CINEMA E TV
Guadagnino trasforma la sua Sicilia in set: l'enigma di "Queer" ora sul grande schemo
Il regista palermitano ha scelto l'Isola per girare alcune scene del suo nuovo lavoro: vi raccontiamo la trama del film e cosa dicono gli attori insieme a Guadagnino

Set del film di Luca Guadagnino "Queer"
La Sicilia è protagonista indiscussa di pellicole eccezionali e palcoscenico di intrecci tutti da scoprire, che queste siano già sul grande schermo o che attendono di essere proiettate.
Lo vediamo con "Favignana che sembra Hollywood" con nuovi attori che approdano sul set dell'attesissimo "Odyssey" di Nolan che come cornice ha scelto una delle isole Egadi.
Tra questi non si può non parlare di Queer, il nuovo film del regista palermitano Luca Guadagnino che ha scelto come set svariate location del Palermitano e del Trapanese e la Sicilia si trasforma così nel Messico degli anni Quaranta.
È uscito sul grande schermo giovedì 17 aprile scatenando la curiosità di tutti, soprattutto di chi non vede l'ora di ammirare l'amata Sicilia.
Palermo, tra Orto Botanico e quartiere Kalsa, Buonfornello con il suo splendido mare e la foce del fiume Belice a Selinunte sono le location siciliane scelte dal regista per girare alcune scene del suo nuovo film.
Così piazza Magione è stata trasformata in un mercato di Città del Messico degli anni Quaranta, tra carretti in legno, bancarelle di frutta e verdura. L'Orto Botanico (chiuso al pubblico per l'occasione) è diventato una foresta messicana.
Allo stesso modo, Buonfornello è stata Panama per un giorno e la foce del fiume Belice ha ospitato palafitte, barche e relitti.
Una storia d'amore complessa, quasi disturbante quella raccontata dal regista palermitano. Daniel Craig interpreta William Lee, un americano espatriato alcolizzato, tossicodipendente e perso tra stanze in affitto e corpi di passaggio.
Conosce poi per caso Eugene Allerton, un giovane marine anche lui espatriato, e rimane folgorato dalla sua enigmatica bellezza, ma non è corrisposto.
Alcuni mesi dopo, Lee decide di partire per l'Ecuador alla ricerca di una droga misteriosa, lo yagé, che sarebbe in grado di conferire a chi la consuma doti di telepatia.
L'uomo chiede ad Allerton di accompagnarlo. Il ragazzo, prima riluttante, inaspettatamente accetta.
Non ha niente a che vedere con il suo iconico "Chiamami col tuo nome" come ha raccontato Luca Guadagnino alla Mostra del Cinema di Venezia: «Non si tratta di una storia d'amore di un uomo che non riceve indietro l'amore che dà.
Al contrario questa è la storia di due persone che non si trovano nello stesso luogo in cui vogliono essere e che si sfuggono e si ritrovano, si fondono, ma hanno paura di questa fusione, non sono in grado di sostenerle e si separano.
Il nome "queer" si riassume nella possibilità che ognuno di noi sia fragile al sentimento d'amore che prova anzichè in difesa.
Daniel Craig, contrariamente al macho americano, diventa una macchina che ama.
Ho letto il libro ("Queer" di William S. Burroughs, ndr) a 17 anni, da ragazzo volevo cambiare il mondo attraverso il cinema - continua Luca Guadagnino alla conferenza stampa del film-. Era pubblicato all'epoca con il titolo “Diverso”, e mi ha dato qualcosa di importante.
Leggere questa storia con al centro il legame profondo tra i due personaggi, l'assenza di giudizio, il romanticismo dell'avventura con una persona che amiamo mi ha cambiato per sempre».
Per il regista si tratta di un viaggio nelle proprie ossessioni ma anche alla sua adolescenza: «Voglio essere fedele al giovane che ero. Ho sempre pensato che dovevo portare questo romanzo sul grande schermo».
L'attore durante un'intervista fatta da Lucky Red esprime tutto il suo orgoglio per il lavoro svolto e per la bravura del regista palermitano: «Mi stupisco sempre quando un gruppo riesce a unirsi e fare un film.
È un miracolo che i film esistano, ma è anche grazie a grandi produttori che prendono decisioni giuste. Quest'uomo (Luca Guadagnino, ndr) è uno di quelli che le prende con rapidità e in modo brillante.
Sono immensamente orgoglioso di questo film. Per me è una gioia incredibile».
Una storia tormentata che inizialmente parte da un amore non corrisposto raccontato da chi si sente invisibile e dipendente non soltanto da sostanze, ma anche da sentimenti che non riesce a controllare.
Non c'è romanticismo, anzi è una pellicola quasi che ferisce lo spettatore perché mette a nudo l'ossessione di un amore che brucia, ma logora.
Lo vediamo con "Favignana che sembra Hollywood" con nuovi attori che approdano sul set dell'attesissimo "Odyssey" di Nolan che come cornice ha scelto una delle isole Egadi.
Tra questi non si può non parlare di Queer, il nuovo film del regista palermitano Luca Guadagnino che ha scelto come set svariate location del Palermitano e del Trapanese e la Sicilia si trasforma così nel Messico degli anni Quaranta.
È uscito sul grande schermo giovedì 17 aprile scatenando la curiosità di tutti, soprattutto di chi non vede l'ora di ammirare l'amata Sicilia.
Palermo, tra Orto Botanico e quartiere Kalsa, Buonfornello con il suo splendido mare e la foce del fiume Belice a Selinunte sono le location siciliane scelte dal regista per girare alcune scene del suo nuovo film.
Così piazza Magione è stata trasformata in un mercato di Città del Messico degli anni Quaranta, tra carretti in legno, bancarelle di frutta e verdura. L'Orto Botanico (chiuso al pubblico per l'occasione) è diventato una foresta messicana.
Allo stesso modo, Buonfornello è stata Panama per un giorno e la foce del fiume Belice ha ospitato palafitte, barche e relitti.
Una storia d'amore complessa, quasi disturbante quella raccontata dal regista palermitano. Daniel Craig interpreta William Lee, un americano espatriato alcolizzato, tossicodipendente e perso tra stanze in affitto e corpi di passaggio.
Conosce poi per caso Eugene Allerton, un giovane marine anche lui espatriato, e rimane folgorato dalla sua enigmatica bellezza, ma non è corrisposto.
Alcuni mesi dopo, Lee decide di partire per l'Ecuador alla ricerca di una droga misteriosa, lo yagé, che sarebbe in grado di conferire a chi la consuma doti di telepatia.
L'uomo chiede ad Allerton di accompagnarlo. Il ragazzo, prima riluttante, inaspettatamente accetta.
Non ha niente a che vedere con il suo iconico "Chiamami col tuo nome" come ha raccontato Luca Guadagnino alla Mostra del Cinema di Venezia: «Non si tratta di una storia d'amore di un uomo che non riceve indietro l'amore che dà.
Al contrario questa è la storia di due persone che non si trovano nello stesso luogo in cui vogliono essere e che si sfuggono e si ritrovano, si fondono, ma hanno paura di questa fusione, non sono in grado di sostenerle e si separano.
Il nome "queer" si riassume nella possibilità che ognuno di noi sia fragile al sentimento d'amore che prova anzichè in difesa.
Daniel Craig, contrariamente al macho americano, diventa una macchina che ama.
Ho letto il libro ("Queer" di William S. Burroughs, ndr) a 17 anni, da ragazzo volevo cambiare il mondo attraverso il cinema - continua Luca Guadagnino alla conferenza stampa del film-. Era pubblicato all'epoca con il titolo “Diverso”, e mi ha dato qualcosa di importante.
Leggere questa storia con al centro il legame profondo tra i due personaggi, l'assenza di giudizio, il romanticismo dell'avventura con una persona che amiamo mi ha cambiato per sempre».
Per il regista si tratta di un viaggio nelle proprie ossessioni ma anche alla sua adolescenza: «Voglio essere fedele al giovane che ero. Ho sempre pensato che dovevo portare questo romanzo sul grande schermo».
L'attore durante un'intervista fatta da Lucky Red esprime tutto il suo orgoglio per il lavoro svolto e per la bravura del regista palermitano: «Mi stupisco sempre quando un gruppo riesce a unirsi e fare un film.
È un miracolo che i film esistano, ma è anche grazie a grandi produttori che prendono decisioni giuste. Quest'uomo (Luca Guadagnino, ndr) è uno di quelli che le prende con rapidità e in modo brillante.
Sono immensamente orgoglioso di questo film. Per me è una gioia incredibile».
Una storia tormentata che inizialmente parte da un amore non corrisposto raccontato da chi si sente invisibile e dipendente non soltanto da sostanze, ma anche da sentimenti che non riesce a controllare.
Non c'è romanticismo, anzi è una pellicola quasi che ferisce lo spettatore perché mette a nudo l'ossessione di un amore che brucia, ma logora.
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