ITINERARI E LUOGHI
Ha grotte vaporose e una vista pazzesca: in Sicilia c'è un monte che ti svela tesori unici
Si parte dall'eremo e si arriva alle sue "stufe naturali". Un viaggio in uno dei luoghi più incantevoli e strepitosi della nostra Isola che devi assolutamente conoscere
Il panorama visto dal Monte Kronio
Tra castelli incantati, spiagge mozzafiato e terme (abbandonate), la “cadenza ritmata” del turismo saccense prende forma con una struttura tutta da scoprire. Questa affermazione può e deve incuriosire chiunque, anche i meno volenterosi. Lassù, alzando lo sguardo al cielo, il Monte Kronio (San Calogero) nasconde tesori inediti e [...].
Durante l’ “acchianata” sorgono spontanei dubbi e affermazioni (da valutare). Chi era San Calogero? Eremita, visse per 35 anni - fino alla morte - a Sciacca. Curava gli ammalati. Dietro al suo nome e operato, fatto di miracoli, sono stati posti all’attenzione leggende e verità (alcune post-morte), a partire dalla costruzione di alcune cellette dette “eremo”.
In attesa di entrare e visitare l’eremo, poniamo l’accento sulle origini. Un tempo, molto lontano, una piccola chiesetta rappresentava il punto d’incontro degli ammalati e pellegrini. Raggiunta la piccola struttura traevano giovamento dai vapori (caratteristica da ricordare successivamente) presenti.
Nel 1530 - grazie al vescovo Mariano Manno - ebbe inizio la costruzione dell’edificio religioso (di rilievo fu la partecipazione collettiva dei fedeli con le contribuzioni). L’opera venne portata avanti dal priore di San Calogero, Don Gregorio Gallitano. Finalmente, nel 1644, il canonico Gaspare Blanco inaugurò la struttura. A distanza di alcuni secoli, fieri e indomiti, rendiamo omaggio a un personaggio illustre.
Di grande rilievo è la statua di San Calogero. Fu commissionata nel 1535 dal cappellano Antonio Bruno ad Antonio Gagini di Palermo. Dopo la morte di quest’ultimo venne consegnata nel 1538 dal figlio Giacomo. Rispetto al contratto stipulato mancava la figura dell’arciere. Invece il santo è raffigurato con abito da eremita. In mano tiene la Bibbia e la cerva, fonte di sostentamento (latte) di cui si nutriva il santo fedele.
Sottostante alla struttura si trova la grotta. Secondo la tradizione, era stata utilizzata dall’eremita per riposarsi. Era possibile accedere per mezzo di una buca larga un metro e mezzo, in grado di far passare solo un uomo carponi. Improvvisamente, la religione cristiana e quella ortodossa trovano un punto d’incontro (San Calogero era venerato da entrambe le religioni come eremita taumaturgo).
Siamo colpiti da un’aura benedetta. Due passi ancora e… ritorniamo con i piedi per terra o meglio ancora, sulla terra. In attesa di nuove prospettive! La splendida collocazione dimostra ancora una volta l’eccezionale rapporto panorama/ambiente. Il litorale mediterraneo non conosce ostacoli. Esso trova spazio in lunghezza e da Menfi, continua imperterrito su tutta la provincia agrigentina.
I colori della natura esagerano, fin troppo. Ampi spazi verdi contrastano la limpidezza del mare. L’intervento umano ha contaminato (purtroppo) macchie territoriali. Chissà nel 530 circa, quando San Calogero giunse in città, quali emozioni provò a osservare il “mondo” saccense da quell’altezza. Gli ultimi istanti sono accompagnati dal miagolio di uno, due… gatti. Trovano riparo a 400 s.l.m., lontani da tutto!
L’eremo è il primo passo di una zona, quella di Monte Kronio, ricca di tesori da vivere almeno una volta nella vita. L’area forestale è il preludio a uno scenario incantevole. Dopo l’eremo, le grotte aprono a nuove frontiere da toccare con mano e raccontare.
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