SPORT
Ha 104 anni ma gioca ancora: la (gloriosa) storia di una baàriota che non invecchia mai
La storia del Bagheria Calcio ha qualcosa di familiare, quasi uno spirito patriottico, inteso come legame alle proprie origini. Qui la prima squadra fu fondata nel 1919
La squadra della Juve Bagheria della stagione 1983/84 (foto di Fedele Pagano - Facebook)
Ovviamente tra prendere a calci la palla e concepirlo come sport, con annessi e connessi di squadre e organizzazioni in team, ce ne passa... Qualche tempo fa, anticipandovi i lavori previsti ed effettivamente avviati all’interno dello stadio di Bagheria, vi feci cenno anche al glorioso club calcistico della Città delle ville.
Qui infatti la prima squadra di calcio fu fondata nel 1919 e le fu attribuito il nome di Pro Bagheria. Perchè mai, vi chiederete.
Beh perchè i baarioti hanno sempre ambito ad essere se non migliori, per lo meno al pari di chi si trova ad un certo livello.
E siccome qualche anno prima della guerra del ‘15/’18 c’era una squadra, la Pro Vercelli per l’appunto, che aveva vinto ben 5 scudetti e rappresentava una cittadina simile a Bagheria per numero di abitanti, poco più di 20.000, economia, sviluppo industriale ed edilizio, le fu "rubato" il Pro.
In origine ovviamente il gioco del calcio era uno strumento quasi "consolatorio" per gli orfani di guerra e per i giovani ricoverati al Boccone del Povero, quindi per lo più rivolto a coloro che frequentavano le ultime classi della scuola elementare e gli alunni della scuola media.
I primi anni del Pro Bagheria furono comprensibilmente altalenanti fino alla sua affermazione a partire dal 1924, con nuova pausa e radiazione per non essersi iscritti al campionato regionale durante la seconda guerra mondiale, chè erano altre le priorità del momento.
In linea di massima tutta la storia del calcio baarioto fino ai giorni nostri è stata caratterizzata più o meno dalle stesse problematiche: amministrazioni comunali disinteressate e campi sportivi inesistenti o comunque carenti.
Ora il vento sembra cambiato ma di tempo ce ne vuole, quindi staremo a vedere.
È un dato di fatto che i primi spazi in cui si giocava fossero un campo proprio sotto la linea ferroviaria e poi vicino la Sicilcalce, quindi sempre nella stessa zona a confine tra Bagheria e Aspra.
Intorno al 1926 si giocava anche al piano Stenditore di Aspra e più semplicemente, quando la squadra iniziò ad aver una dirigenza, nei vari terreni dei presidenti, così uno dopo l’altro e in base ai periodi delle coltivazioni che lì erano ospitate.
Pian piano i giocatori, tutti bagheresi doc, iniziarono ad essere figli di famiglie agiate, per lo più studenti, che non praticavano solo il calcio, ma anche altri sport come l’atletica.
Tra questi i D’Alessandro, comproprietari di Villa Palagonia, e Francesco Aiello, fratello del rettore Tommaso Aiello, solo per citare le primissime formazioni di ragazzi che lentamente iniziarono a distinguersi per le spiccate doti calcistiche che non sempre, anzi quasi mai, rendevano felici le loro famiglie, che attribuivano a questo sport la più negativa delle accezioni di "gioco".
In compenso ad attirare i tifosi, in quei campi non recintati in cui chiunque poteva accedere, era la terminologia calcistica, tutta inglese - e immaginate la pronuncia - che li incuriosiva. Chiaramente ciò poteva causare anche invasioni di campo per andare a “dirne” quattro all’arbitro o agli stessi giocatori...e lì partiva la “sciarra”.
Come quella volta che, nel 1947, durante una partita tra il Pro Bagheria e il Porticello, disputata nel cortile della scuola Cirincione, finì a legnati e persino le donne presenti, con sedie portate da casa, fecero la loro parte usando le sedute per proteggersi e defilarsi o, all’occorrenza, darne qualche colpo.
Insomma dalle sciarre ai campi maltenuti, alle volte sembra che in fondo il calcio non abbia vissuto tutta questa evoluzione nel corso dei secoli.
Del resto episodi come questo col Porticello se ne ricordano sia prima che dopo gli anni ‘40, e in diversi casi il Pro Bagheria fu pure multato. E poi va detto che il Bagheria ce l’aveva già con quella squadra da quando, ben 10 anni prima, nel 1937, si era vista soffiare la Coppa di Sicilia per un punto e soprattutto per un ricorso fatto dai porticellesi che valse loro la vittoria.
Nel frattempo il Pro Bagheria gioca amichevoli e partecipa anche a dei campionati con nomi alternativi come “Itala” e passando dall’essere la squadra azzurra, poi verdeazzurra, e infine neroazzurra.
Contestualmente accresce la visione mondana del calcio e così si assiste tra gli spalti alla presenza di un numero sempre crescente di tifosi, tra i quali non solo sono in aumento le figure femminili, ma anche politici e nobili.
Eravamo già negli anni Trenta e i dirigenti iniziarono ad ingaggiare anche qualche palermitano per giocare nel campo Angiò, il primo stadio che si sia visto a Bagheria, se così è possibile definirlo, e dove fu introdotta una tribuna di circa 200 posti.
Questo fu il campo “ufficiale” fino a quando nel 1952 fu inaugurato l’attuale stadio Roccaforte, con una sfortunata partita nella quale il Bagheria perse contro il Ciullo d’Alcamo. Il nuovo campo fu finanziato dalla Regione e costò ben 50 milioni, peccato che l’amministrazione comunale dell’epoca non avesse previsto la presenza di un custode.
Uno degli aneddoti, o meglio fattacci, che riguarda la storia della nostra squadra di calcio e che merita di essere raccontato, gli costò addirittura 2.000 lire di multa durante una partita con la Leone.
Non riuscendo proprio a “sopravvivere” e avendo già subito 5 reti, i giocatori del Bagheria inscenarono uno spettacolo che non gli salvò l’onore ma di sicuro creò un divertente precedente: iniziarono ad “arroccare” i palloni nei giardini intorno al campo fino a quando finirono e l’arbitro dovette sospendere, per poi costringere tutti a restare in campo fino alla conclusione dei 45 minuti regolamentari.
La squadra del Bagheria, tra importanti successi e cocenti sconfitte, ebbe due vittime, purtroppo mai ricordate a dovere, nonostante in passato si parlasse di intitolargli lo stadio: Attilio Girgenti e Giovanni Mineo.
Il primo, portiere, a metà degli anni '20 fu colpito al petto da una pallonata che, pochi anni dopo, fu la causa della sua morte. Il secondo, circa dieci anni dopo, nel suo ruolo di difensore durante una partita contro la squadra palermitana dell’Arenella, fu colpito alla testa da una pallonata e morì dieci giorni dopo l’incidente.
Riassumere 104 anni di storia del Bagheria Calcio non è impresa da poco.
Potrei citarvi dei personaggi che molti di voi ricorderanno, come Leonardo Trieste che negli anni ‘80 era il massaggiatore della squadra, oltre che il barbiere di mio nonno e di quello di molti di voi.
E ancora, il compianto Giuseppe Tarantino, recentemente scomparso, nato a Porticello, è stato uno dei pilastri della Juve Bagheria, dove ha rivestito anche il ruolo di capitano negli anni '80.
Oppure andando un pò indietro, gli appassionati veri sapranno che negli anni '50 il Bagheria ha avuto come allenatore un ex giocatore del Milan e allenatore del Palermo, l’ungherese Jozsef Banas, detto Giuseppe per evidenti ragioni di pronuncia, e grazie al quale la squadra venne promossa in IV serie.
Nel tempo di soddisfazioni ne sono arrivate, ad esempio la squadra ha militato per ben cinque anni in Prima Categoria Sicilia; promossa in Serie D nel 1968 dove ha militato per altri sei anni consecutivi; alla fine degli anni '80 ha fatto sognare tutti sfiorando la serie C2, salvo tra una cosa e l’altra registrare retrocessioni e qualche fallimento della società.
Dall’estate 2022 è iniziata la più recente pagina dell’A.S.D. Bagheria Calcio. Sono subentrati a capo della società il duo Domenico Gallina e Aurelio Marino, imprenditori palermitani che hanno un’esperienza calcistica di lungo corso.
Gallina si è occupato persino di selezionare giovani talenti al Palermo, volete che non ne sappia trovare qualcuno bravo per il Bagheria?!
Proprio sui giovani baarioti stanno provando a puntare, infatti in una sola stagione sono già arrivati al campionato di Promozione Sicilia nel girone A, e ambiscono a rilanciare il titolo della squadra neroazzurra verso i massimi campionati regionali.
Condizione essenziale per la crescita della squadra, sotto ogni punto di vista, in un progetto che possa essere solido e a lungo termine, è la presenza di un impianto sportivo fruibile.
Al Bagheria Calcio manca "solo" lo stadio infatti, perchè certi problemi, più ancora di certi amori, fanno dei giri immensi e poi ritornano. Vero è che dagli anni ‘90 finalmente con l’attuale amministrazione comunale guidata dal sindaco Filippo Tripoli qualcosa si è mossa, ma siamo ancora agli albori di un progetto molto grande.
Poco meno di 5.000.000 di euro di cui una parte derivanti dal PNRR verranno investiti nel restyling quasi totale dello stadio, si auspica però in una soluzione temporanea che sia quanto meno più immediata rispetto all’avanzamento dei lavori previsti, e che possa consentire alla squadra di non giocare più a porte chiuse.
I giocatori hanno bisogno dei loro tifosi, e questi ultimi hanno diritto di vivere lo sport da vicino, in maniera sana e rispettosa, ma da vicino.
La storia del Bagheria Calcio ha qualcosa di familiare, quasi spirito patriottico, passatemi il termine, inteso come legame alle proprie origini. Supera la mera passione per il calcio che, del resto, uomini o donne che si sia, non è poi così scontata o comune a tutti.
Per questo non stupisce che ancora oggi, 104 anni dopo la fondazione del Pro Bagheria, si sia ancora qui a parlare di rilancio, ambizioni, tifo e valori calcistici.
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