ITINERARI E LUOGHI
Fu la prigione del giovane martire compatrono di Catania: il tempio di Sant'Euplio
Compatrono della città, il santo visse all’epoca di Diocleziano; il giovane martire, secondo quanto tramandato dalle antiche cronache, nacque in una famiglia benestante
Ruderi di Sant'Euplio
Compatrono della città, il santo visse all’epoca di Diocleziano; il giovane martire, secondo quanto tramandato dalle antiche cronache, nacque in una famiglia benestante. Sin dalla più tenera età, nutrì una grande passione per i vangeli e i sacri principi della cristianità.
Tuttavia, a quell’epoca, la consultazione dei testi religiosi era stata severamente proibita da un editto che ne impediva qualunque forma di fruizione. Ciononostante, Euplio, malgrado il divieto, non ebbe mai alcuna intenzione di rinunciare al credo cristiano o rinnegare la propria fedeltà a Dio.
Trascorso tale periodo, venne scarcerato e ottoposto ad un altro interrogatorio in tribunale. Più coraggioso che mai, ribadì ancora una volta quanto detto in principio; con marcata fermezza, infatti, disse che non avrebbe rinunciato alla verità della Sacra Scrittura a costo della sua stessa vita.
Il governatore, profondamente adirato, diede ordine di fustigarlo e torturarlo senza pietà; ma Euplio non si piegò al dolore né abbandonò la sua fede. Subito dopo fu condannato alla decapitazione con l’accusa di aver disprezzato gli editti imperiali e, soprattutto, per la superbia di essersi dichiarato cristiano.
Per di più, fu stabilito che al momento dell'esecuzione il prigioniero camminasse agli occhi di tutti con il vangelo pendente al collo; così, una volta giunto sul luogo del supplizio, Euplio recitò le sue ultime preghiere e affrontò la morte senza paura. Diverse testimonianze riportano che la sua testa venne gettata nel pozzo Ugulino; il resto del corpo fu imbalsamato e tumulato nelle cosiddette "fosse", antica area sepolcrale situata nell’attuale via Sant'Euplio.
Tuttavia, siamo a conoscenza che nell’anno mille molte città inviavano a Roma le reliquie dei santi per scongiurare il pericolo di eventuali furti; quasi certamente, la stessa sorte spettò alle spoglie di Euplio. Si pensa, a tal proposito, che un soldato romano le trasportò da Roma a Trevico. Ciò spiega la ragione per la quale Sant’Euplio sia anche il patrono di Trevico, paesino in provincia di Avellino.
Ad oggi, della chiesa di Catania è rimasta solo qualche traccia materiale; ampliata nel XIII secolo, venne ricostruita nel 1548 con uno stile architettonico più moderno rispetto all’esemplare precedente. Circa cinquant’anni dopo, però, venne ceduta ai frati Cappuccini e in seguito, precisamente nel 1606, ai Francescani. Rimasta intatta a seguito del violento terremoto del 1693, venne distrutta dai bombardamenti degli alleati che colpirono il capoluogo etneo nel lontano luglio del 1943; a partire da quel momento, non a caso , lo spazio è diventato un sacrario dedicato ai martiri cristiani e a tutte le vittime civili della guerra.
Oggigiorno, sono visibili due pareti con affreschi e una coppia di semicolonne abbellite da un capitello corinzio; proprio qui sono stati affissi i calchi dei dodici apostoli, esposti dal 1978 nel presbiterio occidentale dell’ex chiesa. Nella parte sottostante il vecchio complesso religioso si nasconde la famosa cripta, cella sotterranea ove probabilmente Euplio venne rinchiuso durante la sua prigionia.
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