STORIE
Da Palermo a Capo Nord (a 30 all'ora) con il mitico "Sì": l'impresa pazzesca di Domenico
Tra gli anni Ottanta e Novanta, il Sì era una vera "istituzione". Vi raccontiamo la missione di un palermitano: arrivare all'altro capo del mondo col suo motorino
Domenico Faraci
Una passione, quella per le moto, che nasce grazie al nonno: «Mio nonno – racconta a Balarm Domenico – una volta fece un viaggio con un Demm 50cc dalla Campania fino a Palermo, negli anni '60. Una cosa assurda per i tempi. Io rimasi davvero colpito, volevo imitarlo. C’era un Ciao buttato nel garage, e mio nonno per farmi stare tranquillo me lo affidò. Da lì nacque tutto».
Una storia, quella che lega Domenico ai motori, fatta di gare, enduro, ma anche di tanti viaggi importanti e destinazioni esotiche.
Domenico racconta il suo amore per l’Africa: «Che sia per allenamento o per piacere, l’Africa mi ha sempre offerto tantissimo. Una cosa che mi ha davvero colpito è stata l’ospitalità della gente che ho incontrato: quando sei nel deserto, da solo, capisci cosa vuol dire venire aiutato».
La voglia, quindi, di godersi ogni chilometro: «Non bisogna perdere la bellezza dei paesaggi, come quando magari si va a Cefalù dalla statale. Io voglio arrivare a Nordkapp attraverso le strade secondarie, con il mio motorino, a trenta chilometri orari. Voglio gustarmi ogni secondo della tratta», continua il poliziotto.
«Non è il mezzo a fare viaggio, l’importante è avere lo spirito e il senso dell’avventura».
Tante tappe, in giro per l’Europa: Faraci dovrà attraversare i passi austriaci, dovendo a tratti pedalare in salita; la Germania, la Danimarca, fino alla Atlantic Road. E poi i paesi scandinavi.
«Partirò a maggio, e dovrei riuscire a completare il viaggio con circa trenta giorni di ferie, quelli che ho”. Servirà tanto: “Mi sto portando dietro, di fatto, altri due motorini smontati, è necessario. Inoltre dovrò comprare litri e litri di miscela, perché nei paesi scandinavi ormai è fuori produzione».
E la famiglia? «Mia moglie si è abituata (ride, ndr), dovrò inventarmi qualcosa per i miei bambini, meno male che c’è il mare. Loro comunque mi amano, e sanno cosa significa per me».
Domenico, comunque, non vuole dimostrare niente, né battere record: «Quello che mi spinge a intraprendere questo viaggio è il fatto che ormai non c’è più inventiva. La mia generazione viveva per il motorino, quando ero ragazzo si faceva di tutto. E allora voglio dimostrare che con il motorino puoi fare qualsiasi cosa: puoi evadere, puoi andare ovunque, spinto dalla passione».
La voglia, infine, di sfidare anche gli imprevisti: «So che probabilmente ci saranno momenti difficili – continua Faraci -. Ci potranno essere guasti, rotture, notti da passare in tenda e sacco a pelo. Ma è questo il bello, l’avventura: l’avventura è tutto. Non è un caso che ai miei amici ho detto: Si può fare. Voglio dimostrare questo: che tutto si può fare».
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