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È per i bimbi ma incanta le giurie mondiali: "La stella di Andra e Tati" nasce a Palermo

Miracolosamente sopravvissute all'eccidio nazista: la storia di Andra e Tatiana Bucci, deportate ad Auschwitz-Birkenau all’età di 4 e 6 anni diventa un cartone animato

  • 9 settembre 2019

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Le piccole Andra e Tati (Alessandra e Tatiana) Bucci sono ebree italiane di Fiume e avevano 4 e 6 anni quando il 29 marzo 1944 vennero deportate ad Auschwitz-Birkenau insieme a madre, nonna, zia e cuginetto: la loro storia diventa un cartone animato (il primo) a parlare senza retorica della Shoa ai bambini e ha vinto il "Rockie Award" come miglior film animato per bambini e ragazzi.

"La stella di Andra e Tati" ripercorre la loro storia. Arrivarono ad Auschwitz il 4 aprile 1944. «Appena arrivate al campo - ricorda Tati - ci fecero indossare vestiti usati - poi ci marchiarono con il numero che ancora oggi portiamo sul braccio e che non abbiamo mai voluto cancellare».

A lei fu tatuato il numero 76484, alla sorella il 76483: l’incoscienza dell’età e la simpatia di una guardiana del blocco del lager furono gli elementi determinanti per la loro salvezza, un destino rarissimo che ci consente ancora oggi di ascoltare la loro voce e i loro ricordi.
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Al campo di sterminio di Auschwitz degli oltre 200mila bambini deportati ne sopravvissero poco meno di cinquanta.

La produzione, firmata RAI Ragazzi e dalla società di produzione palermitana Larcadarte, in collaborazione con Ministero dell'Istruzione e della Ricerca (MIUR), porta le firme poi dei registi Rosalba Vitellaro e Alessandro Belli e della sceneggiatrice e produttive Alessandra Viola: un team che grazie alla "La stella di Andra e Tati" si è aggiudicato il premio cinematografico canadese "Rockie Award" come miglior film animato per bambini e ragazzi.

«Il progetto del cartone - dice la regista, Rosalba Vitellaro - nasce dal nostro desiderio di raccontare al mondo una storia vera della Shoah che fosse però a lieto fine, proprio come quella delle sorelle Bucci protagoniste del cartone che alla fine sopravvivono e ritrovano i loro genitori».

Come anticipato, il cartone é il primo film d’animazione a parlare ai bambini e ai ragazzi del delicato tema della Shoah: «Ci siamo avvalse anche della collaborazione straordinaria DI Marcello Pezzetti, storico italiano e studioso d’eccellenza della Shoah - continua Vitellaro - abbiamo dovuto scrivere parecchie sceneggiature prima di riuscire a creare un prodotto che non fosse patetico o didascalico, ma realistico».

Così iin soli 26 minuti, il ha letteralmente stregato la giuria canadese anche per la dolcezza con cui è stato trattato un tema così ostico soprattutto da spiegare ai più piccoli, sbaragliando le produzioni degli altri concorrenti in gara, colossi di tutto rispetto come la Pixar e Netflix.

«Parlare di Shoah ai bambini non è stato affatto semplice - spiega - ma evidentemente é stato molto apprezzato, é un cartone ben fatto al quale hanno partecipato prestando la loro voce gradi professionisti del calibro di Loretta Goggi, Ludovica Modugno, Laura Morante e Leo Gullotta».

«Siamo anche arrivati terzi in Giappone e secondi in Cina, mentre siamo ancora in finale al Festival di Cannes per il Content Innivation Award il prossimo Ottobre, dei traguardi inattesi che per noi significano conferme dall’altro lato del mondo».

Un po' di storia: ad Auschwitz-Birkenau le due bambine perderanno prima la nonna e poi il cuginetto Sergio, ma anche grazie all'aiuto della blokova preposta alla loro vigilanza, riusciranno a sopravvivere fino alla liberazione del campo.

Andra e Tati furono infatti liberate il 27 gennaio 1945, quando le truppe dell’Armata Rossa, nella loro avanzata, aprirono i cancelli del campo di sterminio: senza documenti, lontane dai loro familiari, vennero portate prima a Praga, poi un anno dopo trasferite in Inghilterra. Nell’Europa che si riprendeva dalla guerra ci vollero quasi due anni prima che alla fine potessero essere ricongiunte ai loro genitori.

«Abbiamo avuto il coraggio di tornare ad Auschwitz solo nel 2005 - hanno raccontato le due sorelle - E poi ci siamo venute anche più volte all'anno. Finché le forze ce lo permetteranno, continueremo a tornare».
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