AMBIENTE
Ha ancora i segni del Sacco di Palermo: le cose dette (e mai fatte) sul Fiume Oreto
Come sta (davvero) il fiume? Le sue acque continuano a soffrire. Tanti i proclami fatti in questi anni ma pochi, anzi meno, i fatti. Un focus sullo stato attuale
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Il fiume Oreto (foto del FAI)
Lo stato di salute del fiume Oreto continua ad essere uno degli argomenti più dibattuti dagli ambientalisti palermitani, in particolare da quando il noto youtuber e documentarista Igor D’India ha pubblicato (ormai più di un decennio fa) un video in cui mostrava gli elevati livelli di inquinamento delle sue acque, affermando di volersi impegnare per dar voce a coloro che volevano difendere il fiume.
Nel corso del 2021, l'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente (ARPA) ha invece condotto un monitoraggio sulla qualità dei fiumi siciliani, tra cui il fiume Oreto. I dati forniti da questo monitoraggio hanno sottolineato la necessità di svolgere degli interventi mirati per migliorare la qualità delle acque dei fiumi siciliani, con l’Oreto che risultava fra i fiumi in maggior pericolo.
Dopo che sono passati alcuni anni, tuttavia, tra cumuli d’immondizia, sacchetti galleggianti, rifiuti pericolosi, animali morti, vetture abbandonate e oggetti che risalgono persino al periodo del Sacco di Palermo, la valle dell’Oreto continua a soffrire, sebbene il fiume sia arrivato di fatto secondo alla competizione “Luoghi del cuore” del FAI del 2018 (vincendo così 65.000 euro di finanziamenti) e alcune delle sue aree mantengano un elevato valore naturalistico e ambientale, ospitando specie animali e vegetali dall’importante ruolo ecologico.
Durante questa giornata gli escursionisti hanno così visitato alcune delle aree più importanti e sofferenti del fiume, tra cui il torrente della Monara e il Villagio Santa Rosalia, dove è possibile trovare alcune discariche al cielo aperto.
Ad accompagnare l’associazione c’era anche una troupe della Rai, che oltre a raccogliere le opinioni degli ambientalisti per un servizio trasmesso sul TGR di Rai 3 ha ripreso anche diversi cumuli d’immondizia e il cattivo stato di salute dei sentieri che seguono il percorso del fiume.
Ciò ha ovviamente permesso a chi non è di Palermo di conoscere meglio lo stato di degrado della Valle dell’Oreto, che un tempo risultava il confine orientale del capoluogo e la sua linea di demarcazione principale con i comuni confinanti di Monreale e di Altofonte.
Non che le amministrazioni comunali siano sorde al desiderio di cambiamento manifestato dagli attivisti. Il Forum per il Contratto di fiume e di costa dell’Oreto è difatti in costante contatto con le amministrazioni e i sindaci dei tre Comuni, in attesa che i fondi PO- FESR da 5,6 milioni di euro - utili per il recupero dell’intero alveo fluviale - vengano finalmente stanziati.
Tra le specie presenti lungo la valle dell’Oreto possiamo ricordare la Carex panormitana, un’importante specie botanica, la Centaurea macroacantha e la popolazione più occidentale al mondo di Platanus orientalis, oltre agli Aironi, alle Garzette e alle Gallinelle d’acqua.
Nel corso del 2021, l'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente (ARPA) ha invece condotto un monitoraggio sulla qualità dei fiumi siciliani, tra cui il fiume Oreto. I dati forniti da questo monitoraggio hanno sottolineato la necessità di svolgere degli interventi mirati per migliorare la qualità delle acque dei fiumi siciliani, con l’Oreto che risultava fra i fiumi in maggior pericolo.
Dopo che sono passati alcuni anni, tuttavia, tra cumuli d’immondizia, sacchetti galleggianti, rifiuti pericolosi, animali morti, vetture abbandonate e oggetti che risalgono persino al periodo del Sacco di Palermo, la valle dell’Oreto continua a soffrire, sebbene il fiume sia arrivato di fatto secondo alla competizione “Luoghi del cuore” del FAI del 2018 (vincendo così 65.000 euro di finanziamenti) e alcune delle sue aree mantengano un elevato valore naturalistico e ambientale, ospitando specie animali e vegetali dall’importante ruolo ecologico.
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Proprio per sostenere il recupero del fiume e le varie iniziative che stanno cercando di riportarlo alla sua naturalità, lo scorso 2 febbraio Legambiente – in collaborazione con il Forum per il Contratto di fiume e di costa dell’Oreto, il WWF, la Lipu e il Comitato Pioppo Comune - ha svolto differenti escursioni presso l’Oreto per la Giornata internazionale delle zone umide, istituita per celebrare la Convenzione Ramsar.Durante questa giornata gli escursionisti hanno così visitato alcune delle aree più importanti e sofferenti del fiume, tra cui il torrente della Monara e il Villagio Santa Rosalia, dove è possibile trovare alcune discariche al cielo aperto.
Ad accompagnare l’associazione c’era anche una troupe della Rai, che oltre a raccogliere le opinioni degli ambientalisti per un servizio trasmesso sul TGR di Rai 3 ha ripreso anche diversi cumuli d’immondizia e il cattivo stato di salute dei sentieri che seguono il percorso del fiume.
Ciò ha ovviamente permesso a chi non è di Palermo di conoscere meglio lo stato di degrado della Valle dell’Oreto, che un tempo risultava il confine orientale del capoluogo e la sua linea di demarcazione principale con i comuni confinanti di Monreale e di Altofonte.
Non che le amministrazioni comunali siano sorde al desiderio di cambiamento manifestato dagli attivisti. Il Forum per il Contratto di fiume e di costa dell’Oreto è difatti in costante contatto con le amministrazioni e i sindaci dei tre Comuni, in attesa che i fondi PO- FESR da 5,6 milioni di euro - utili per il recupero dell’intero alveo fluviale - vengano finalmente stanziati.
Tra le specie presenti lungo la valle dell’Oreto possiamo ricordare la Carex panormitana, un’importante specie botanica, la Centaurea macroacantha e la popolazione più occidentale al mondo di Platanus orientalis, oltre agli Aironi, alle Garzette e alle Gallinelle d’acqua.
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