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È un (vero) monumento della movida a Palermo: Salvino Vaccaro, "il re della notte"

Un tempo da ricordare, perché qui il sapore della memoria diventa fascino. Siamo in pieni anni '60, e in Italia, in Sicilia, e a Palermo c'è il boom economico

Valentina Frinchi
Freelance in comunicazione e spettacolo
  • 5 giugno 2024

Salvino Vaccaro

Quella che state per leggere è la storia non tanto di un "discotecaro" ma di un "monumento" della movida palermitana quando i ragazzi scommettevano e vincevano le sfide anche ne mondo dell'imprenditoria. Perchè come vedremo quel giovane ascolterà solo il suo "intuito".

È la storia di un tempo da ricordare, perchè qui il sapore della memoria diventa "sacro". Siamo in pieni anni '60, e in Italia, in Sicilia, e a Palermo c'è il "boom economico". Salvatore detto "Salvino" Vaccaro, classe '48, ha 16 anni quando decide di andare in vacanza, a Londra, in treno.

È l'estate del '65, Salvino vuole però andare anche ad Anversa dove l'aspetta una fanciulla. Palermo-Anversa diventa una tratta frequente. A Salvino Vaccaro piace quella città, gli piace soprattutto guardare, osservare, vivere quei luoghi.

«Quello che mi colpisce di più è che in quei locali non si balla con l'orchestra ma con un impianto "stereo". Non potevo entrare perchè non avevo 18 anni ma tuttavia mi informo. Qual è il miglior locale di Anversa? - chiedo - "Pare Choc" mi rispondono», racconta Vaccaro.
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"Pare-Choc" come "Para-urti". «Trascorro le mie serate fuori, per strada, davanti all'ingresso del locale. Osservo la gente che arriva, la raffinatezza, il piacere di stare insieme» ricorda l'imprenditore siciliano che continua così: «Una di queste sere esce il proprietario del locale e rivolgendosi al buttafuori indica me per sapere chi fossi. Il buttafuori prontamente risponde: è ogni sera qui, non dà fastidio, resta solo per guardare».

Quel gestore chiede spiegazioni a Salvino: ֿ«Perchè sei qua?», il giovane Salvino Vaccaro risponde che lo affascina la gente del ballo e che gli piacerebbe tanto entrare dentro quel locale per conoscere l'ambiente ma purtroppo non ha ancora raggiunto la maggiore età.

«Il proprietario a quel punto mi afferra per un braccio ed esclama: "Entra!". Era un posto, elegante, semplice, bello. La gente che lo frequentava era di una classe infinita. Mi affascina quel posto e mi affascina la "discoteca"» procede così il racconto degli esordi della sua passione, Salvino Vaccaro.

Tornato a Palermo, insieme ad altri amici (Peppe Genova, Ernesto Piraino, Renato D'Amico, Matteo Tusa) Vaccaro decide di organizzare i pomeriggi del sabato e della domenica al "Charlie Max", un locale all'interno di "Villa Airoldi" di via del Fante a Palermo.

«Una delle serate che abbiamo organizzato è stata "Al Capone party"». Serate a tema con tanto di complesso. «Sarebbe arrivata una bara noleggiata con dentro una giovane donna. Saliamo questa bara e al primo segnale la "signorina" si alza insieme ad un coro rivolto verso il pubblico: "Siete tutti invitati a bere a spese nostre!"». Risate e applausi a mai finire da parte degli intervenuti.

Questa è la volta che fa scattare l'input di aprire un locale tutto suo. Vaccaro punta una zona nuova, tutta da fare. In via Romagna, negli anni '69-'70, pensando alla meravigliosa esperienza di Anversa nasce un "Pare-Choc" italiano, anzi palermitano, un locale ben frequentato e ancora adesso chi ha i capelli completamente bianchi ricorda quei 50 anni fa con una musica e un gestore che ha fatto storia e che non basterebbe quello che sto scrivendo per spiegare le emozioni di un nuovo modo di fare "ballo" in pieno clima hippy.

A suonare é lui, Salvino Vaccaro, fà quello che ha imparato guardando. «Il mio compito era fare il Dj, così come avevo imparato ad Anversa. Avevo un amplificatore e due piatti. Per cambiare da un piatto ad un altro c'era fono 1 e fono 2». Così racconta Salvino Vaccaro il suo primo locale, il suo primo "Pare Choc".

Non appena si concludono gli anni '60 Salvino Vaccaro è ufficialmente un "discotecaro" e a quel punto arriva il momento di provare un'altra attività da solo.

Questa volta punta un altro tratto di strada tutto nuovo. «In viale Strasburgo un passante mi dice: qui verrà la "Standa", dove ci sarà la Standa ci sarà molto movimento. Sulla stessa strada, ma molto più in giù, mi accorgo di un cartello : "Qui verrà la nuova sede Rai di Palermo"», racconta.

Esattamente di fronte c'è un posto che Salvino Vaccaro adocchia, lo chiama Speak Easy come per dire "parlare facile" ma in realtà a Salvino Vaccaro piace il suono inglese di quel nome. «Prima di ricevere devi sapere offrire» questo è stato il motto di Salvino Vaccaro, un uomo lungimirante che ha saputo sfruttare appieno un "momento".

E facendo un'attenta analisi della gente di qualsiasi tempo Vaccaro aggiunge: «Le persone sono intelligenti almeno come te. Se, nel locale, sai offrirti con "sincerità", la gente torna attratta da quello sguardo vero. Se viceversa tenti di prendere in giro, questo atteggiamento sarà immediatamente carpito da quella gente che molto probabilmente non tornerà più».

Vaccaro così cede il Pare-Choc di via Romagna per iniziare un'altra avventura in viale Strasburgo. Nel novembre del '71 iniziano i lavori di costruzione dello "Speak Easy". «Le licenze mi vengono rilasciate nel dicembre del '72, un anno dopo» commenta Vaccaro. Nel frattempo quel locale stava per essere ultimato e da lì a poco Vaccaro avrebbe dovuto saldare tutti i costi.

Quindi si mette alla ricerca di una sede estiva per potere fare "cassa". «Il mio chiodo fisso era il Castel Utveggio. Avrei dato qualunque cosa pur di averlo» ricorda nostalgico.

Intanto Salvino quell'estate deve lavorare, non può restare fermo. La sua attenzione quindi si sposta verso Villa Igiea. «Avevo adocchiato lo spazio esterno di quel posto dove c'era un "night". Lo trovai spettacolare. Quel luogo apparteneva alla società degli alberghi siciliani» racconta così il neo discotecaro ma anche il nuovo imprenditore palermitano anni '70. «Mi rivolgo quindi all'amministratore delegato della S.G.A.S.», cosi Vaccaro inizia a raccontare di quella volta che la sua imprenditorìa vinse dinanzi al mare dell'Acquasanta di Palermo insieme a Nino Cefalù. « Abbiamo preso in affitto uno spazio dove poi è nata la discoteca di Villa Igiea».

All'apertura, per la serata dell'inaugurazione della discoteca estiva di Villa Igea, una folla di palermitani riempiva quel posto.

Con l'arrivo dell'inverno apre finalmente "Speak Easy" sempre puntonato da due buttafuori, fedeli collaboratori di Salvino Vaccaro, che all'ingresso di quel locale utilizzano una precisa scelta selettiva: «Accogliere con un sorriso e rifiutare con un sorriso» ricorda Salvino Vaccaro. Il sorriso, quindi, sia quando la gente veniva accolta che quando veniva invitata ad uscire.

«I muscoli dei buttafuori non mi interessavano», continua così Vaccaro per evidenziare una politica gestionale precisa e diversa che iniziava proprio da chi stava davanti l'ingresso. Nicola Oddo, Cesare Aronica, Piero Torta, Lino Torta, Nino La Piana, sono stati proprio gli uomini gentili che hanno accompagnato Salvino Vaccaro nella vita delle sue piste da ballo.

Prima di scendere giù verso la discoteca, sul piano della strada c'è il "piano bar" chiamato "le privé". In questo modo lo "Speak Easy" possiede due clientele diverse: chi ama ballare e chi vuole ascoltare un po' di musica dal vivo. Che musica c'era allo Speak Easy? «La più bella che poteva esistere» è la risposta del discotecaro.

Prima di aprire la discoteca di viale Strasbrurgo Vaccaro si reca a New York per una fornitura di vinili di musica bella e raffinata. Vaccaro é alla ricerca di un tipo di musica che potesse diventare l'etichetta del suo locale. Doveva essere una discoteca indimenticabile. Così in una radio americana ha la possibilità di tuffarsi in un numero indecifrabile di dischi.

«Riempio quattro scatoloni, trascorro tre giorni e tre notti ad ascoltare musica. Scelgo 150 vinili, li metto in valigia, e li porto a Palermo». Quei dischi americani sono pronti, quindi, per il nuovo "Speak Easy".

Suonano generi musicali come il "Rythm and Blues" ma soprattutto musica che puo' far ballare, quello stile che incanta Salvino Vaccaro ad Anversa. Nella città belga il futuro imprenditore impara a ballare da un ragazzo di colore che gli trasmette "il ballo nel sangue" proferendo questi insegnamenti: «il ballo lo senti dalle orecchie, lo metti nel cuore, e lo esci dalle gambe».

Vaccaro ama ballare, il ballo è la sua identità e a proposito di oggi non può fare a meno di commentare che «oggi la gente non balla, la gente si agita». Il ballo si fa con il corpo, con le gambe, con la testa, e con sentimento, sostiene il numero uno della discoteca 90100. La gente di Vaccaro balla secondo il suo gusto scoperto all'estero.

Che ruolo aveva il Dj? «I Dj sapevano affascinare il pubblico che ballava con quella musica proposta» risponde Salvino innamorato ancora di quell'idea di "ballo" e inoltre aggiunge «ogni tre quarti d'ora di musica, c'era sempre un quarto d'ora di lenti». In quella discoteca nascevano casualità, voglia di stare insieme, desiderio di abbracciarsi.

La vita dello Speak Easy si sviluppa in ben 22 anni di sana discoteca che ha visto susseguirsi diverse generazioni ogni volta con un'adrenalina diversa. E' stato il posto ambito, il club per la gente di classe.

Ancora nei social resiste qualche foto a testimonianza che quei palermitani vestivano con eleganza per andare a ballare e trascorrere delle serate impresse nella storia della "dolce vita" dello "Speak Easy" di Vaccaro, la discoteca "top" di Palermo sino al '94. Nel '95 Salvino Vaccaro è decisamente un imprenditore affermato con delle belle esperienze alle spalle. Arriva il momento di prendersi una vacanza.

Decide quindi di volare per Cuba un paese che vive tutto l'anno. «Mi affascina la cultura cubana, la musica, l'arte, tutto. Ma per le politiche locali non posso fare nulla». Ecco che la creatività di Vaccaro esce nuovamente fuori, decide quindi di portare la cultura cubana a Palermo.

Nella sua città Salvino parla con il ministro della cultura spiegando il suo progetto: creare un ponte tra l'isola della Sicila e l'isola di Cuba. Nel '98 ottiene il benestare. In via Messina Marine, lo stesso anno, Salvino Vaccaro apre "Casa Cuba" insieme a Gino Macaluso.

«Mi piaceva la torre e il mare di Romagnolo. Le uscite di sicurezza davano sulla sabbia». Così racconta un'altra esperienza, in un'altra Palermo, in un'epoca generazionale del tutto differente da quella in cui si era sperimentato.

«A Cuba trovo un'orchestra formata da 14 persone. Acquisto il biglietto Avana-Palermo (andata e ritorno) per tutta la formazione. Mi innamoro in particolare della violinista». Così Salvino Vaccaro racconta un'altra operazione artistica alle porte del nuovo millennio.

Dal '98 al '2000 "Casa Cuba" è un posto "amarcord", se vogliamo. Qui torna il pubblico primordiale dello Speak Easy, gente cresciuta ritrovatasi in una realtà molto selettiva.

Nel nuovo millennio il mondo è decisamente cambiato e Salvino Vaccaro decide di mettere fine alle sue discoteche. Nelle nuove "folle" quell'idea rivoluzionaria anni '60 si conclude.

E termina così la storia del "re della notte" in una Palermo che stava per farsi mentre scorrevano serate sane e di puro divertimento. Salvino Vaccaro oggi ha 76 anni e saluta una donna ancora con il "baciamano" perchè lui nella sua era c'è rimasto.
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