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Ha avuto tanti nomi quante sono le sue leggende: Barrafranca, la Sicilia quella sconosciuta
Di miti e leggende la Sicilia è piena, così come di storie avvincenti come quella che vi raccontiamo. L'abitato si trova al centro dell'Isola a pochi chilometri da Enna
Una foto storica di Barrafranca, in fondo la Chiesa Madre
Probabilmente risale all'antica Hibla Heraia – Galeota o Galatina – poi è stata romanizzata con il nome di Callonania, in epoca normanna si chiamò Convicino e nel 1330 divenne feudo della famiglia Barresi. Intorno al 1529, Convicino assunse il nome attuale: Barrafranca.
Barrafranca è un comune della provincia di Enna. Sorge su un territorio collinare, nel centro sud siciliano e confina con Pietraperzia, Piazza Armerina e Mazzarino. Attorno all'origine del suo nome ruotano diverse ipotesi. Infatti, secondo alcuni il nome Barrafranca deriverebbe da Francesco Barresi che, nel XIII secolo, fece realizzare le prime case del comune. Secondo altri, invece, da "barriera franca" e quindi in parte (Barra) dal nome del suo fondatore, Matteo Barresi, e in parte (franca) dal fatto che questa città fu, per i nuovi abitanti, qui arrivati, esonerata dal pagamento dei tributi fiscali.
Un'antica testimonianza dell'esistenza di questa chiesa è conservata presso il Palazzo Butera di Palermo e raffigura su tela com'era Barrafranca nel Settecento. Probabilmente era di origine bizantina e nel 1575 vi si seppellivano i morti.
La chiesa fu riportata col nome di "Santa Maria del Soccorso", ma era conosciuta dai barresi come "U Cappidduni", sita in Piazza Monastero, l’attuale Piazza Fratelli Messina. Il nome "U Cappidduni" derivava dalla forma strana che assunse il campanile in seguito ad un rifacimento. All'interno del campanile si nascondevano uccelli rapaci notturni. Con riferimento a questo fatto, è rimasto nella memoria dei più anziani il detto "Sì cchiù vecchia da pigula du Cappidduni", proprio ad indicare l'antichità del campanile, rifugio dei rapaci.
Parzialmente distrutta dal terremoto del 1693, in un atto comunale del 1824 risulta che la chiesa nel 1727 versava già in uno stato di degrado. Venne poi ricostruita solo parzialmente e fu destinata – per decreto reale – ad ospedale dei poveri e poi fu chiusa al culto nel 1765. Nel 1933 il podestà Mattina ne decideva la demolizione, ma alcuni resti rimasero in vita fino al secondo conflitto mondiale, che, con i bombardamenti del ‘43, ne decretarono la definitiva scomparsa.
Le leggende su Barrafranca sono parecchie, alcune delle quali legate al vicino Monte Navone, come ad esempio si narra di un misteriosissimo tesoro, chiamato "dei sette re", custodito dagli spiriti e conservato in una grotte in cima al monte. Ma la leggenda più famosa è quella che narra di una fiera fantasma che ogni anno prenderebbe vita dal nulla. A Barrafranca, infatti, si racconta che quando la Madonna Annunziata si celebra di lunedì a Monte Navone “si fa festa” e proprio dalla
grotta del tesoro dei sette re si possono sentire urla e lamenti.
Un'altra leggenda è quella legata a Maria SS della Stella, co-patrona di Barrafranca che si festeggia l'8 settembre. In realtà, attorno alla tela di Maria SS della Stella ve ne sono diverse, una di queste narra che un giorno arrivò al paese un pittore stanco e con le vesti strappate che chiedeva ai passanti se avessero bisogno di un quadro, ma tutti lo respingevano. Dopo aver girovagato a lungo si sedette a chiacchierare con una donna, che gli ordinò un quadro di Maria SS della Stella a patto di pagarlo soltanto con vitto e alloggio.
Il pittore fu ospitato in una stanzetta dalla quale non uscì mai. Da dietro la porta la signora continuava a porgere i viveri, anche se nessuno rispondeva dall'interno. Un giorno la donna decise di entrare e, con grande stupore, scoprì all’interno tutti i cibi che aveva offerto ancora intatti e, nella parete di fronte, il dipinto della Madonna, ma nessuna traccia del pittore. L'anziana signora si avvicinò all’opera e notò la somiglianza del volto del pittore con quello di Sant'Alessandro e corse fuori gridando al miracolo.
Secondo un'altra leggenda un pescatore vicino Gela passeggiava sulla spiaggia quando trovò la tela arrotolata e decise di raccoglierla, nasconderla e andare via. Si fece notte e nel frattempo il pescatore era giunto vicino Barrafranca e decise di cercare rifugio. Gli abitanti del luogo, abbastanza curiosi, appena videro quell'immagine così dolce dipinta su quella tela, se ne impossessarono portandola nella chiesa di Sant'Alessandro e venerandola con grande solennità.
Altra breve leggenda vuole che la tela miracolosa fosse stata fortuitamente trovata in una grotta dietro la chiesa di Sant’Alessandro e vicino al quadro furono trovate delle candele misteriosamente ancora accese. La tela originale purtroppo non esiste più, perché è stata trafugata nel 1977 assieme agli ori che la ricoprivano e di essa rimase solo la cornice seicentesca, dipinta di oro e azzurro.
L'anno successivo si decise di bandire un concorso per realizzare una nuova tela, che venne realizzata così dal pittore barrese Gaetano Vicari. Oggi è conservata all’interno della Chiesa di Maria SS della Stella, la chiesa più antica del paese un tempo dedicata a Sant'Alessandro. La festa di Maria SS della Stella si celebra l'8 settembre ed è molto seguita dai barresi, tanto da richiamare il ritorno degli emigrati da varie parti del mondo e di solito si organizzano festeggiamenti che durano circa quindici giorni.
Si può raggiungere Barrafranca in auto da Palermo-Catania: dall'autostrada A19 prendere l'uscita per Caltanissetta, scorrimento veloce Caltanissetta-Gela, uscita Ponte Capodarso, direzione Barrafranca.
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