ITINERARI E LUOGHI
Ci vai a caccia di bellezza (e di fantasmi): il castello in Sicilia di Guiscardo e "li tri donni"
Chi crede agli spiriti giura che è vero e di averne perfino sperimentato la presenza durante la visita al maniero, popolato da leggende su tremendi fatti di sangue
Castello di Mussomeli (foto di Felice Stagnitto)
E invero l’ultimo custode del millenario maniero quando ancora il roccioso fortilizio apparteneva alla famiglia dei Lanza, Pasquale Messina, non solo disse e continua a ribadire di averlo visto e di averci anche parlato, ma perfino di avere raccolto la sua triste storia.
Una storia d’amore, gelosia e morte, come nei più classici feuilleton che tanto appassionavano il popolo nei secoli passati.
Proprio il custode, infatti, raccontò all’Italia intera di questa sua particolare amicizia a “I Fatti vostri” su Raidue, sotto lo sguardo sornione e divertito del compianto Fabrizio Frizzi. Sono passati trent’anni da quella puntata andata in onda il 30 aprile 1993, ma tanti la ricordano e i social aiutano a non dimenticare.
Il primo incontro col fantasma sarebbe avvenuto il 20 luglio del 1975, quasi mezzo secolo fa, e da allora il giovane Guiscardo, che sarebbe giunto in Sicilia ai tempi di Re Martino e morto nelle segrete del maniero, sarebbe apparso più volte a Messina e gli avrebbe raccontato il suo dramma di spirito "confinato" per mille anni tra quelle mura, dove appunto sarebbe morto in seguito a un tradimento e lì, disperato e lontano dalla sua amata Esmeralda, rimasta in terra di Spagna, avrebbe bestemmiato contro Dio prima di esalare l’ultimo respiro.
La vicenda, raccontata in chiave ironica, in sintesi, era questa: due giovani, venuti a conoscenza della storia del fantasma nel castello di Mussomeli, per saggiarne la veridicità, volevano registrarne la voce con un magnetofono in grado di rilevare le voci dell'aldilà.
Tutta la faccenda finì con una richiesta di risarcimento danni davanti al giudice televisivo da parte dei giovani. Richiesta non accolta dal giudice.
Anche in quell’occasione, comunque, così come a I Fatti vostri, tutta l’Italia poté ammirare il superbo castello di Mussomeli e le dame e i cavalieri che lo animavano, come per altro accadrà di nuovo il prossimo primo settembre, in occasione del Corteo storico, col castello che sarà animato da personaggi d’epoca.
Uno spettacolo suggestivo tra le altissime mura merlate, specie al tramonto, quando luci soffuse e fiamme di torce rendono l’atmosfera propizia a…strani incontri.
Non a caso risale proprio al primo settembre 2003 un fatto di cronaca, ripreso anche dalla stampa e che ancora una volta richiamò…inquietanti presenze. Un sensitivo, tra i tanti che visitarono il castello alla sua riapertura dopo i lavori di restauro, fece prendere un colpo alle guide turistiche quando disse con tono perentorio: “In questa sala ci sono due fantasmi”, e mostrò i peletti del braccio gli si sollevavano.
Ma anche una signorile e rispettabilissima coppia arrivata dalla capitale siciliana, lui funzionario regionale, lei medico, era stata colpita dall’irrequietezza del loro cane, mansuetissimo, che si era messo ad abbaiare forsennatamente fissando il vuoto mentre erano visita al castello. Anche in quell’occasione si parlò di strane presenze.
Più di recente furono dei tecnici del G.H.PA. Ghost Hunters Palermo, i cacciatori di fantasmi di casa nostra, a visitare il maniero in cerca di presenze eteree con apparecchi in grado di rilevare entità energetiche prodotte da presenze invisibili, così come delle voci sui fantasmi del castello se ne interessarono i referenti del programma televisivo “Mistero” condotto da Enrico Ruggeri.
Insomma i misteri e le storie del roccioso castello continuano a incuriosire, specie in concomitanza con la sua festa che si celebra appunto il primo settembre. Va anche ricordato che già l’illustre scrittore fantasy Valerio Evangelisti vi ambientò il romanzo "Rex tremendae majestatis" (Mondadori), capitolo conclusivo della sua celebre saga con protagonista il monaco domenicano e grande inquisitore di Spagna, Nicolas Eymerich, realmente esistito, che di animi dannati se ne intendeva.
Per qualche tempo nei pressi della strada antistante il castello comparve perfino un esplicativo cartello, che suggeriva agli automobilisti di rallentare dalle 21.00 alle 24.00… per apparizione fantasma.
Benvenuti a Mussomeli, Paese delle confraternite dove non tutti conoscono la storia dei secolari sodalizi religioso, ma dove perfino i bambini conoscono la storia del fantasma, al punto che qualcuno si chiede ironicamente se Guiscardo farà qualche sortita nel corso dell’antica fiera del castello, giunta quest’anno alla ben 112° edizione, e che si tiene proprio ai piedi del maniero dal 30 agosto al 2 settembre.
E dentro le mura del castello! Durante la fiera non mancheranno eventi tecnico-scientifici, appuntamenti ludici, laboratori del gusto, ma anche il corteo storico e il castello animato coi personaggi dei secoli passati che faranno rivivere i fasti del tempo passato, tra giocolieri, arcieri, funamboli.
Un ulteriore dato…inquietante, è legato al ritrovamento, durante gli ultimi lavori di restauro eseguiti dalla Sovrintendenza, di ossa umane nello spiazzale antistante la Sala dei baroni. Ossa che appartenevano a un giovane maschio sui venticinque anni, come appurò una perizia specialistica fatta eseguire dalla procura della Repubblica.
E sembra già di sentire riecheggiare tra i merli medievali fruscio di gelidi passi e rumore di catene al solo ricordarlo. Come nasce dunque la storia del fantasma, a cui in passato un sindaco voleva perfino dare la cittadinanza onoraria? Ne abbiamo già dato un cenno all’inizio di questo articolo ma il castello da secoli è ricco di storie, leggende e di… spettri inquieti.
La leggenda che più di ogni altra caratterizza il castello di Mussomeli è quella delle Tri donni chi mali ci abbinni. Si racconta di un principe senza cuore che, partito per guerreggiare, fece murare vive le bellissime sorelle di cui era gelosissimo, Costanza, Clotilde e Margherita. Le fece rinchiudere in una angusta stanza triangolare, tuttora esistente e visitabile, lasciando loro cibarie e acqua e dando ordini severissimi che nessuno osasse abbattere la porta murata.
La guerra però durò più a lungo del previsto e al suo ritorno il principe senza cuore trovò le sorelle ischeletrite e con in bocca le loro stesse scarpe, tentativo estremo di combattere i morsi incontenibili della fame masticandone la pelle.
Si racconta ancora che il principe, sconvolto dalla sua stessa crudeltà, sia fuggito saltando in sella al suo cavallo e gridando al cielo il proprio strazio.
Da quel giorno nessuno lo vide più, ma nelle notte di tempesta, quando lampi e tuoni sovrastano i merli del castello, c’è chi dice di avere visto un’ombra a cavallo aggirarsi senza pace attorno a quelle mura e gridare al cielo il suo strazio senza fine.
Questa leggenda probabilmente trova il suo fondamento nell'arroganza e nelle brame che certi signori dell'epoca sfogavano sulle povere fanciulle dei villaggi, piegate ai loro voleri con ogni mezzo.
Altra leggenda è quella dell’Omo morto. Tale leggendaria figura viene identificata col mordace poeta di Mussomeli, Francesco Frangiamore, nato attorno al 1607 e di cui rimangono solo pochi frammenti dei suoi versi che, a quanto pare, vennero scritti proprio durante la sua prigionia al castello.
La leggenda ci racconta che il poeta fuggì dal castello come Icaro, lanciandosi dagli alti merli con un lenzuolo, ma il forte vento di tramontana lo fece sfracellare contro delle rocce in una contrada poco distante.
Da allora quella contrada si chiama proprio Omo mortu. Questi i versi. Ccà è l’infernu Ccà su’ li dannati Ccà la dannazioni si decidi Ccà lu maceddu di li sfortunati La sipurtura di l’omini vivi. Storie di fantasmi e leggende ma anche sui dati storici mancano le certezze definitive sull'origine del maniero che dagli ultimi studi risalirebbe ai tempi dei Bizantini e solo in seguito sarebbe stato utilizzato dagli Arabi come avamposto militare.
Da buon ultimo ecco poi l’attuale conformazione del castello, compresa la cappella esterna alle sale nobili, che si deve ai lavori voluti nel 1374 da Manfredi III di Chiaramonte, già signore del feudo di Castronovo, che lo fece riedificare su una precedente fortezza saracena. I lavori al castello vennero poi completati agli inizi del 1400 da Giovanni Castellar, nuovo signore di Mussomeli.
Nel corso dei secoli diverse famiglie si succedettero alla proprietà: Moncada, De Prades, Castellar-Parapertusa, Ventimiglia, Campo e, infine, dal 1549 al 1812, i Lanza. Lavori di restauro furono avviati agli inizi del Novecento dall'architetto Ernesto Armò incaricato dal principe di Trabia, Pietro Lanza.
Quei primi lavori, in seguito rimaneggiati nel corso del secolo, preservarono in buona parte il castello dal suo naturale decadimento e dall’azione erosiva degli agenti atmosferici, salvando le austere sale dove si scrissero pagine di storia isolana, quale ad esempio il tradimento orchestrato dai baroni di Sicilia il 10 luglio 1391 nell'omonima sala, contro re Martino il Giovane, sposato alla figlia di Federico III il Semplice.
Quando questi però il re sbarcò in Sicilia l'anno dopo per prendere possesso delle sue terre, i nobili lo accolsero con tutti gli onori e Andrea Chiaramonte, signore di Mussomeli, rimasto solo, finì decapitato l'11 giugno 1392 in piazza Marina a Palermo. Sua moglie si fece suora e suo figlio venne cresciuto da un capitano di ventura. Ma questa è tutta un’altra storia.
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