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Erano gli anni '90 e c'era "Grande Migliore": chi si ricorda la Palermo dei tempi d'oro

Un'epoca in cui in città c'erano brand come Miraglia, Spatafora, Ellepi e MrFantasy. Com'è cambiata la città, dove oggi regnano artigianato e riciclo creativo

Valentina Frinchi
Freelance in comunicazione e spettacolo
  • 6 settembre 2022

Grande Migliore in viale Regione

A Palermo, negli anni '90, trionfava la lira. Molti li ricordano come gli anni d'oro. In effetti, quegli anni non erano altro che il riflesso di un inizio del boom economico accaduto negli anni '60.

E quel benessere durò fino a poco prima che arrivasse l'epoca del 2000, quella che avrebbe devastato per sempre un'economia intera.

A Palermo c'era un circuito carico di liquidità, idee palermitane e brand a mai finire. Un'epoca distante da quella di franchising e globalizzazione, ma storie di famiglie palermitane, imperi e marchi che hanno fatto epoca.

C'erano gli altri, c'eravamo noi, in pace assoluta.C'eravamo tutti o quasi prima che il nostro futuro generazionale migrasse per Milano o per Londra.

C'era un'Italia con un florido commercio e non un'italietta vittima di due grandi potenze mondiali. C'era Spatafora, la storia delle calzature a Palermo, una grande Famiglia che si era affermata tra identità e imprenditoria.
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Una stirpe nobile e aziendale che ebbe le sue radici sin dal 1796 con punti vendita in tutta la città compreso quello "gold", il negozio "Napoleon" di piazzale Ungheria prima e via Libertà poi.

C'era Miraglia, l'idea più retrò anni '60 di "maglieria" a Palermo, nata dal commerciante Alfredo Miraglia con un negozietto in via Maqueda diventato un noto imprenditore capace di aver creato una rete di bei negozi da una punta all'altra della città con una sede nella emergente zona industriale di via Ugo La Malfa, con tanto di spaccio aziendale.

Non fu solo la"maglieria" per eccellenza ma anche intimo Triunph e collant velati per signora e poi ancora fino all'abbigliamento bambini con un logo identificativo "M".

Una città, da sempre priva di fabbriche, che si era evoluta nel terziario, da Grande Migliore a Spatafora, da Ugony a Patania. Bla Bla, Tilt e Dolcemente Mostruoso. Miraglia, Mr Fantasy, Ellepi e Diskery, Sigros e Città Mercato.

Gregory;s e Battaglia. I ragazzi sognavano a colori, e nessun settore era in crisi. La novità del cellulare era alle porte, ma regnava l'entusiasmo di fare andare le cose in grande sempre con le aziende di famiglia, dal nonno al nipote, di generazione in generazione.

C'era un fax a carta comune e un modem che poteva trasmettere dati sensibili con privacy e cura. La polizza di assicurazione di un ciclomotore costava novantamilalire circa per un anno e sembrava possibile una vita normale.

Del resto, un esempio di famiglia palermitana era quella composta da 4 persone, con una casa di proprietà in viale Strasburgo e un'altra al mare a Mondello o a Punta Raisi.

Due auto e due moto. C'erano menti intuitive, rivoluzionarie, anticonformiste come Michele Brucoli palermitano geniale e imprenditore di "Dolcemente Mostruoso".

È stato un vero talento quello di creare un brand attorno al concetto della "risata". Da un sacco di risate, il sacco che se lo agitavi partivano suoni di risate di ogni tipo, alla serie oggettistica di "satira sessuale", agli attestati clamorosi, e di questi il piu' venduto fu "Attestato di Grandissimo Stronzo".

E c'era Grande Migliore un posto palermitano dove i reparti si susseguivano come in una giostra: casalinghi, elettricità, musica, elettrodomestici, scuola, giochi, alberi di Natale, addobbi e mille idee, sempre nuove, sempre italiane, sempre palermitane.

Grande, affollato di palermitani, illuminato di luce calda, con dei corridoi che se li attraversavi era un continuo salutarsi. C'era anche arredo verde per i giardini e uno showroom di mobili etnici.

Un grande magazzino sempre all'avanguardia nato dall'esperienza di una famiglia che sin dagli anni '40 si era specializziata nel commercio di materiale elettrico con piccoli negozietti sparsi dalla città, dalla via Umberto Giordano alla via Generale Di Maria.

Il "Grande Migliore" trionfava in una bella fetta del viale Regione Siciliana, una zona nuova, quell'area che va dal viale Micheangelo va verso il ponte di via Belgio, e nasceva nel 1985.

C'era più del tutto, c'era lavoro, impieghi, tutto per le famiglie, i professionisti, le imprese. C'era un gerente che girava tra i reparti compiaciuto e che faceva rimpiazzare quello che era andato a ruba. C'era un personale specializzato che spiegava il funzionamento dei nuovi sterei, televisori, lettori CD, videoregistratori e tutto quello che più di nuovo c'era.

C'era l'orgoglio e la passione negli sguardi di chi con fierezza, con un camice bianco e una targa "Grande Migliore" accoglieva gli acquirenti con un grande arrivo e la felicità di vivere un buon posto di lavoro. C'erano code di clienti contenti di aspettare anche una fattura regolare. File chilometriche di palermitani felici di fare acquisti.

Durante le feste c'era un personale addetto all'ingresso del magazzino per confezionare gratuitamente tantissimi regali con una carta personalizzata rosso color Natale. L'azienda nel 2013 si ritrovò letteralmente in ginocchio e più di 200 lavoratori sono rimasti a casa.

Il 28 febbraio 2002 la nostra amatissima lira cedeva il posto all'Euro con tutto quello che ne è venuto dopo. Oggi c'è un centro storico con un risveglio.

A popolarlo sono loro, gli ex impiegati di una volta, che si sono reinventati in una passione, attitudine, virtù. Si sono speriementati in un presente assente. Il poco ha stimolato le menti. È la Palermo delle Start-up. La Palermo creativa.

Oggi al posto dei negozi di scarpe e gioielli firmati c'è l'artigianato e il riciclo creativo dei palermitani. E anche se è una città divenuta multietnica tra una bottega indiana, una marocchina, e una miriade di empori cinesi, c'è un laboratorio di arte nostrana a servizio del turismo.

Santa Rosalia è diventata l'icona di lampade e gioielli luxury, tutti fatti rigorosamente a mano da loro, i palermitani che sono rimasti.
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