PERSONAGGI
È siciliano e dirige il palco di Sanremo (da 40 anni): vi svelo il dietro le quinte del Festival
"Quella volta che i Dire Straits...". Il direttore del palcoscenico più famoso della tv, Pippo Balistreri, ci racconta divertenti aneddoti e storie sul Festival di Sanremo
Di storie ne ha da raccontare tantissime. Ha conosciuto e lavorato con i più grandi artisti di tutti i tempi: Dire Straits, Queen, Ray Charles, Barry White, Eric Clapton, Duran Duran (solo per citarne alcuni, ma la lista è davvero lunghissima). Insomma, Pippo, oltre a essere il "capitano" della scena, rappresenta una "memoria storica" del Festival.
Ma come arriva da Aspra a diventare il direttore del "dietro le quinte" di Sanremo? Erano gli anni Settanta e Pippo Balistreri fa animazione nelle navi da crociera. Per tanti anni canta e suona a bordo dell'allora famosa "Queen Elizabeth" negli Stati Uniti. Qui impara a parlare inglese, competenza che si rivelerà poi essere la sua carta vincente per arrivare al festival. Nel 1974 decide che è ora di sbarcare e tornare in Italia, ad Aspra, dove diventa un famoso deejay.
«Ci siamo proprio divertiti in quegli anni», dice ridendo.
La svolta arriva quando si iscrive all'Associazione italiana disc jockey. Qui conobbe i suoi fondatori, niente di meno che Renzo Arbore e Gianni Naso. Furono loro che, riconoscendolo come un esperto di musica, lo presentano a Gianni Ravera, organizzatore del Festival di Sanremo.
Ma nel 1981 nessuno - o pochissimi - sapevano parlare inglese. Pippo sì. Bisognava accogliere gli ospiti stranieri. Ecco dunque l'occasione giusta: viene chiamato subito da Ravera a dirigere il dietro le quinte del Festival. «Da allora ci resterò per sempre», racconta Balistreri.
Alla vigilia dell'inizio di Sanremo 2022, è impegnatissimo fra prove da seguire, allestimenti palco e imprevisti «che non mancano mai», soprattutto in diretta. Il suo lavoro è frenetico, lo è sempre stato. Ma a lui piace così.
«Devi curate tutto nei minimi dettagli e pensare che ogni cambio scena deve avvenire nel giro di appena trenta secondi. Se c'è un imprevisto? Eh, devo sempre essere pronto a tutto».
Di imprevisti in 40 anni di carriera all'Ariston chissà quanti ne ha dovuto risolvere. «Dall'incursione di Cavallo Pazzo sul palco nel 1992 al signor Pagano, che nel 1995 minacciò di suicidarsi dalla galleria dell'Ariston. In entrambi i casi il presentatore era Pippo Baudo, professionista che non ha eguali e che riuscì a gestire tutte e due le situazioni».
Sulla vicenda di Pagano qualcuno ancora sostiene che fosse tutto costruito. Pippo Balistreri risponde con l'ironia che lo contraddistingue: «Falso? Ma quale falso! Era verissimo, ci ho anche rimesso 500 mila lire - e sbotta a ridere -. Baudo portò il signor Pagano dietro le quinte e per calmarlo chiese a qualcuno di noi di dargli dei soldi. Io gli diedi tutto il denaro che avevo in tasca: 500 mila lire. Soldi che poi non ho rivisto più! Ovviamente ci scherzo su».
Tra gli aneddoti divertenti, racconta il siparietto con i Dire Straits. «Loro forse neanche sapevano cosa fosse il Festival di Sanremo. Due di loro si presentarono un po' alticci e al momento di salire sul palco si rifiutarono di entrare per chissà quale motivo. Provai a convincerli ma niente. C'era poco tempo, così presi un bastone e feci finta di dargli una bastonata. Loro scoppiarono a ridere ed entrarono in scena. Insomma, nonostante curi e organizzi tutto, gli imprevisti comunque accadono. È il bello della diretta».
Dirige il palco dell'Ariston da quasi mezzo secolo e di conduttori ne ha visto alternarsi tanti. Il suo preferito? «Non voglio fare classifiche, diciamo che quello a cui mi sento più legato è certamente Pippo Baudo. Lui è il presentatore dei presentatori. Il numero uno. Non ho dubbi».
Nonostante i 40 anni a Sanremo, Pippo Balistreri comunque ha scelto di non lasciare mai la sua Aspra. Non che le occasioni gli siano mancate (facile intuirlo). «La Rai ci ha tentato parecchie volte, ma io ho sempre preferito restare qui. Ho pure fatto spostare mia moglie, che è francese, da Parigi in Sicilia. La dovevo fare trasferire un'altra volta?». Pippo ha sempre la battuta pronta.
«In realtà amo Aspra e la Sicilia. Solo che qui non funziona niente e io sono abituato a fare funzionare le cose. Ma è la mia terra e ho scelto di restarci, anche se con difficoltà».
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