirsi definitivamente in Sicilia
L'artista Valeria Patera
«Sembra assurdo da dire ma la circostanza del lockdown mi ha dato l'opportunità di fermarmi a Palermo scegliendola come casa definitiva, per adesso, dopo circa trent'anni vissuti a Roma. Ero stata qualche anno prima a Palermo in occasione di alcuni progetti e sono stata da subito molto ben accolta e coinvolta in tante attività culturali, in collaborazione con l’Università ma anche con altre istituzioni locali; tutte iniziative che si sarebbero dovute svolgere proprio nei mesi di piena pandemia e che dunque sono saltate.
Abitavo già in questa casa dai tetti alti e dalla quale posso, perché la abito ancora, vedere il mare e raggiungerlo in pochi minuti. E poi, per me che ho sempre viaggiato molto, essere in un posto che non conoscevo bene è stato come viaggiare stando fermi. Insomma dico sempre che mi sono trovata nel posto giusto al momento giusto».
Non ha dubbi Valeria sul fatto che, al di là delle difficoltà del momento storico - che hanno stravolto le vite di tutti - con le giuste attenzioni legate sempre al contenimento della pandemia, la città sia in pieno fermento culturale, almeno in certi ambiti. La Sicilia poi, ha riscontrato, è una terra dove il seme che si getta oggi si raccoglie in frutto ben presto.
«Ho frequentato anche in passato quest'Isola e infatti le esperienze dei miei incontri, fatti ad esempio a Sambuca o a Cefalù, sono stati poi fonti d’ispirazione per molti dei miei racconti che in queste settimane sono già stati pubblicati, come il mio "Vita Minima in Luce" contenuto dentro il volume "Aspettavamo fiducioso la primavera", edito da Flaccovio editore».
Nei mesi in cui non ha potuto viaggiare ha comunque lavorato molto, tra scritti, appunto, ma anche progetti di podcast, che verranno diffusi a breve, e collaborazioni teatrali.
«Mi sono specializzata nel format dei podcast e ne ho già pronti due; uno si intitola "Conversazioni in Sicilia" e l’'ltro "Intrepidi". Credo che lo scambio culturale e gli incontri con persone che hanno qualcosa da condividere siano i migliori antidoti per metabolizzare questi mesi durissimi. E la città, e soprattutto il quartiere Kalsa, sono un’ottimo stimolo per il mio lavoro.
Qui ho trovato un nuovo mondo, molto affascinante, e per questo sono molto felice e grata alla vita. Questa città, ma la Sicilia in generale, godono di una bellezza inconfutabile; duole vedere che, troppo spesso, viene maltrattata ed è per questo, ad esempio, che mi impegno proprio qui nel quartiere in cui vivo, a divulgare messaggi, con semplici azioni, che coinvolgano soprattutto i più piccoli nella cura e nella tutela del quartiere stesso. E devo dire che, piano piano, le cose stanno cambiando.
Il contrasto, poi, che qui si respira moltissimo è unico: da un lato trovi le famiglie e i palazzi nobiliari, dall'altro la gente della borgata, entrambe preziose alla stessa maniera. Qui si crea un circolo virtuoso, per quanto mi riguarda, che nutre la vita quotidiana e quella professionale.
Al momento sto lavorando anche a due progetti teatrali; uno coinvolgerà Ernesto Tomasini, in un monologo scritto sulle sue corde, dal titolo “Il bianco e il rosso”, dove interpreterà Elisabetta I d’Inghilterra. Un altro progetto, invece, vedrà in scena l'attrice Italia Carroccio con un monologo sul tema dell’abuso sessuale dal titolo “Api e lievito”.
Insomma in questi mesi non mi sono certo fermata, anzi; ho proseguito le mie collaborazioni anche con le testate con le quali collaboro e oggi sono pronta a ripartire con molto più entusiasmo di prima. È stato un anno difficile per tutti, e il mio settore in particolare ne ha risentito parecchio.
Qui ho messo le mie nuove radici, grazie anche alle tante amicizie che, sia in ambito privato, penso ai miei vicini i principi Lanza Tomasi, sia in ambito lavorativo mi offrono continui stimoli e spunti.
Ho scoperto il valore del sentirsi contenuti dentro un confine che un'isola, di per sé, ha. Per tutti ormai sono "la fimmina del continente" e io sorrido ogni volta che lo dicono; mi sento a casa a Palermo e adesso che comincio a viaggiare, di nuovo, per lavoro sento già la nostalgia di questo luogo e il bisogno di ritornarci il prima possibile».
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