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Ci volevano pane fritto, vastasi e "donne di fora": cos'era la carriata d'agosto a Palermo

Chi conosce o ricorda l'antico e curioso rito che veniva fatto tutti gli anni, lo stesso giorno. Una consuetudine seguita dalle famiglie almeno fino agli anni Sessanta

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 19 agosto 2024

Foto tratta dal gruppo Facebook "Palermo di una volta"

Tutti noi almeno una volta nella vita abbiamo fatto un trasloco, trasferendoci da una casa all’altra o addirittura da una città all’altra; sappiamo che si tratta di un cambiamento impegnativo, faticoso, mentalmente e psicologicamente stressante: abbandonare luoghi cari può renderci nostalgici; potremmo sentirci spaesati…avremo bisogno di un po’ tempo prima di riuscire ad acquisire nuove abitudini.

Ma…ci siamo mai chiesti come vivevano in passato un trasloco i nostri avi? Ogni città d’Italia, da nord a sud, aveva un tempo i suoi usi e le sue tradizioni, anche per quanto riguarda i traslochi: a Brescia ad esempio si cambiava casa ll’11 Novembre, per San Martino, quando dopo la semina finiva la stagione agricola; a Bologna per San Michele, il 29 Settembre, quando si chiudevano i contratti agricoli; a Napoli il 4 Maggio.

A Palermo, per antica consuetudine ogni anno il 31 Agosto scadevano i contratti di affitto e si passava nella casa nuova. Il trasloco si diceva “carriata”, perché materassi, stoviglie e i pochi mobili che si possedevano venivano caricati su un carretto e trasportati dalla vecchia alla nuova abitazione.
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In merito alla “carriata di fine agosto”, tradizione ormai in disuso, scrive il Pitrè nel volume “Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano”: “Gli ultimi giorni di agosto, a Palermo, sono qualcosa di caratteristico, di tipico. È un altro carnevale, come chi dicesse il carnevale della mobilia. Sono i letti, i materassi, i cassettoni, le cassapanche, i tavolini che escono a pigliar aria: i sofà imbacuccati nelle coperte; i seggioloni ravvolti pubblicamente nei tappeti, coi piedini appena sporgenti. È un va e vieni di carri, con la mobilia accatastata a piramidi, a cui ogni scossa, ogni rimbalzo imprime ondulazione”.

I materassi venivano distesi sul carro per formare la base di tutto quello strano edificio ambulante; poi venivano i cassettoni e i tavolini a gambe all’in su, seguivano le sedie legate, i bastoni delle tende, i cuscini e infine in alto la toilette, ossia il vaso da notte...

Le funi avvolgevano ogni cosa. Il carretto procedeva lentamente, non veniva trainato da un cavallo ma era spinto dai facchini: “Quelli di dietro spingono il carro, quelli dinanzi puntano i piedi, serrando le labbra, contraendo i muscoli della faccia, ingrossando gli occhi, arrotando i denti. Il sudore scorre giù per la faccia, a rigagnoli…”

I facchini, detti "vastasi" o bastàsi, erano trasportatori di professione. Il loro segno distintivo era un pezzo di fune ravvolta o buttata sulle spalle o portata a mano e il 31 Agosto erano anche gli uomini più desiderati della città e accampavano pretese, viste le tante richieste.

Anche coloro che non erano facchini di mestiere si industriavano a trasportare mobili e masserizie ad agosto, perchè in 15 giorni guadagnavano tanto quanto non avevano guadagnato in sei mesi!

A volte capitava che spingendo a forza il carretto per i vicoli stretti si danneggiasse un comò, si strappasse la spalliera di un sofà, si staccassero la gambe di un tavolino…ma lamentarsene con i facchini non serviva a nulla: ormai il danno era fatto!

La casa nuova si benediceva con acqua santa e si facevano gli scongiuri col sale; chi non voleva gettare sale pensava in ogni caso, prima d’ogni altra cosa, a portarlo nella nuova abitazione, confidando nella sua funzione apotropaica, contro il malocchio.

I proverbi antichi dicevano un gran bene delle case grandi, ma un gran male delle case nuove e delle case in affitto, per le quali si invocava sempre il 31 Agosto: “Vegna Agustu e vegna di notti”(ossia in fretta, così da poter andare via dalla vecchia casa).

Le case secondo la tradizione popolare siciliana, erano abitate dalle Donne di fora, spiriti capricciosi ma non cattivi: in ogni casa ce n’era più di uno e partecipavano alle gioie e ai dolori della famiglia. Le “Donne di fora” erano le vere padrone di casa, volevano essere trattate con gentilezza e rispetto.

Bisognava augurarsi che queste fate prendessero a ben volere la casa e la famiglia, altrimenti avrebbero reso la vita impossibile ai nuovi arrivati in affitto …

Il primo giorno in cui si traslocava nella nuova abitazione, si mangiava per buon auspicio pane fritto, così la casa sarebbe stata prospera e fortunata. Si recitava il seguente augurio : ”Isci isci; ca tuttu l'annu crisci”, dove isci era un suono onomatopeico, che ricordava lo sfrigolio dell’olio nella padella.

Anche nella tradizione ebraica, pane e sale sono i primi oggetti che devono essere portati in una nuova casa: la pagnotta di pane garantisce ai padroni di casa di non conoscere mai la fame ed il sale serve per avere una vita ricca di gusto.

Un altro proverbio siciliano ricorda anche l’uso del popolo di mangiar cavoli dopo la carriata: “A casa nova cavuli si fa”; mentre era sconsigliato mangiare maccheroni: avrebbe attirato la mala sorte per tutto l’anno: “Cù mancia maccarruna, tuttu l'annu a ruzzuluna”.

Lo statista Federico Cacioppo, in “Cenni statistici sulla popolazione palermitana”, afferma che “presso il popolo si costuma che coloro che non cambiano casa, mandano la mattina del 31 Agosto pesci o altro commestibile a' loro amici, che hanno mutato abitazione; presumendo che il trasporto ed il rassettamento de' mobili alla casa nuova arrechi una sollecitudine tale che impedisce di badare in quel giorno alla cucina, a far da pranzo”.

Dopo la carriata si mettevano in uso scope nuove, perché si pensava che la vecchia scopa potesse trasportare le energie negative della vecchia casa (questa tradizione è diffusa anche oggi in America) e la madre di famiglia metteva subito la pentola sul fuoco, perchè era un cattivo segno se non cominciava bollire quasi subito…

La tradizionale “carriata di fine agosto” è rimasta in uso fino ai primi anni del dopo guerra ma qualche anziano di Palermo ricorda di averla fatta anche negli anni ’60.

Oggi è tutto cambiato: grossi furgoni hanno sostituito il carretto, non abbiamo più poche masserizie ma le nostre case sono ingombre di oggetti da trasportare..eppure in molte famiglie persistono alcuni riti scaramantici, dal sale gettato in ogni angolo della casa alla scopa nuova, a riprova dell’evidenza che la superstizione è il bisogno di credere in qualcosa che si può controllare, per influenzare la propria sorte.
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