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È stato (anche) set del Commissario Montalbano: un "tesoro prezioso" a due passi da Ragusa

Un luogo nel ragusano che ha suscitato l'attenzione di numerosi studiosi ed ha attirato la curiosità di viaggiatori e artisti, raggiungendo anche nuova notorietà grazie al cinema

  • 29 aprile 2021

La Grotta delle Trabacche a Ragusa

L'altopiano ibleo, oltre a distinguersi per la bellezza del suo paesaggio, racchiude in sè tesori di inestimabile valore, testimonianze di antiche civiltà che hanno costellato l'entroterra di questa zona nel sud-est della Sicilia.

Tra i preziosi tesori di questo territorio c’è la Grotta delle Trabacche, che è uno dei complessi cimiteriali ipogeici più noti nella storiografia siciliana. Infatti i sarcofagi scavati nella roccia calcarea e la sua datazione, fanno ritenere che questi siti fossero utilizzati come luogo di sepoltura.

È situata in Contrada Buttino, nella valle di Bùttino-Centopozzi, a circa 5 chilometri a sud-est di Ragusa. Si tratta di una catacomba risalente al IV secolo d.C. e si trova immersa nel tipico paesaggio ibleo, tra macchia mediterranea e muretti a secco.

L’importanza della Grotta delle Trabacche deriva dal suo essere una testimonianza di architettura funebre. Si compone di un ipogeo, formato da due grande cameroni adiacenti.
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All’interno dell’ipogeo si possono distinguere due monumentali sarcofagi a baldacchino, scavati nella roccia. Questi troneggiano al centro della camera e sono ornati con colonne, anch’esse scavate nella roccia.

La catacomba è preceduta da un ingresso di forma rettangolare: una volta entrati nella Grotta, la prima cosa che colpisce sono proprio queste imponenti strutture scavate nella pietra calcarea che ricordano molto la forma dei letti a baldacchino.

Questa significativa testimonianza funebre a carattere monumentale è dunque caratterizzata dalla presenza delle due sepolture a baldacchino (dette anche a tegurium) che si trovano al centro dell’ambiente principale a pianta quadrata. E pare che da qui derivi il nome “trabacche”.

Lungo le pareti vi sono altre cavità con sepolcri ad arcosolio (sepoltura costituita da un'area sepolcrale incassata nella parete e sormontata da una nicchia); altre tombe si trovano sotto il livello del pavimento e sono perfettamente visibili. Non rimangono, purtroppo, tracce di affreschi.

È, comunque, molto suggestiva una luce che entra da un foro posizionato più o meno al centro della grotta.

Il sito divenne noto grazie al viaggiatore e pittore francese Jean Houel, nel corso del 1700. Houel fu uno dei primi a trattare e illustrare la grotta e nel suo libro così la descrisse.

«La grotta rappresentata in questa stampa contiene due superbe tombe lunghe undici piedi e larghe otto: non dubito che siano quelli degli antichi sovrani di questa contrada e che siano seppelliti attorno a loro i corpi delle persone più distinte per rango e qualità.

La prima figura rappresenta la veduta interna della grotta sepolcrale, presa dall'ingresso, così come la si vede arrivando; il che serve a fare conoscere questi luoghi funerari e il modo in cui le tombe erano poste sotto le arcate. La seconda figura offre la pianta in rilievo; si vede in particolare una delle tombe, intera ed isolata.

La colonna centrale, all'estremità, era mobile e si poteva spostare per fare entrare il morto nella tomba. La prodigiosa quantità di grotte, di sarcofagi dimostrano che questo paese ha conosciuto una bella architettura».

Un luogo che ha suscitato l'attenzione, quindi, di numerosi studiosi ed ha attirato la curiosità di viaggiatori e artisti. Nel corso degli anni, però, il sito è caduto nel dimenticatoio, fino a che, in tempi più recenti, non ha raggiunto nuova notorietà grazie al cinema.

L'ipogeo ibleo, infatti, è stato location del set della fiction televisiva "Il Commissario Montalbano", nello specifico per l’episodio dal titolo “Il cane di terracotta”.

L’ingresso alla Grotta delle Trabacche è libero, ma è sempre meglio verificare che l’accesso sia effettivamente consentito.

Come arrivare: per raggiungere la grotta si può prendere a riferimento l’incrocio tra via Archimede e via Fanfulla da Lodi, alla periferia di Ragusa. Dirigersi per via Fanfulla da Lodi, alla rotatoria continuare per via Colleoni, da dove inizia la cosiddetta strada dei Centopozzi (che porta appunto alla contrada dei Centopozzi).

A circa 1,5 Km dall’inizio di via Colleoni, inizia la strada provinciale Beddio-Tresauro-Piombo (SP13) che da Ragusa raggiunge l’antica Kamarina.

Al Km 3,2 della SP13 girare a sinistra su una stradina in leggera discesa, che dopo circa 100 metri diventa sterrata, proseguendo per questa strada, dopo qualche centinaio di metri, osservando il costone di destra, si intravedono due grotte, la più grande è quella delle Trabacche.
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