CULTURA
Gli studi a Palermo gli valsero il Nobel ma fu cacciato perché ebreo: chi era Emilio Segrè
Nei laboratori di via Archirafi ha scoperto il Tecnezio (fidatevi è importante) e oggi l'Ateneo di Palermo gli intitola un dipartimento: la storia del geniale Emilio Segrè
Emilio Segre
I ricercatori lo individuarono in un campione di molibdeno inviato loro da Ernest Lawrence, e, per la prima volta, l’uomo separò e identificò il Tecneto (o tecnezio), ultimo degli elementi naturali a essere isolato e il primo elemento chimico artificiale a essere prodotto.
Il tecnezio ha il numero atomico 43 e il simbolo Tc: successivamente si dimostrò la sua esistenza in natura sia all'interno, sia all'esterno del sistema solare. Questa scoperta, fatta in via Archirafi nel 1937, valse il premio Nobel per la Fisica a Segrè nel 1959.
Quest'anno l'Università di Palermo festeggia i sessan'anni dallo storico risultato ottenuto così il Dipartimento di Fisica e Chimica (DiFC) dell’Università degli Studi di Palermo è stato intitolato al Premio Nobel per la fisica Emilio Segrè.
Oggi il Tecnezio riveste un ruolo molto importante in medicina nucleare, infatti uno dei suoi isotopi costiruisce il principale radionuclide utilizzato in campo diagnostico.
La cerimonia è avvenuta nel corso del workshop internazionale “1937, Palermo: la Scoperta del Tecneto” che ha celebrato la scoperta di Emilio Segrè e Carlo Perrier organizzato in concomitanza alle celebrazioni che avranno luogo nel corso del 2019, Anno Internazionale della Tavola Periodica degli Elementi Chimici, indetto dall’Unesco, a 150 anni dalla scoperta da parte di Dmitrij Mendelev del sistema periodico e della Tavola, il capolavoro della scienza per classificare gli elementi chimici.
«Questa intitolazione è un momento istituzionale di grande importanza, un motivo di orgoglio e un atto che ritengo doveroso nei confronti di Emilio Segrè, Premio Nobel per la fisica nel 1959 e docente del nostro Ateneo» ha commentato il Rettore dell’Università degli Studi di Palermo, Fabrizio Micari.
«La nostra storia è fatta di grandi eccellenze scientifiche e culturali, ma ha anche attraversato momenti bui e drammatici del nostro paese come la promulgazione delle leggi razziali che cacciarono dal nostro Ateneo cinque professori, tra cui lo stesso Segrè. Per questi motivi la storia deve essere il pilastro su cui si basano i valori di cultura, conoscenza, ricerca, senso critico, riflessione ed educazione che l’Università mette in campo per la formazione dei giovani e per il territorio. E’ proprio in questa ottica di identità che stiamo allestendo il Museo dell’Università, per ricordare i grandi esempi del passato in modo che diventino elementi propulsori per il futuro».
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