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È nera, siciliana e sostenibile: l'animale (antico) che sopravvive al cambio clima

Oggi sono diffusi in tutta l’isola, sebbene l’area in cui è presente il cuore della loro produzione rimanga quella dei monti Sicani e della provincia di Palermo

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 10 marzo 2025

La vacca cinisara

La vacca Cinisara, nota anche come vacca nera siciliana, è un animale che appartiene al gruppo delle razze bovine podoliche - caratterizzate da un mantello di colore grigio, con tendenza al grigio scuro sul collo - ed è tra gli animali domestici più antichi oggi rimasti in Sicilia.

Le prime testimonianze di questa razza risalgono al 1200, quando negli archivi della Abbazia benedettina di San Martino delle Scale, situata vicino a Palermo, compaiono tracce di allevamenti bovini simili.

Le origini di questa razza sono tuttavia parzialmente avvolte nel mistero. Alcuni storici ipotizzano che potrebbe essere stata introdotta in Sicilia durante la dominazione spagnola, considerando la sua somiglianza con la Berrenda Negra, una razza bovina spagnola.

Altri sostengono che, intorno al Risorgimento, alcune vacche podoliche furono portati in Sicilia per far fronte a una grave epidemia che decimò il bestiame. Altri ancora affermano che la vacca Cinisara sia erede delle vacche usate dai contadini arabi siciliani, giunti durante l’alto Medioevo, per tirare l’aratro.
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Quale che sia la sua origine, questo animale si adattò velocemente alle condizioni ambientali siciliane, specialmente nelle zone del nord-ovest, dove venne definitivamente riconosciuto come la vacca Cinisara.

Oggi queste vacche sono diffuse in tutta l’isola, sebbene l’area in cui è presente il cuore della loro produzione rimanga quella dei monti Sicani e della provincia di Palermo.

La caratteristica principale di questi animali è la loro capacità di vivere allo stato brado, in territori aridi e spogli, preferendo terreni collinari e alture pietrose per pascolare, dove molte altre razze non riuscirebbero a sopravvivere.

Spesso, mandrie di Cinisara sono avvistabili persino avvistabili dai piloni dell’autostrada Palermo-Catania, quando queste si aggirano nelle campagne prospicenti il Parco delle Madonie.

Essendo resistente alle alte temperature, specialmente allo scirocco estivo, questa razza viene considerata dagli allevatori come una delle poche resistenti agli effetti del cambiamento climatico, che stanno pesantemente alterando la struttura stessa delle campagne siciliane.

La loro alimentazione basata su erbe selvatiche e autoctone e la loro grande capacità di adattamento rendono queste vacche perfette per difendersi dalla progressiva desertificazione del territorio, soprattutto considerando come spesso non hanno neppure bisogno di costanti rifocillamenti durante l’estate.

Il loro segreto consiste in un minor dispendio di energia mentre pascolano e la loro abitudine a mangiare piante non gradite dalle altre razze, che sono ricche di acqua e di sostanze nutritive.

Secondo la leggenda, il nome della razza Cinisara deriverebbe dal comune di Cinisi, che a sua volta prende il nome dall’arabo "Ginisti", una polvere di carbone fossile, utilizzata per riscaldare le abitazioni locali.

La produzione lattiera delle Cinisara, invece, supera i 3700 kg per lattazione, mentre il loro latte si distingue per la presenza di sostanze benefiche come polifenoli, terpeni, Omega 3 e Omega 6, oltre che altri antiossidanti. Il loro latte viene invece utilizzato per la produzione di alcuni formaggi tipici.

Degli esempi sono il caciocavallo palermitano e le caciotte, che si distinguono da altri formaggi autoctoni della nostra regione per il loro sapore delicato e leggero.

Infine, la loro carne è molto apprezzata per la sua elevata qualità ed è divenuta un simbolo della tradizione agricola siciliana e delle scampagnate primaverili all’aperto, facendo parte delle tradizionali "arrostute".
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