STORIA E TRADIZIONI
Era il "Re della Bucceria" di Palermo ma fu tradito: la sconfitta di Geronimo Colloca
Il "sovrano" del mercato poteva vantare anche l’affetto del viceré e del Presidente del Regno, i quali gli permettevano di gestire gli affari come meglio credeva
Un dettaglio "The Butchers" di Bartolomeo Passerotti
Non è un segreto, però, che in Sicilia la prepotenza sia piuttosto diffusa e, a volte, ciò accade grazie alla complicità delle autorità. Un esempio di questo fenomeno è Geronimo Colloca, un uomo che, nella seconda metà del ‘500, comandava all'interno del mercato della Bucceria, di cui era soprannominato il Re.
Durante il periodo in cui Geronimo gestiva il quartiere non c’erano mai risse, perché con la sua autorevolezza si faceva rispettare da tutti e garantiva l’ordine.
Il "sovrano" del mercato poteva vantare anche l’affetto del viceré e del Presidente del Regno, i quali gli permettevano di gestire gli affari come meglio credeva, anche ricorrendo all’uso della violenza senza alcuna conseguenza spiacevole. Se qualcuno aveva bisogno di risolvere un conflitto familiare o una rogna economica, si rivolgeva a Geronimo e quest’ultimo provvedeva immediatamente.
Ovviamente Geronimo non perse tempo e cercò di farsi notare subito dal nobile, sperando di conquistare la sua fiducia e la sua benevolenza, così da poter continuare a gestire i suoi affari e "regnare" sulla Bucceria.
All’inizio sembrava che il viceré fosse disinteressato nei confronti delle dinamiche di potere all’interno del mercato, ma le cose erano destinate a prendere una piega diversa.
Una mattina, mentre Geronimo si trovava al mercato insieme al suo amico macellaio Agostino, che gestiva un’attività accanto a lui, vide che l’uomo stava litigando con un commesso.
Al termine del litigio, il macellaio accoltellò l’avversario, che prima di morire lo accusò davanti ai soldati del viceré. A quel punto Agostino venne catturato per essere condotto in prigione, ma Geronimo non poteva accettare un simile affronto.
Le guardie stavano cercando di arrestare il suo amico proprio davanti ai suoi occhi, senza il suo permesso, e non intendevano fermarsi neanche dopo le intimidazioni del "Re". Colloca non ci pensò neanche un secondo, sguainò la sua spada e si gettò sui soldati.
L’uomo li attaccò così violentemente da costringerli a fuggire lasciando Agostino libero. Quando il racconto dell’accaduto giunse a Palazzo, il viceré si infuriò, perché non accettava che un suddito non rispettasse la volontà del sovrano. Ma Geronimo era furbo e fuggì in tempo nella sua abitazione situata nei pressi della Piana di Carini.
Don Marcantonio non si arrese e convocò Lanzarotto, un amico e collega di Colloca. Il nobile minacciò l’uomo, dicendogli di consegnargli il ‘’Re della Bucceria’’, altrimenti l’avrebbe fatto impiccare a Palazzo. Lanzarotto non aveva scelta, doveva tradire Geronimo e portarlo al viceré.
Così partì verso Carini e, una volta arrivato da Colloca, venne accolto con entusiasmo. Geronimo invitò l’amico a restare per il pranzo e i due trascorsero una piacevole giornata in compagnia.
Quando il padrone di casa accompagnò l’ospite alla porta, notò la presenza di molti altri uomini e, a quel punto, capì di essere stato tradito.
I soldati del viceré erano lì ad aspettarlo ed erano troppi per un solo uomo disarmato.
Prima che il "Re della Bucceria" giungesse a Palazzo, la voce si era già sparsa in tutta la città e i cittadini si preoccuparono per le sorti del loro adorato Geronimo Colloca.
In centinaia si recarono al mercato e davanti all’abitazione del viceré per chiedere spiegazioni, ma ormai non c’era nulla da fare. La mattina del 25 agosto 1579, il ‘’Re della Bucceria’’ venne impiccato davanti a tutti i suoi ‘’sudditi’’.
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