PERSONAGGI
Dopo le stragi del '92 resta (e studia Palermo): così Stefania Auci "scopre" i Florio
Dinamica, autentica e curiosa. La sua penna ha spalancato le porte del mito dei Florio, facendo rivivere un'epoca e un destino senza pari; l'intervista a Stefania Auci
Stefania Auci
Nata a Trapani, Stefania Auci vive da tempo a Palermo, dove lavora come insegnante di sostegno. Con "I Leoni di Sicilia", ha conquistato i lettori per la passione con cui ha saputo rivelare la contraddittoria, trascinante vitalità di questa prestigiosa famiglia.
Dalla saga, rimasta più di cento settimane in classifica e tradotta in 37 Paesi, ne è nata anche una fortunata serie tv, in onda su Disney+.
Geniale, dinamica e cazzuta, Stefania è un vulcano di energia, l'abbiamo incontrata a Ortigia, durante "Gli stati generali del cinema".
«Il successo? No che non me lo aspettavo - sorride - non mi stancherò mai di ripeterlo. Scrivere un libro è come fare un figlio: non sai cosa ti esce fuori, può nascere Einstein, così come Ted Bundy».
L'idea di approfondire la storia dei Florio nasce da una libreria. «Mio padre appassionato e storico - racconta Auci - aveva messo a disposizione mia e delle mie sorelle una piccola biblioteca con una grande sezione dedicata alla storia locale.
Sono nata a Trapani e chi è di lì non può non imbattersi nel nome dei Florio. La loro presenza è ovunque: nell'Isola di Favignana il loro palazzetto e la Tonnara sono le prime cose che si vedono. Da lì poi studiare, appassionarmi, comprendere».
Tutto ha inizio nel XIX secolo quando i fratelli Paolo e Ignazio Florio, due piccoli commercianti in fuga da una Calabria ancorata al passato, cercano riscatto sociale in Sicilia aprendo una piccola bottega di spezie.
Ma l'ambizione unita al tocco imprenditoriale di Vincenzo, il giovane figlio di Paolo, li spinge a un'espansione senza precedenti segnata dal commercio dello zolfo, dalla creazione di una compagnia di navigazione e dall'investimento nell'industria vinicola.
Ad attrarre l'interesse dell'autrice trapanese è stata proprio la dimensione imprenditoriale dei Florio. Una storia di successo sui generis che ci racconta di collegamenti con i più alti vertici della finanza e dell'industria internazionale.
«Questo studio, l'ho portato avanti su Palermo - spiega la Auci - Sono andata a spulciare negli archivi, ho letto tanti articoli. Palermo, per me è una sorta di capsula del tempo, ci sono dei posti che per me rappresentano un unicum irripetibile. Pensiamo a dimore come il palazzo Conte Federico o lo Steri.
Qui trovi una sovrapposizione di strati. Allo Steri, per esempio, c'è una fornace di epoca araba, ci sono le carceri dell'inquisizione: un insieme di vita che si impasta e si mescola».
Stefania Auci ama Palermo ma il suo luogo del cuore in Sicilia rimane casa: Trapani. «Non c'è nessun posto come le mura di Tramontana e la torre di Ligny», commenta.
Adolescente nella Sicilia delle stragi di mafia, vedrà passare davanti ai suoi occhi l'ambulanza che trasportava il corpo, ormai esanime, del giornalista Mauro Rostagno. Ma a decidere il suo "destino" saranno le stragi di Capaci e di via D'Amelio.
«Quando uccisero Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della scorta - racconta - io ero in gita con la scuola, ci avevano portato a vedere le tragedie al Teatro greco di Siracusa.
Sul pullman ci dissero che era saltata in aria l'autostrada, fu una sensazione stranissima. Mi ricordo la polvere: era talmente tanto alta e spessa che avvolgeva tutto il panorama. E poi quella sensazione di profondo disorientamento e impotenza».
Da lì la decisione di rimanere in Sicilia come reazione a ciò che stava accadendo: «Per noi è stata una conseguenza "naturale" - spiega - volevamo rimanere per cambiare le cose. Oggi chi se ne va, va via per non tornare più, e non perché disprezza la terra in cui è vissuto ma perché non ci sono prospettive.
La più grossa sconfitta che stiamo vivendo in Italia è questo dissanguamento di intelligenze e di personalità».
Stefania invece la sua intelligenza l'ha usata in Sicilia per poi raggiungere l'estero. «Un'insegnante delle medie mi diceva "A te piace scrivere leggere e scrivere perché ti piace risolvere e capire problemi" - racconta - aveva visto giusto. Il mio rapporto con la con la scrittura è nato da piccolissima, alla scuola elementare».
È una donna tosta Stefania, generosa e sensibile, che ama. «Ho amato moltissimo studiare e fare giurisprudenza - spiega - amo moltissimo fare l'insegnante ed è il motivo per cui io non voglio smettere di farlo».
Di lei colpisce la grande energia e uno sguardo profondo, sempre pronto a cogliere ogni dettaglio. Un suo ritratto intimo l'aveva scritto per Balarm la sua amica del cuore, Francesca Maccani:
«La mia amica è una che non si arrende, che fa sport, che ama stare all'aria aperta - scrive la Maccani - che non sa stare ferma, che fa dieci cose contemporaneamente, mentre guida sicura per le strade di Palermo, parla in vivavoce con i giornalisti, poi riattacca e ordina la carne per la cena e nel frattempo passa a prendere sua figlia, ma lungo la strada fa tappa in lavanderia e in tutto questo riesce a raccontarti del lavoro a scuola e che tre ore prima ha impastato il pane.
Una cosa è certa però, lei non è cambiata, il successo non l'ha intaccata minimamente. È rimasta una donna umile e con i piedi per terra, non ha rinunciato ai suoi interessi e alla sua vita, difende gelosamente la sua privacy e la sua famiglia e fa i salti mortali per riuscire a conciliare tutto, il lavoro a scuola a tempo pieno, la casa e i suoi figli e gli impegni legati al libro».
Stefania Auci è così: dinamica, autentica e curiosa, gli ingredienti perfetti per una penna che arriva al cuore.
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