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Ha un nome curioso, la sua ricetta è (quasi) sconosciuta: come si fa la polenta siciliana

Il suo nome è molto particolare e quasi non invoglia a mangiarla, anche se era una forma di sostentamento, ma questo non è l'unico motivo per cui veniva preparata

Balarm
La redazione
  • 10 settembre 2024

Il Caturro o Cuturro (foto dal web)

Forse non sai che anche la Sicilia ha la sua polenta. Una tradizione culinaria di Scicli che rapprensenta anche un pezzo di storia del nostro territorio. Ebbene sì, non si tratta di una esclusiva del Nord Italia, anche qui si prepara un piatto dalla storia innnegabilmente affascinante.

Il suo nome è molto particolare e quasi non invoglia a mangiarlo, anche se il caturro (o cuturro) era una forma di sostentamento, ma questo non è l'unico motivo per cui veniva preparata.

Alla fine dell’Ottocento, infatti, era un modo per sfuggire alla tassa sul macinato imposta dal Regno d’Italia. Chi non poteva permettersi la tassa, macinava in casa.

Questo piatto della tradizione è quasi sconosciuto anche nei suoi luoghi d’origine. Al di fuori dei confini di Sicilia è noto solo a qualche studioso.

Se vi volete avventurare nella sua preparazione l’ingrediente principale è il grano triturato grossolanamente, la ricetta originale riporta addirittura che era macinato tra due pietre (laviche), e cotto proprio come una polenta.

Ovviamente si tratta di una preparazione della cucina povera, ma risulta un piatto unico molto saporito: un piatto semplice, genuino ma completo di tutti i nutrienti necessari al sostentamento di tutta la famiglia.

Il grano duro, frantumato e macinato, si versa lentamente e a pioggia in acqua bollente e salata. Via via poi si mescola lentamente, con un cucchiaio di legno, per evitare grumi.

Per mezzo chilo di frumento, ci vogliono circa tre litri d’acqua. Alla fine della cottura, versatelo nei piatti e conditelo con ingredienti, come olio d’oliva, legumi, verdure o ricotta.

Si può anche consumare freddo o fritto in padella, con un po’ di olio.

Buona polenta a tutti.
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