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Ha almeno tre nomi ma per tutti è "u Castiddazzu": l'antico maniero dimenticato

La sua posizione consentiva un’ampia visione sulla vallata del fiume Gela e oggi è accessibile solo da un lato per mezzo di una ripida via di accesso, difficile da attraversare

Roberta Barba
Storico dell'arte
  • 2 ottobre 2021

I ruderi del Castello di Garsiliato (foto di Erminio Gattuso)

In Sicilia esistono circa 200 castelli medievali, ognuno dei quali ha un’incredibile storia e tante leggende. Alcuni sono ancora integri, di altri non vi è null’altro che resti. Alcuni sono imponenti, altri quasi dimenticati dal tempo che scorre inesorabile.

Proprio al centro dell'isola su un'altura di circa 418 metri si erge il Castello di Garsiliato risalente al XII secolo e dai molteplici nomi: di Grassuliato da Simone de Garsiliat, nome poi modificato in Grassuliato, grazie al quale vengono riedificati borgo e castello o di Salomone, dal nome della contrada in cui si erge a pochi chilometri da Mazzarino o come lo chiamano comunemente gli abitanti di quei luoghi Castiddazzu, un termine quasi dispregiativo per indicarne il suo attuale stato di totale abbandono.

Attenzione, nonostante ricada nel territorio di Mazzarino non va confuso con l'omonimo castello.

La sua posizione consentiva un’ampia visione sulla vallata del fiume Gela e oggi è accessibile solo da un lato per mezzo di una ripida via di accesso difficile da attraversare. Allo stato attuale risulta complesso ricostruirne l’imponenza, poiché i resti non costituiscono un insieme unitario, ma piuttosto frammentario.
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Di fatto rimangono solo pochi elementi architettonici, tra questi il più rilevante è una mensola angolare sulla quale scaricavano le volte. È probabile che il maniero medievale avesse delle mura merlate abbastanza robuste con porte e finestre a sesto acuto e volte a crociera; aveva anche ampi saloni, vaste cisterne e sicuramente un sotterraneo che lo metteva in comunicazione con la valle sottostante.

È stata sicuramente la morfologia del luogo a condizionare la costruzione del castello, la cui struttura si adatta sulla roccia gessosa e ne segue i livelli. In quei luoghi vi passarono i Romani, i Bizantini, i Saraceni e, nell’XI secolo, i Normanni, che dopo aver sconfitto i Saraceni, ripristinarono il castello e costruirono una chiesa della quale oggi rimangono soltanto resti. Infatti, le prime notizie storiche del luogo riportano che nel 1091, in un elenco di donazioni alla chiesa di Santa Maria della Valle di Giosafat, risultasse il nome di Salomon de Garsiliat, che ripristinò un piccolo borgo e il castello.

Il maniero ha perso la sua funzione strategica quando venne edificato il vicino abitato di Mazzarino dove vi si trasferirono poco per volta gli abitanti di Garsiliato, spopolando così la contea. Questo repentino abbandono, risalente al XVI secolo, non ha favorito la sua conservazione.

Oggi il castello non è visitabile, poiché posto su una rupe scoscesa e inaccessibile, ma la sua posizione strategica, dalla quale vi è un’incredibile vista su una serie di valli che vanno dalla piana di Gela fino ai territori di Enna e Caltanissetta, ne fa sicuramente un luogo unico.

Anche se abbandonato, quasi dimenticato, sublime, il suo aspetto appare comunque imponente. Impossibile non scattare qualche fotografia una volta giunti ai piedi del maniero.
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