STORIA E TRADIZIONI
Dalla Cattederale di Palermo a Trapani: l'arte sacra siciliana e le (tre) sorelle acquasantiere
Apparentemente sembrano uguali, realizzate dallo stesso autore, ma in realtà sono state realizzate in periodi diversi e da artisti diversi o almeno così pare. La più antica, risalente al XV secolo
Acquasantiera del Gagini, Cattedrale di Palermo (foto di A. Prestigiacomo)
Si tratta di nozioni che non si basano su fondamenti storici, si tramandano semplicemente tra la popolazione. Sarà un male, di sicuro lo è per gli accademici, meno per gli amanti del folklore siciliano, tuttavia è innegabile che la differenza tra i due duomi sia proprio evidente. Il duomo di Monreale è splendido all'interno, ricolmo di mosaici “d'oro” in stile bizantino, mentre presenta una “semplice”architettura gotica normanna all'esterno; quello di Palermo invece ha un'architettura esterna ricca di decori plastici e luminosi grazie alla tipica cromatura dorata della pietra calcarea locale (tufo), guglie svettanti al cielo, merlature, archi, torri campanarie, ecc., mentre l'interno è in stile neoclassico.
Tra le varie cose meravigliose che si possono trovare, ci concentreremo sulle “pile d'acqua santa” quattro-cinquecentesche. Sono due acquasantiere poste una sul lato sinistro della navata centrale e l'altra sul lato destro. Apparentemente sembrano uguali, realizzate dallo stesso autore, ma in realtà sono state realizzate in periodi diversi e da artisti diversi, o almeno così pare. La più antica, risalente al XV secolo, il Bellafiore, nel suo libro sulla Cattedrale di Palermo, la considera un'opera di autore anonimo, ma in realtà era già stata attribuita a Domenico Gagini, padre del più famoso Antonello; l'altra, sul lato sinistro della navata, è un'opera del 1553 di Giuseppe Spadafora e Antonio Ferraro che in quell'anno «si obbligarono a scolpire pel Duomo di Palermo una pila d'acqua santa di disegno simile a quella più antica».
Entrambe le acquasantiere hanno una vasca a forma di conchiglia retta da un mensolone e una spalliera istoriata con scene scolpite tratte dal Vecchio e dal Nuovo testamento. Sopra le spalliere chiudono due cupolini decorati con guglie sulle quali si ergono l'Angelo Gabriele da una parte e dall'altra la Vergine Maria. Nella pila del Gagini le scene descrivono il Battesimo di Gesù nel Giordano e la benedizione di un fonte battesimale alla presenza di un prelato e di una corte cittadina; sullo sfondo si individuano edifici importanti di una città.
In quella dello Spadafora e del Ferraro si notano altre due scene: «L'una è quella del paralitico sanato da Cristo nella piscina, laddove nel centro si vede un portico a tre arcate, nel cui fondo in menomo rilievo di linee appariscon vecchi ed infermi, e nel primo piano, quasi di tutto tondo, giace disteso in mezzo sopra un letto portatile il paralitico, cui sta dinanzi Gesù in atto maestoso e calmo, profferendo l'onnipotente parola: Sorgi e cammina […] Nell'altra storia al di sopra sta espresso Mosè, che della mirabil sua verga percote la roccia, da cui scaturiscon le acque, che dissetano il popolo nel deserto».
Esiste almeno una terza aquasantiera “uguale” alle prime due, si trovava nella chiesa di Maria SS. Annunziata di Trapani. «Fu commissionata nel 1486 dalla ricca comunità dei naviganti della marina grande di Trapani. […] Presenta un'elegante vasca a conchiglia, sostenuta alla base da tre puttini telamoni. Sulla parte frontale, articolata su tre registri, sono scolpiti in rilievo in alto il Battesimo di Cristo e in basso un veliero squassato dal vento tra le onde sulle cui vele è raffigurato l'episodio evangelico dell'Annunciazione. […] Sul cupolino, decorato nella fascia esterna da testine di cherubini, domina la figura scolpita a tutto tondo dell'angelo annunziante. L'opera è attribuita agli scultori Gabriele Di Battista e Antonio Prone, attivi nella seconda metà del XV secolo nel cantiere dell'Annunziata di Trapani».
Oggi quest'altra meravigliosa scultura si può ammirare all'interno del Museo Pepoli di Trapani.
(Per approfondimenti sull'argomento consiglio la lettura di I Gagini e la scultura in Sicilia del secolo XV e XVI di Gioacchino Di Marzo; Elogio storico di Antonio Gagini scultore ed architetto palermitano di Agostino Gallo)
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