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Così bella che ispirò Gino Paoli: la spiaggia siciliana di "Sapore di sale" rischia di sparire

Era una delle mete turistiche più rinomate della Sicilia eppure oggi il suo litorale è ridotto a una sottilissima lingua di sabbia, quasi non esiste più. Cosa succede

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 17 agosto 2024

La spiaggia di San Gregorio a Capo d'Orlando

Le spiagge sono un bene di tutti; un patrimonio naturale di grande bellezza, da tutelare e proteggere, sia dal cambiamento climatico che dai numerosi interventi che alterandone il delicato equilibrio ne mettono a rischio l’esistenza. Negli ultimi cinquant’anni l’eccessiva antropizzazione ha fortemente compromesso gli equilibri naturali delle nostre coste, rendendole estremamente vulnerabili e in Italia, i litorali in erosione sono triplicati.

La Sicilia è una delle regioni italiane maggiormente colpite da questo complesso fenomeno, oltre il 75% dei litorali dell’isola, secondo l’ultimo report del 2024 Legambiente, è minacciato dall'erosione costiera; sono dunque tante le spiagge in pericolo e presto potremmo perderle.

Dal punto di vista scientifico i processi di erosione hanno una pluralità di cause, compresi i cambiamenti climatici, che comportano il progressivo innalzamento del livello del Mediterraneo.

Gli esempi più eclatanti di erosione delle coste sono ormai sotto gli occhi di tutti, come nel caso del suggestivo borgo di pescatori di San Gregorio, frazione di Capo d’Orlando, in provincia di Messina. Negli anni '60 questa rinomata meta turistica, che si trova proprio di fronte alle Isole Eolie, ispirò Gino Paoli nel comporre la celebre canzone "Sapore di sale", con cui l’artista vinse il Disco d'oro.
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Adesso la spiaggia di San Gregorio è ridotta a una sottilissima lingua di sabbia, mentre fino agli anni ’70 (come si evince da cartoline e fotografie dell’epoca) tutta la riviera di levante aveva un ampio litorale. Una parte della costa è stata divorata dall’inesorabile fenomeno erosivo, mentre la rimanente parte si trova sotto la strada realizzata negli anni ’60 e ampliata nei primi anni ’80.

Tra i residenti c’è chi poi sottolinea che la situazione, già di per sé grave a causa dell’antropizzazione selvaggia, è peggiorata dopo la creazione nel 2017 del grande porto turistico. Rischia comunque di restare senza spiagge tutta la riviera di levante di Capo d’Orlando, perché le onde inghiottono ogni anno tonnellate di sabbia.

Tra i casi di erosione più gravi c’è anche quello di Eraclea Minoa, piccola frazione costiera in provincia di Agrigento (dove è possibile visitabile anche le rovine dell’antica città greca fondata dagli abitanti di Selinunte). La splendida spiaggia di sabbia dorata, incastonata tra bianche falesie a strapiombo sul mare, è quasi completamente scomparsa: a causa dell’erosione costiera si è ridotta di circa 200 metri negli ultimi 30 anni e gli alberi della vicina pineta vengono ormai ingoiati dal mare.

Il report di Legambiente Sicilia segnala dunque che nessun territorio siciliano è esente dal pericolo erosione costiera: la provincia più colpita è sicuramente quella di Agrigento. Tra San Leone ed Eraclea Minoa le spiagge si sono di molto ridotte, quando non sono addirittura sparite del tutto: per le nuove spiagge invece si è dovuto far ricorso alla costruzione di barriere e “pennelli” artificiali lungo la costa.

A causa dell’erosione marina e del dissesto idrogeologico sta scomparendo anche la collina del Caos a poche centinaia di metri dalla casa natale di Luigi Pirandello.

Nella provincia di Messina, oltre a Capo d’Orlando sono a rischio le aree di Acquedolci, Canneto, Gioiosa Marea, Sant’Agata di Militello e le isole Eolie : in particolare “le spiagge nere” di Panarea e Vulcano; il lungomare di Filicudi e la spiaggia di Pollara di Salina - dove sono state girate negli anni ‘90 alcune scene del film Il Postino, con Massimo Troisi - che è oggi ridotta a un piccolo angolo di battigia.

A Milazzo è preoccupante l’ arretramento costiero della spiaggia del Tono, la situazione peggiora di anno in anno, con sprofondamenti e dislivelli che rendono difficoltoso l’accesso al mare ai bagnanti.

A Trapani, alcuni interventi di cementificazione risalenti agli anni ’60 hanno costruito interi quartieri e persino una strada provinciale (che diventa spesso impraticabile perché ricoperta di sabbia) sul sistema delle dune della spiaggia di San Giuliano, oggi ridotta ad appena una trentina di metri dall’erosione.

Nella riserva orientata “Foce del Fiume Belice” tra Marinella di Selinunte e Porto Palo, flora e fauna subiscono un forte impatto derivante dalla scarsa cura delle dune, le formazioni sabbiose naturali che vengono ormai spazzate via dal mare.

Situazione simile anche a Palermo e provincia, dove a partire dagli anni Settanta, il lungomare di Carini è stato cementificato senza criterio, con centinaia di case abusive, costruite tra la battigia e l’autostrada: l’erosione costiera ha inghiottito fino ad oggi più o meno 20 metri di spiaggia.

È emblematico anche il fenomeno erosivo di Ficarazzi, Aspra, Mongerbino, Santa Flavia, Trabia… dove il litorale è stato affollato di villette costruite di fatto sulla spiaggia e sugli scogli. Ottanta metri di spiaggia sono stati divorati in vent'anni a Campofelice di Roccella, sullo splendido litorale che da Termini Imerese si distende verso Cefalù.

Pure le coste del Siracusano martoriate da decenni di incuria sono a rischio erosione e la costa sabbiosa del golfo di Catania arretra velocemente: in 20 anni si sono persi quasi 200 metri di litorale, soprattutto nella zona della foce del Simeto.

A Ragusa, nel tratto di costa tra Pozzallo e Santa Maria del Focallo, il sistema delle dune e le spiagge sono stati compromessi dalle livellazioni effettuate dalle ruspe, da stabilimenti turistici, strade e villette.

La denuncia di Legambiente Sicilia sottolinea che sono stati gli interventi scriteriati di antropizzazione ad alterare profondamente l’equilibrio naturale dei litorali siciliani, rendendoli estremamente vulnerabili: “la cementificazione selvaggia”, la manomissione dei corsi d’acqua (da cui sono state sottratte consistenti quantità di sabbia e ghiaia utilizzate per l’edilizia); la realizzazione di opere di sbarramento (motivate più dall’interesse ad assegnare appalti pubblici che da reali esigenze idrogeologiche) e di porti turistici (le cui dighe hanno bloccato il flusso dei sedimenti, innescando erosione).

Si tratta dunque di una situazione grave, che è destinata ad aggravarsi con l’aumento della frequenza di eventi meteo-marini estremi provocati dal mutamento climatico. Il grido di allarme è più forte che mai: le spiagge siciliane vanno tutelate, con interventi radicali e urgenti, perchè le prospettive future sono molto preoccupanti.
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