STORIA E TRADIZIONI
Ci sono i "pidocchi ripigghiati" e i "cicirara": 30 modi di dire siciliani (quasi) intraducibili
Quante volte avete usato un aggettivo o una frase in siciliano per non farvi capire. Ci sono modi di dire difficili da interpretare. Eccone alcuni: voi quale conoscete
Una scena del film "Il Gattopardo" di Luchino Visconti. Al centro don Calogero, il borghese arricchito.
Frasi, aggettivi e proverbi, alcuni dei quali oggi poco utilizzati e per questo spesso incomprensibili tanto da essere capiti solo da chi li conosce.
Ecco, di seguito, 30 modi di dire siciliani (quasi) intraducibili.
- Spassu di fora e triulu ‘ncasa: persone gioviali ed allegre quando sono con amici, conoscenti, ma irascibili, severe, pessimiste con i familiari.
- Sganga pudditri: (azzoppa cavallini) persone prive di tatto e delicatezza, che nemmeno si rendono conto di offendere in maniera gravi.
- Mancu pi surici supra i canali: (non ti vorrei nemmeno per topo sulle tegole) adoperato per disprezzare una persona , soprattutto uno spasimante sgradito.
- Coscia di cunigghiu ricuoddiata: (cosciotto di coniglio in umido, riscaldata) adoperata per indicare fidanzato/a non più giovane.
- Figghia di jatta surici pigghia: (figlia di gatta saprà solo prendere topi) usato per prevedere la condotta morale di una donna, che se figlia di una donna ritenuta moralmente discutibile lo sarà sicuramente anche lei.
- Un pugnu di farina sciamminatu, non si po’ ricogghiri cchiù: (un pugno di farina sparso non si può più raccogliere) riferito alla diffusione delle maldicenze, che, se anche smentite lasceranno sempre ombre.
- Puru i pulici anu a tussi: quando qualcuno pone in essere comportamenti ed abitudini dello stato agognato.
- Pidocchi ripigghiati: persone che nel tentativo di elevarsi socialmente ostentano le conquiste materiali raggiunte.
- Ama Diu e futti u prossimu: persone pie e devote assidue frequentatrici di funzioni religiose, ma disoneste, ipocrite e spietate con il prossimo.
- A mala livata dell’omu bonu: quando una persona di natura mite, avendo sopportato a lungo reagisce ferocemente.
- Mmazza preiu: guasta feste.
- Duluri i stomucu oppure pinnula di vilenu: chi ha un brutto carattere e rende difficile la vita agli altri.
- Rispammia a cinniri e spadda a farina: chi maldestramente nel tentativo di risparmiare spreca.
- Spoggia ziti e vurrica motti: chi si trattiene fino all’ultimo dopo funerali e matrimoni.
- I cicirara chi come i venditori di calia e simenza non si perde nemmeno una festa.
- Ricugghirisi a scuagghiata di l’acquazzina: giungere quando il grosso del lavoro è già stato fatto e godere dei frutti del lavoro altrui.
- Unni c’è a ciappa non c’è u unnu, unni c’è u unnu non c’è a ciappa ( dove c’è la pietra comoda per strofinare il bucato non c’è la pozza d’acqua corrente, dove c’è la pozza non c’è la pietra): quando si è incontentabili o si cercano scuse per non fare qualcosa.
- Chistu è un muzzicuni di pulici, usato per minimizzare la gravità di una ferita dolore e convincere noi piccoli a farci fare le temute punture.
- U ventu nda Cresia ci voli, ma no ca ava a stutari i cannili, quando non si deve esagerare.
- Cu du sceccu, ni fa mulu u primu cauci è u so, spesso aiutando gli altri si viene ripagati con ingratitudine
- Ne jabbu e ne maravigghia, mai meravigliarsi, giudicare, deridere e godere dei guai altrui.
- A jastima no, ma u jabbu arriva: le maledizioni non giungeranno mai ai destinatari, ma coloro che hanno deriso, condannato, giudicato, si ritroveranno nelle stesse condizioni.
- A malatesta è parenti da malasorti: Cattivi comportamenti facilitano la sfortuna.
- Puliciarisi: Essere palesemente inquieti, come chi è tormentato da una pulce.
- Scacciari na mennula ca frunti: Sottovalutare un grande rischio.
- U malu tempu e u bon tempu non durunu tuttu u tempo: Nella vita sia alterneranno sempre tempi buoni e tempi duri.
- Non aviri unni moriri e cascari: Essere molto poveri.
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