ITINERARI E LUOGHI
Costruito sulle impronte di un gigante: il maestoso palazzo (in Sicilia) che non esiste più
Enorme e maestoso, sorgeva nel punto in cui il braccio di penisola si attacca alla terraferma. Dominava lo specchio d'acqua che sembra quasi un lago al suo interno
Palazzo Reale a Messina
Enorme, maestoso, sorgeva nel punto in cui il Braccio di penisola falcata sattacca alla terraferma. Chi entrava nel Porto navigando lo vedeva dritto davanti a sé, esso dominava lo specchio d'acqua che quasi un lago sembra al suo interno.
Oggi non esiste più.
Si dice da secoli – unanimi gli storici locali del periodo aureo – che l’ampio complesso fortificato poi noto come Palazzo Reale fosse stato edificato con fondamenta ciclopiche dal gigante Orione, quando venne nella città che ancor si chiamava Zancle (vedi nella “Biblioteca Storica” di Diodoro Siculo), creando dal nulla il Porto e alcune fortezze.
Non è improbabile che in quel punto, che fa parte dell’area dell’antichissimo abitato risalente già al 1757 a.C. circa (vedi nel
"Chronicon" di San Girolamo), ci fosse già da molto tempo una postazione fortificata.
La fortezza sussistette solida anche nel periodo islamico, al cui termine per volere degli Altavilla fu trasformato appunto in Palazzo Reale e dunque sicuramente ingentilito, pur mantenendo l’aspetto austero che caratterizzava le costruzioni di quel periodo.
Anche con la trasformazione di Messina in Città Libera per volontà dell’imperatore Enrico VI, e dunque sostanzialmente repubblica marinara, il Palazzo Reale continuò a rimanere il punto di contatto tra la Città e il suo protettore il Re, e dunque segno della contraddizione insita nell’essere una comunità libera e autonoma e al tempo stesso legata alla monarchia (ove conveniva, un paradosso comune invero a tutte le repubbliche marinare).
La libertà dei Messinesi seguiva alti e bassi, e molti Re di Sicilia, da Federico di Staufen, Stupor Mundi, in avanti, risiedettero stabilmente nel nostro Palazzo Reale fino al XV secolo. Quando la Corona di Sicilia si trasmise a dinastie lontane e i suoi detentori non abitarono più nell’isola, il Palazzo Reale divenne la residenza dei Viceré, quando si trovavano a Messina.
Quando Messina decise di recidere il legame con l’imperialismo asburgico (1674), fu proprio il possente edificio il bersaglio della Rivoluzione.
Il Palazzo Reale, ricadendo in ciclica fatiscenza, è stato ristrutturato e rinnovato molte volte, seguendo gli stili e i canoni dei secoli che si susseguirono, ricevendo gli apporti di grandi architetti quali il famoso carrarese Andrea Calamech nel 1589 e il messinese Filippo Juvarra – uno dei più grandi architetti di tutti i tempi – nel 1714.
Divenne la parte estrema meridionale della celebre Palazzata, o meglio Teatro Marittimo, costruita nel 1622 dall’altro grande messinese Simone Gullì, ovvero un’intera schiera di sontuosi palazzi tutti collegati tra loro come una muraglia e identici che davano sul Porto, la vera meraviglia di Messina, se sol esistesse ancόra.
La struttura entrò in graduale declino, e i terremoti, prima quello del 1783 e poi quello del 1908 non gli lasciarono scampo.
Con la ricostruzione quel che restava del Palazzo Reale fu sostituito dal Palazzo della Dogana di Giuseppe lo Cascio, in stile liberty e sontuoso, seppur più basso, dominato dalla presenza scultorea del dio Mercurio, protettore dei commerci, e da figure marine, a celebrazione della vocazione mercantile di Messina che si sperava – e si spera sempre – riprendesse in grande stile come un tempo era stata.
La facciata dell’odierno monumento che dà sulla via interna (non quella marittima) – che forse in qualche modo ricorda l’antico edificio – è la più maestosa, ha al suo apice lo stemma di Messina coronato e sorretto da puttini e con le palme della vittoria, sovrastato dal gruppo scultoreo di Mercurio imperioso che naviga indenne tra Scilla e Cariddi.
Ancor oggi la zona – e la fermata del tram – si chiama Palazzo Reale.
Forse non di mattina o di pomeriggio, quando l’area è affollata, ma di sera e di notte, quando si fa più vuota e molto meno trafficata, si può avvertire una strana atmosfera, magica, che sà d'antico, e chiudendo gli occhi con un po’ d’immaginazione ci si può ancόra brevemente svegliare in altre epoche, fino a quando Orione la prima pietra pose.
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