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Cos'è quel rudere in piazza Ingastone? Il villino di Palermo che nessuno conosce

È della Curia l'edificio al civico 33 di piazza Ingastone: come altre famiglie di imprenditori esteri, anche i Pallme-König hanno contribuito a rendere prestigiosa la nostra storia

  • 14 novembre 2018

Ciò che si vede oltre il muro di cinta del vilino Pallme Konig

In piazza Ingastone, anche se parzialmente nascosto dagli alberi, si intravede tuttavia questo edificio di stile neoclassico a doppia elevazione, affiancato a sinistra della chiesa della Madonna di Lourdes.

E si notano perfino i bei decori che ancora lo ornano, nonostante il tempo e l'abbandono. Poi, avvicinandosi, si trovano mucchi di spazzatura e di rifiuti ingombranti posizionati a ridosso dell'alto muro di cinta che lo circonda totalmente.

E, proprio accanto al cancello di entrata ormai chiuso da tempo, una scritta allarmante "attenzione pericolo crollo".

Eppure si tratta di Villino Pallme-König, una famiglia di commercianti di cristalli originaria della Boemia.

La presenza dei Pallme-König a Palermo si riscontra fin dagli inizi dell'Ottocento con i loro antenati Langer, che avevano già allora costituito un'impresa commerciale nell'ambito del vetro molto stimata in tutta la Sicilia

La loro attività era talmente florida ed apprezzata da essere comunemente identificati, qui nell'isola, come "Cristallari Germanesi" (August Wihelm Kephalides - Viaggio in Italia e in Sicilia, 1815).
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Come altre famiglie di imprenditori esteri, anche i Pallme-König hanno contribuito a rendere prestigiosa la nostra storia e la nostra economia.

Nel ventesimo secolo, il villino fu trasformato in Casa di Cure Tricomi e poi in Clinica Airale Chianello, che pare fosse la prima clinica pediatrica nel meridione e che funzionò fino agli anni Cinquanta del secolo scorso.

Sembra che successivamente, fino ad un decennio oltre quella data, la clinica fosse stata adibita ad ambulatorio.

Ma la travagliata storia di questo edificio continuò quando fu trasformato in scuola media statale succursale 41esima ed infine, negli anni fra il 1978 e il 1979, fu completamente abbandonato al suo triste destino.

Il soffitto è crollato e dai balconi si nota tutto lo sventramento dell'edificio. Risulterebbe di proprietà della Curia, ma l'unico intervento adottato è stato quello della costruzione dell'alto muro di cinta.

È incredibile che dopo tutti i decenni trascorsi ancora non si prendano seri provvedimenti per il recupero di una struttura che ha donato credito e lustro alla nostra città e che avrebbe ancora molto da offrire.
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