AMBIENTE
È uno dei più rari (e misteriosi) e si trova in Sicilia: il "tesoro bianco" che vive nei fondali
Sapere che il nostro mare è anche la casa di queste specie è molto importante per capire quanto in profondità la vita si sia spinta adottando le forme più disparate
Madrepora oculata
Stiamo parlando dei coralli, che oltre ad essere oggetto dell’interesse di molti acquirenti delle gioiellerie risultano essere anche uno dei principali organismi bio costruttori della Terra, essendo infatti responsabili della costruzione delle barriere coralline.
Anche il Mediterraneo e i mari che circondano la nostra isola di Sicilia ne possiedono diverse specie, ma per quanto esse siano molte apprezzate dai biologi che ne studiano le caratteristiche biologiche, è pur vero che per la gente comune è il corallo rosso (Corallium rubrum) ad essere quello più pregiato.
Con questa tipologia di corallo infatti la maggior parte degli orafi siciliani hanno decorato gemme, cornici, capezzali e capelle nella lunga tradizione gioielliera locale.
Ed è anche a seguito di questo grande apprezzamento se oggi la specie del corallo rosso è stata sottoposta a tutela, poiché negli anni gran parte della sua popolazione nel Mediterraneo è stata soggetta a un eccessivo prelievo, come a dei veri e propri furti, avvenuti per colpa dei trafficanti.
E visto che è impossibile anche solo accennare a tutte le forme di otto e altri coralli, in questo articolo descriveremo solo quelli che riteniamo più importanti o che hanno una grande importanza per la storia ed ecologia locale.
Il corallo rosso appartiene comunque anche alla famiglia degli Coralliidae e per quanto è il corallo per eccellenza del mar Mediterraneo, è possibile osservarne delle colonie anche nell’Oceano Atlantico, tra il Portogallo, le Canarie e il Marocco.
Il suo colore rosso acceso inoltre deriva dalla presenza di particolari alghe, note come zooxantelle, sulla loro superficie che presentano pigmenti di questo colore.
I coralli rossi tuttavia non sono l’unica specie che è possibile trovare nelle acque siciliane.
Sono le più carismatiche e le più apprezzate, ma esistono anche molti altri i coralli (circa 200) che forniscono una casa agli organismi marini come una protezione, nei confronti dei flutti, alle coste.
Tra queste abbiamo per esempio la Alcyonium coralloides, nota come falsa Gorgonia rossa, o la Paralcyonium spinulosum, famosa in quanto ricorda la classica mano di morto delle leggende.
Le Gorgonie in generale sono fra le più comuni in assoluto, molto famose anche in quanto particolarmente appariscenti e molto apprezzate dai fotografi subacquei, che spesso stazionano nei pressi degli esemplari più grossi, nel tentativo di scattare il corallo insieme ai pesci.
Quando però ci immergiamo nei nostri mari, non ci dobbiamo tuttavia aspettarci gli scenari presentati all’interno dei documentari, che provengono dalle grandi barriere coralline australiane o caraibiche.
Infatti, per quanto scenografiche, le nostre barriere coralline risultano essere meno estese e ricche rispetto a quelli presenti nei tropici, anche se l’elevata biodiversità che ci si può trovare permettono ai nostri mari di risultare comunque un hotspot di biodiversità marina, ricalcando quello che succede nella terraferma.
Il bacino del Mediterraneo infatti risulta essere uno dei luoghi più ricchi di specie della Terra e anche a mare questa situazione tende a ripetersi, per quanto gli ecosistemi oggi siano soggetti a una maggiore pressione antropica. Particolari sono le specie di coralli che sono presenti all’interno degli arcipelaghi, come quelli che si possono trovare alle Eolie.
Gettandosi infatti con le bombole sott’acqua fra Panarea e Vulcano, è spesso in fatti possibile trovare delle colonie di coralli molto rari, come il corallo bambù (Isidella elongata) e il meno noto corallo nero (Antipathella subpinnata).
Tutte specie che deliziano la vista dei sommozzatori per la loro semplice bellezza e l’eleganza delle loro diramazioni.
Se volessimo invece raggiungere le profondità del nostro mare e sfruttare le moderne tecnologie, come ha fatto recentemente il noto documentarista palermitano Igor D’India, potremmo anche spingerci molto più in basso rispetto i classici 50 -150 metri in cui è di solito possibile osservare le specie finora elencate.
Nelle profondità marine infatti sono molto affascinanti da guardare per esempio i coralli bianchi, a cui appartengono per esempio le specie Lophelia pertusa, Madrepora oculata e Desmophyllum dianthus.
Essi sembrano tante barrette di zucchero solido che si dipana dal fondale dell’oceano e per quanto non presentano delle grosse strutture come quelle più vicine alla superficie, contribuiscono anch’esse alla costruzione del fondale, risultando molto importante per la comunità ittica e malacologica di profondità.
Come detto per osservare queste specie è necessario dotarsi di ROV, ovvero di piccoli sottomarini senza equipaggio, e quindi non risultano davvero uno spettacolo “per tutti”. Eppure sapere che il nostro mare è anche la casa di queste specie è molto importante, per capire quanto in profondità la vita si sia spinta, adottando le forme più disperate.
Concludiamo il nostro piccolo escursus con la Madrepora oculata, la specie scoperta all’interno dello Stretto di Messina da Igor D’India nei giorni scorsi.
Questa specie può trovarsi dai 50 fino ai 2170 metri e si differenzia dalle altre per possedere delle ramificazioni molto sottili, che possono rompersi al semplice tocco. Risulta inoltre una delle specie più misteriose del Mediterraneo, in quanto finora sono stati prelevati solo pochi esemplari in tutto il bacino.
Le sue popolazioni sono molto rare e difficili da trovare, ed è anche per questo se i biologi marini ritengono che la scoperta D’India è molto importante.
In generale i coralli del genere Madrepora sono anche degli ottimi indicatori ambientali, in quanto vivendo solo in alcune aree dell’oceano sono piuttosto selettivi, con i parametri ambientali.
Averla perciò ritrovata sul fondo dello Stretto, vicini ai cumuli di sedimenti inquinati provenienti dalle città di Messina e di Reggio, come dalla circolazione naturale delle acque, è stata quindi una grande sorpresa, essendo un indicatore di quanto ricco sia stato il nostro mare in passato e di quanto sono caparbie le specie presenti in natura.
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