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E se il Santo Graal fosse in Sicilia: gli indizi (curiosi) che ti portano in un antico borgo

Sono stati consumati fiumi di parole, filmati i documentari più disparati e girate famose pellicole cinematografiche ma la verità potrebbe essere sotto il nostro naso

Erika Diliberto
Giornalista
  • 7 aprile 2024

Mussomeli

I templari a Mussomeli? Il Santo Graal potrebbe essere lì nascosto? Solo ai più meritevoli sarà dato scoprirlo… E’ difficile non essere affascinati dall’argomento ed altrettanto difficile è non lasciarsi trasportare da questa o un’altra pista che nel corso degli ultimi decenni si sono aperte dietro a quello che rappresenta uno dei misteri più grandi della nostra storia.

Nel corso degli anni sono state consumate, letteralmente, fiumi di parole, sono stati filmati i documentari più disparati e girate le più famose pellicole cinematografiche sull’argomento. Eppure nonostante il tanto, forse anche troppo materiale a nostra disposizione, a noi tutti sembra non averne mai abbastanza e la fame e la sete di conoscere quella che è la verità o il mistero che dietro si cela, è sempre più che viva in ognuno di noi, anche nei più scettici.

Cosa è il Santo Graal? Esiste davvero la reliquia, dentro la quale Gesù Cristo, bevve il vino durante il corso dell’ultima cena? Dove è nascosto e chi sono quei monaci combattenti chiamati Templari? Queste sono alcune delle domande che ci poniamo e anche se molti non lo ammettono, il pensiero del dove possa essere oggi, la sacra coppa, ci accomuna e ci avvicina un po' tutti.
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L’associazione dei templari alle sacre reliquie è sempre stato un luogo comune e per cercare di rispondere almeno ad una di queste domande è giusto fare un piccolo passetto indietro nel tempo e ricordare che i Templari sono stati un ordine cristiano nato durante il corso delle Crociate nel XII secolo.

Originariamente chiamati i "Cavalieri dell’Ordine del Tempio di Gerusalemme", erano noti per il ruolo che rivestivano nella protezione dei pellegrini cristiani in Terra Santa nonché per il grande potere e l’enorme ricchezza che si dice abbiano posseduto in vita.

Nonostante l’importante missione che hanno portato avanti con coraggio ed eroismo nel difendere i fedeli, nel XIV secolo vennero soppressi quasi annientati dall’allora re Filippo IV di Francia e dal papa Clemente V. I motivi sembrano essere adducibili principalmente a questioni politiche ed economiche dell’epoca.

Nel corso della loro esistenza come sacro ordine a loro erano attribuiti non solo i compiti di difesa dei pellegrini ma anche di protezione e salvaguardia delle tante, numerose reliquie, vere o false che durante quegli anni, circolavano liberamente.

I Templari sono ancora oggi, molto spesso, associati a diverse di queste reliquie legate alla vita di Gesù Cristo, tra cui la Sacra Sindone ed il Graal. È stato detto che i monaci combattenti durante le Crociate cercassero in lungo ed in largo queste testimonianze cristiane ed una volta trovate, le conservavano nei loro tesori.

Tuttavia, molte delle associazioni che sono state fatte, sono più leggenda che realtà, e le prove storiche concrete sull’effettivo coinvolgimento dei Templari con le reliquie, sono assai limitate. Ciò nonostante il fascino del mistero e del proibito associato poi a quel che ne è stato dell’Ordine alimenta ancora oggi una grande immaginazione nelle persone. E la prova tangibile che sia o meno esistito il Santo Graal non ce l’ha ancora in mano nessuno.

La ricerca va quindi avanti e di tutti i probabili posti al mondo dove possa esser finita la coppa, il meno probabile sembrerebbe esser la Sicilia. Eppure nel cuore dell’isola e precisamente a Mussomeli, vi sono dei curiosi indizi che ci riportano al Sacro Ordine. Mussomeli, nel nisseno, è noto non solo per il suo magnifico castello chiaramontano ma anche come “il paese delle chiese” per la sua ricca concentrazione di edifici religiosi, nonostante il numero di abitanti.

Questa caratteristica è essenzialmente da attribuire alla sua ricca storia e ad una tradizione religiosa centenaria, molto profonda e ancora oggi più che radicata. Tra le tante chiese presenti nel comune di Mussomeli, molte delle quali di pregevole fattura ed architettura, ne spicca una, forse anche la più enigmatica fra tutte, quella di San Giovanni Battista.

La chiesa che si trova nell’omonimo quartiere di San Giovanni, in quello che è il centro storico del paese, la cosiddetta "terravecchia", ha una bellezza tutta sua. Il grande edificio religioso, avvolto all’interno di quella che è la rete urbana del paese, risale ai primi del ‘500 e presenta una struttura a tre navate.

Molti sono gli artisti che vi hanno lavorato e altrettante le opere d’arte custodite al suo interno. Tra queste, gli affreschi settecenteschi della volta, opera del pittore Palermitano Salvatore Bulgarelli e le pareti dell’abside e dell’altare, dipinte da Giuseppe Sala. Ed è proprio in questi affreschi che affiorano quelli che sembrano essere a tutti gli effetti dei collegamenti che ci riportano all’ordine dei templari.

Secondo una recente teoria proprio nella chiesa di San Giovanni, edificata su quelle che erano le fondamenta di una precedente chiesetta di cui si hanno notizie fin dal 1558, sembrerebbero essere presenti in loco, diversi simboli templari. Nonostante le numerose suggestioni nate dopo l’uscita nelle sale cinematografiche del film "Il Codice da Vinci", i segni dei templari a Mussomeli, nella Chiesa di San Giovanni, non sono pochi.

A cominciare dalle croci che potrebbero con buona probabilità appartenere allo storico ordine. Croci che l’edificio religioso mussomelese ne conserva parecchie.

Va precisato comunque che per le croci templari non esiste una unicità certa, questo perché nel corso degli anni ne sono state adottate di diversi tipi e forme, e spesso neanche in maniera univoca. Un ulteriore indizio presente, risiede nella denominazione proprio che è stata data alla Chiesa.

San Giovanni, infatti, è il protettore dell’ordine dei Cavalieri Ospitalieri e Cavalieri Gerosolimitani, nato a Gerusalemme intorno all’anno 1050. Altre di queste testimonianze sarebbero presenti in diversi quadri e dipinti. In un grande quadro sono infatti raffigurati i santi Pietro Nolasco e San Giovanni De Matha, il primo fondatore dell’ordine della Mercede, ovvero il riscatto pagato ai saraceni che prendevano i pellegrini in ostaggio.

L’altro santo è fondatore di un ordine, con le stesse finalità. E ancora, a detta di alcuni, se si osserva l’affresco del soffitto, nell’ultimo riquadro è possibile vedere i fondatori dei templari.

Accanto alla glorificazione di San Giovanni Battista, si troverebbero un nobile in piedi e un altro cavaliere in ginocchio, e di fronte si vedrebbero: il vescovo Iacono in ginocchio, il parroco Mulè e il seminarista Alessi. Lo stemma sul portone della chiesa è quello di Malta anche se non vi sono tuttora prove concrete e quello della porta laterale è stato stilizzato a mo’ di “croce patente”. Il legame tra i Templari e l’Ordine di Malta è un fatto concreto legato a motivazioni di origine patrimoniali ed economiche.

Nel 1314 quando l’ordine venne ufficialmente sciolto, gran parte delle sue proprietà vennero conferite agli Ospetalieri, antesignani dei Cavalieri di Malta. Quel che è certo è che la chiesa di San Giovanni custodisce dei tesori di inestimabile valore come la commovente statua dell’Addolorata di Francesco Biangardi realizzata nel 1875 e altre mirabili opere tra cui San Calogero, oggetto di culto popolare.

A lui viene offerto come ex voto del pane antropomorfo, che riproduce parti del corpo umano miracolosamente guarite.

E ancora l’edificio conserva il simulacro del "Bambinello", anch’esso del Biangardi, salvato miracolosamente dal parroco Mulè prima che finisse in mano ad un rigattiere. Chi volesse recarsi sul posto ad ammirare i "veri" tesori di San Giovanni, potrà anche apprezzare altri capolavori come la tela "i Vergine con San Elisabetta" (1600) attribuita a Pietro D’Asaro, il Monocolo di Racalmuto, il quadro della Madonna della Misericordia del 1780 del pittore Giuseppe Crestadoro e il Crocifisso da alcuni attribuito a Fra Umile da Petralia, che, a seconda da dove lo si osserva, cambia espressione e simboleggia: la Sofferenza, la Morte e la Resurrezione.

È doveroso ricordare anche, che San Giovanni conserva inoltre due interessanti tele di Fra’ Felice di Sambuca, che raffigurano “La morte del giusto” e "La morte del peccatore". Fantasticare un po’ su questa storia, non ha mai fatto male a nessuno e se l’interesse per i templari può portare a riscoprire e a visitare le tante meraviglie presenti sul nostro territorio e nella fattispecie le chiese di Mussomeli, allora ben venga questo "interesse".

Lo spopolamento dei centri storici a Mussomeli come in tanti altri paesi del Vallone, in favore di zone più facilmente praticabili con le quattro ruote è una vera e propria piaga del tessuto urbano.

Forse la ricerca del Graal non porterà mai a nulla ma ai più "meritevoli", questo aprirà le porte della storia, della cultura e delle tradizioni di un paese come Mussomeli che meritano di esser conosciute, visitate ed apprezzate.
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