STORIE
Dal Canada alla Sicilia per rimanere: perché Stefano vuole rendere l'Isola più "selvaggia"
Stefano è una guida escursionista che, rientrato nella sua Sicilia, decide di restare per dare il via a un progetto di tutela dei paesaggi che stanno letteralmente scomparendo
Stefano Marsala
Volendo ampliare la visione e volendo trovare qualche aspetto propositivo in questo anno funestato dalla pandemia vogliamo raccontarvi la storia di Stefano Marsala, che sa di ritorni e di futuro.
A causa della pandemia, infatti, lo scorso anno Stefano è rientrato dal Canada dove lavorava come guida escursionista, alla ricerca degli orsi tra i boschi.
Il Canada è stato l’approdo all’indomani della Laurea in Geologia, in quanto da sempre appassionato di paesaggi e natura.
Originario di Naro, nell’Agrigentino, Stefano ha dovuto allontanarsi - e anche parecchio - dalla sua Isola per sviluppare quell’amore viscerale che oggi lo mette al centro di una iniziativa a tutela del paesaggio naturale, minacciato dall’azione dell’uomo.
«Sono ritornato in Sicilia a causa della pandemia, all’inizio non per mia volontà, ma una volta rientrato mi sono reso conto di tante cose. Spesso rimanendo qui si critica molto, tutto, e si pensa che dall’altra parte del mondo ci siano situazioni migliori.
Sono cresciuto nell’Agrigentino e qui ormai è un vasto deserto di campi di grano, non c’è una foresta, non c’è un lago. Il suolo è talmente esausto che hanno cominciato a smantellare collinette calcare, importanti anche dal punto di vista archeologico, oltre che paesaggistico, per sfaldare il calcare e disperderlo nei campi per arricchirli».
«Per me - continua Stefano - equivale a rosicchiare un osso famelicamente. Esistono però interventi che possono essere fatti per ripristinare ecologicamente i luoghi.
Più o meno è il paesaggio che ho visto anche in Canada. Allora mi sono detto che era doveroso investire le mie energie e risorse a servizio della mia terra».
Da qui nasce la sua decisione.
«Ho scelto quindi di rimanere qui e gettare le basi per un progetto di ricostruzione a cui ho dato il nome di Rewilding Sicily, sulla scia di quello gia esistente, e ben più ampio, Rewilding Europe.
Ho cominciato ad approfondire queste pratiche che sembrano essere la soluzione che cercavo per ridare dignità al territorio in cui sono nato.
Ho pensato quindi di aprire dei profili sui canali social (Facebook e Instagram) per testare la risposta a questa mia idea e raccogliere le forze di quanti, come me, credono nella necessità del ripristino di un sistema ecologico originario».
Nella fattispecie Rewilding Europe, organizzazione senza scopo di lucro con sede a Nijmegen nei, Paesi Bassi, lavora per creare paesaggi rewilded (selvaggi) in almeno 10 diverse regioni in tutta Europa.
Dal 2011, anno della sua fondazione, il processo di ricostruzione in Europa ha raggiunto uno slancio significativo, coinvolgendo ambasciatori e volontari provenienti da 18 paesi europei.
La missione di Rewilding Europe è rendere l'Europa un luogo più selvaggio, con più spazio per la natura selvaggia, la fauna selvatica e i processi naturali.
Stefano Marsala, condividendo tali principi di ripristino di una dimensione più naturale dell’ecosistema (che sembra un gioco di parole ma è la triste realtà), vuole introdurre questa visione anche in Sicilia, luogo in cui il paesaggio mostra segni dell’inadeguata azione umana contro natura.
«Fra qualche giorno - ci ha detto Stefano - rientrerò dalla Tunisia, che per me è simile alla Sicilia ma ancora più selvaggia e quindi sono venuto a vedere. A Naro incontrerò il sindaco Maria Grazia Brandara, la quale si è mostrata disponibile e, in qualche modo, entusiasta della mia volontà di cominciare a prenderci cura del nostro territorio.
Da quando sono arrivato in Sicilia ho cominciato ad informarmi sui piani di ripristino ambientale europei e sulla loro applicazione anche qui ma non ho trovato grandi risposte.
A Naro, come in tutti gli angoli della Sicilia, ci sono esempi di una gestione, a cominciare dalle dighe e dai laghi, che tutto fa tranne che favorire l’ecosistema, esempio ne è il fatto di cronaca che ha coinvolto la diga Sciaguna nell’Ennese.
Dobbiamo comprendere che è necessario ripristinare le nicchie ecologiche originarie, tra fauna e flora, per recuperare il nostro ambiente. M’immagino per il futuro dell’Isola dei santuari di biodiversità in piena regola».
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