CRONACA
Distrutta dagli incendi, la chiesa di Santa Maria di Gesù ora risorge: iniziano i lavori
Non poteva restare così. Finalmente partono gli interventi di recupero nella chiesa che custodisce le spoglie di San Benedetto il Moro, co-patrono di Palermo
La Chiesa di Santa Maria di Gesù, a Palermo, dopo l'incendio (foto di Parrocchia Santa Maria di Gesù - Catania)
Il complesso monumentale era stato danneggiato dal disastroso incendio dello scorso 25 luglio. L'assessore regionale ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato, ha consegnato alla ditta aggiudicataria i lavori. Presenti anche Selima Giuliano, Soprintendente per i Beni Culturali di Palermo, e frate Vincenzo Bruccoleri, superiore del convento di Santa Maria di Gesù.
Le fiamme dell'estate scorsa hanno divorato praticamente tutto, dai tetti ai preziosi quadri. A essere messa in salvo poco prima dai fedeli la teca con le spoglie di San Benedetto il Moro, il santo co-patrone di Palermo.
Ad eseguire i lavori, per i quali è prevista una spesa di 100 mila euro (89 mila euro per i lavori più oneri), è il Consorzio Pragma con sede a Roma. Per le operazioni di restauro, per le quali verranno utilizzati fondi del ministero delle Infrastrutture, si dovrà attendere un secondo step.
Il complesso risale al 1426 quando un frate francescano di Agrigento, il beato Matteo da Girgenti, che si trovava a predicare a Palermo fu invitato a fondare un convento. Due coniugi, Antonio e Betta Mirabile regalarono al frate il terreno per consentirne la costruzione.
Nacque così il convento di "Santa Maria di Gesù"
Alcuni storici riportano che già dal 1253 in quel luogo esisteva una piccola cappella/chiesetta di 12 metri per 8 circa, che era stata eretta in onore di Sant’Antonio Da Padova e della sua permanenza in questo luogo.
Il Convento comprendeva questa chiesetta, alcune celle per i frati, intorno ad un chiostro a forma quadrata con una fontana al centro con la rappresentazione del prodigio avvenuto sul ponte ammiraglia quando i frati francescani riuscirono ad impossessarsi del corpo di S.Benedetto, e un pozzo tutt’ora fruibile dai frati del convento.
Esiste in prossimità del convento un albero prodigioso, un cipresso che secondo la tradizione,, ha avuto origine dalla miracolosa radicazione del “bastone” che San Benedetto il Moro usava per sostegno e che infisse in quel luogo, La sua datazione risale al 1589., data in cui è avvenuta la morte del Santo.
Il cimitero annesso è più antico di Palermo, risale anch'esso al 1426, ma è anche il luogo con più tombe nobiliari. Ci sono le cappelle monumentali dei La Grua, della famiglia Florio (firmata da Damiani Almeyda) e dei Lanza (opera di Ernesto Basile): vere e proprie opere d’arte.
Ospita anche la memoria contemporanea, attraverso le tombe dei morti di mafia: dalla cappella di Paolo Borsellino a quella di Nino Agostino e quella dell’ex sindaco Giuseppe Insalaco.
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