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Erano psicologo e ricercatrice oggi sono soccorritori: la storia, da Misiliscemi al mare

Da tre anni hanno lasciato i rispettivi lavori per dedicarsi al mare e alla loro barca a vela. Il loro desiderio è quello di dare un contributo al dibattito sulle migrazioni

Jana Cardinale
Giornalista
  • 31 dicembre 2024

Agata Novara e Leonardo Stabile

«La solidarietà non va criminalizzata». È la sintesi estrema di un lungo e appassionato messaggio umanitario cheLeonardo e Agata danno a chi ascolta la loro storia, ricca di impegno e amore verso il prossimo, che emoziona e aiuta alla conoscenza, e alla riflessione.

Leonardo Stabile e Agata Novara sono marito e moglie, originari di Guarrato, nel territorio di Misiliscemi. Da tre anni hanno lasciato i rispettivi lavori, psicologo lui e ricercatrice universitaria lei, per dedicarsi al mare e alla loro barca a vela che rappresenta un modo di viaggiare e lavorare al tempo stesso, essendo entrambi istruttori di vela.

Con la loro associazione sportiva SafiraSailing hanno girato e fatto visitare le Egadi, la Grecia Ionica e le Sporadi, e una prossima tappa, l’estate che verrà, saranno le isole Baleari.

Nella loro vita accade una svolta e due anni fa si avvicinano, come marinai, alla nave Mediterranea per la missione SavingHumans, per dare una mano a chi ha bisogno, dopo un corso di formazione search and rescue (SAR) tra Palermo e Trapani che prevedeva sia una preparazione teorica che una pratica per chi effettua recuperi in mare.
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«Anche se il nostro apporto inizialmente doveva essere da guida del gommone che fa spola tra la nave madre e quello che recupera i naufraghi, per evitare che le persone da salvare si tuffino in mare rischiando di annegare nel momento di maggiore delicatezza, per cui ci si deve avvicinare con un altro mezzo ed evitare problemi di gestione e panico».

L’avventura inizia nel periodo delle sanzioni del Governo alla Mare Jonio, nave di Mediterranea: sorge l’esigenza di una barca d’appoggio e la Safira 2 è disponibile per portare a bordo giornalisti, fotografi, fotoreporter e qualche medico in più per raccontare al resto del mondo quello che accade lì.

A causa della sanzione amministrativa di 20 giorni più la multa di 4 mila euro la nave non fu più disponibile e iniziò la loro collaborazione più costante.

A metà ottobre la prima attività di un mese, che li ha visti rientrare a metà novembre da Lampedusa: prima due settimane di missione, con la prima preparazione a Trapani della barca per i 200 giubbotti in dotazione e le strumentazioni speciali a bordo, poi il trasferimento a Lampedusa dove per il maltempo sono rientrati in porto, e poi la settimana clou con le notti in mare nella disponibilità di Mediterranea, in cui se c’era qualcosa che non andava sarebbero stati pronti a intervenire.

E intervenire è stato davvero necessario, visto che a bordo di un gommone con il motore in avaria, pieno di acqua e benzina, sono state avvistate in mare 79 persone, tra uomini, donne e bambini, che loro hanno salvato, sulla loro barca che poteva avere una capienza massima di 35 persone.

Lo dice Agata sulla sua pagina Facebook: «Dopo alcuni giorni di pattugliamento nel Mediterraneo centrale con la crew di Mediterranea Savingh Umans e SafiraSailing, riceviamo da alarm phone una richiesta di soccorso di un’imbarcazione a circa 40 miglia da Lampedusa.

Nel buio della notte 79 persone sono state soccorse e accolte a bordo della nostra Safira 2. Siamo felici che la nostra barca, che ha dato e darà tanta gioia e divertimento nel periodo estivo ai nostri soci, sia riuscita ad accogliere e dare speranza di una vita migliore a uomini, donne e bambini meno fortunati di noi». Agata ha 40 anni, e Leonardo quasi 51.

Provengono da vite ed esperienze lavorative molto diverse ed eterogenee. Leonardo ha lavorato per 20 anni come psicologo clinico occupandosi principalmente di disturbi d'ansia e di personalità.

Agata ha lavorato come ricercatrice universitaria nelle facoltà di Agraria di Palermo e docente universitaria presso la facoltà di Viticoltura ed Enologia dell’Università di Torino e di Palermo.

Nella sua attività di ricerca si è interessata di fenomeni di erosione del suolo legati all’agricoltura e di cambiamenti climatici e sequestro di anidride carbonica, ricevendo numerosi riconoscimenti tra i migliori ricercatori del mondo.

Con il passare degli anni, il viaggio e il "cammino" personale e di coppia hanno lasciato, sempre più frequentemente, la loro dimensione simbolica per trasformarsi in azione: nei giorni liberi dal lavoro hanno camminato per migliaia di chilometri, zaino in spalla, lungo decine di sentieri europei e non.

Ma la curiosità, come spesso accade, non rispetta limiti e confini e quindi dall'esplorazione della terra e della montagna sono passati alla fascinazione di un altro elemento naturale: il mare. Hanno comprato una piccola barca a vela e hanno cominciato a scorrazzare per il Mediterraneo.

Nel tempo hanno continuato a coltivare questa loro passione, fino al punto di divenire entrambi istruttori nazionali di vela e hanno deciso di trasformare le loro esperienze e passioni in qualcosa di più strutturato, un nuovo lavoro per mare.

Così hanno fondato l'associazione sportiva Safira Sailing e acquistato una barca a vela più grande e più solida con la quale nel periodo primaverile-estivo organizzano crociere e corsi di vela. L'amore e il rispetto per il mare che hanno sviluppato in questi anni di navigazione li ha portati a non essere indifferenti davanti alla continua ecatombe di uomini, donne e bambini che giornalmente muoiono mentre cercano di attraversare il Mediterraneo.

E quindi con la loro barca, in collaborazione con la ong Mediterranea, hanno iniziato una attività di ricerca e soccorso in mare.

Leonardo racconta il momento dell’avvistamento: «Ci avevano detto che c’erano 17 persone in mare, che il natante in questione stava imbarcando acqua e che il motore aveva smesso di funzionare.

Poi la correzione: non si tratta di 17 persone ma almeno 70, che galleggiano a malapena su un gommone con i tubolari già parzialmente sgonfi, senza propulsione e imbarcando acqua.

Le persone a bordo erano letteralmente inzuppate di benzina che ha allagato il pagliolato del gommone. Sento il cuore pompare all’impazzata, cerco nel buio gli occhi di Agata e mi accorgo che lei ha già lo sguardo fisso su di me… e ci capiamo al volo.

Prima di partire per la missione avevamo interrogato il manuale del costruttore della nostra per avere una qualche risposta su quale fosse il carico massimo applicabile all’imbarcazione senza pregiudicarne la navigabilità.

Il numero era di 35. E quasi 90 persone a bordo (compreso il nostro equipaggio) su una barca a vela di 16 metri e 40, erano davvero troppe per una navigazione sicura, ma imbarcare qualcuno e lasciarne altri sul gommone alla deriva equivaleva a scegliere chi salvare e chi no. Ho chiesto aiuto a tutti i Santi, a cui non credo… Il pozzetto, così come ogni anfratto del ponte e della tuga era colmo all’inverosimile di uomini bagnati e infreddoliti.

I bambini e le donne, compresa una signora svenuta per le esalazioni del carburante, sono stati accolti e, dopo le prime reazioni di angoscia e lacrime, sono caduti in un sonno profondissimo.

Il mare da calmo si è fatto più ripido e schiumoso ma finalmente, solo grazie alle nostre preghiere, è sorto il sole inondando di nuova luce lo sguardo esausto di 89 persone a bordo di Safira 2. È stata un’esperienza che ci ha devastati emotivamente».

Il loro desiderio è quello di dare un contributo alla riflessione e al dibattito ormai costante sul tema dell’immigrazione, sull’incremento delle disuguaglianze, su un’informazione che spesso si fa tendenziosa quando non anche manipolata, e sul senso di umanità che non va smarrito.
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