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"Chi si è fatto" il villino e chi il lido: perché la sanatoria minaccia le coste siciliane

Oltre 250 mila edifici abusivi che deturpano le nostre spiagge. Per troppi anni si è potuto costruire villini e seconde case senza permessi. Cosa si rischia col condono

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 2 agosto 2024

La spiaggia di Carini "simbolo" della lotta all'abusivismo edilizio (foto di Matteo Gallina)

La nostra regione è una delle più colpite dall’abusivismo edilizio e fra le aree maggiormente interessate da questo fenomeno ci sono le linee di costa, le cui spiagge sono state considerate per moltissimo tempo una zona franca in cui poter costruire senza permessi villini e seconde case.

Recentemente il tema dell’abusivismo edilizio era tornato in auge in Sicilia grazie alla proposta di una sanatoria regionale ideata da un membro del partito di governo di Fratelli d’Italia, Giorgio Assenza, che prevedeva un condono per tutte quelle strutture realizzate entro i 150 metri dalla costa.

«Un disastro ambientale senza precedenti», accusavano le opposizioni, accompagnate dalle associazioni ambientaliste che erano pronti a procedere per le vie legali, in caso in cui tale sanatoria fosse andata in porto. Approvare tale disegno di legge sarebbe infatti parso come una sconfitta per tutte quelle azioni svolte a favore della salvaguardia della costa, oltre che un invito ai cittadini per realizzare nuove opere ai margini delle battigie siciliane.
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Per quanto però il partito di Giorgia Meloni abbia ceduto di fronte alle proteste delle opposizioni e abbia ritirato la proposta, sottoposta soprattutto alla pressione mediatica dell’elezioni Europee, gli ambientalisti siciliani nei prossimi mesi non possono dormire sogni tranquilli.

C’è infatti il rischio che questo tema venga riproposto all’ARS dai partiti di maggioranza nell’arco dei prossimi mesi e che una proposta simile possa scaturire dagli scranni del parlamento nazionale, con l'appoggio del leader della Lega, Matteo Salvini.

Per capire l’importanza dell’operazione, basta considerare l’elevato numero d’immobili abusivi che è possibile riscontrare sulle coste italiane. Oltre 250.000 immobili solo per la Sicilia.

Non è un caso se le associazioni ambientaliste asseriscono da tempo che uno dei principali problemi ambientali del nostro Paese è proprio l’abusivismo edilizio costiero, che tra i tanti danni provocati i più importanti sono la degradazione ambientale e l’eutrofizzazione del mare, per non parlare di tutti quei fenomeni strutturai e geologici che portano alla scomparsa delle spiagge.

Secondo l’ultimo report "Mare Monstrum" di Legambiente, nel 2023 sono state ben 11.647 le persone denunciate per reati ambientali legati all’abusivismo edilizio costiero, un bel 21,2% in più rispetto al 2022. Inoltre, nel corso dell’anno scorso sono stati 1.614 i sequestri penali (+17,3%) e 10.257 i reati legati all’edilizia segnalati dai carabinieri sulle coste italiane, l’11,5% di essi avvenuti in Sicilia.

Considerando questi dati allarmanti, Legambiente ha anche diffuso una nota, in cui chiede a gran voce la cancellazione immediata nel Decreto “Salva casa” della norma “silenzio-assenso”, che provocherebbe nuovi abusi in considerazione del breve margine di tempo che hanno a disposizione i Comuni (45 giorni) per esaminare tutte le pratica di una sanatoria.

«Le coste italiane - commenta Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente - sono un patrimonio dal valore inestimabile, ricche di storia, bellezza e biodiversità, ma sempre più usurpate dal mattone selvaggio con costruzioni che spesso rimangono allo stato di scheletri.

I nostri dati, raccolti sulle principali spiagge italiane, ci dimostrano l’urgenza di intervenire con provvedimenti legislativi eccezionali, che vadano contro a “condoni mascherati”, come ribadiremo anche a bordo della nostra Goletta Verde, da pochi giorni salpata per controllare la qualità delle acque costiere italiane.

Nei prossimi giorni accenderemo i riflettori anche sulla lentezza dell’Italia sul tema delle rinnovabili e dell’eolico off-shore, ribadendo il nostro no alle sorgenti fossili e a scelte anacronistiche come il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina».
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