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Chi è "l'artista dell'invisibile" di Palermo: il segno (astratto) su quadri e design d'interni

Un docente d'arte e sperimentatore di un universo pittorico parallelo, astratto e informale. Opere cariche di senso che celebrano il ruolo sociale dell'artista

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 3 settembre 2022

Claudio Spataro (foto da Facebook)

«Mai come oggi – ci ricorda Horst Bredecamp – siamo avvolti in un mondo che dalle immagini è dominato» e da esse, troppo spesso si rimane impigliati perdendo di vista il valore più autentico che l’opera d’arte reca con sé, quel segreto affidato alla poetica ragionata dell’atto creativo che possiede altresì “un’immagine” ma non è soltanto “l’immagine”.

In questa direzione, più complessa e assai più autentica, muove la ricerca decennale del palermitano Claudio Spataro, docente di Arte e sperimentatore instancabile di quell’universo pittorico parallelo nel difficile terreno che va dall’Astrattismo all’Informale.

Allievo di Michele Canzoneri all’Istituto d’Arte in cui si diploma alla fine degli anni Ottanta, prosegue gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo in Decorazione pittorica.

Suoi docenti sono: Totò Bonanno, Filippo Scimeca, Aldo Pecoraino, Pietro Biondo, Gianna Di Piazza, Fiammetta Sciacca con la quale intesse la sua tesi di laurea sulla storia del vetro e le possibili declinazioni artistiche abbinate allo sviluppo della metropolitana.
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Di Canzoneri ne frequenta lo studio collaborandovi attivamente ed è questa esperienza a orientarne a principio la propria poetica plastica che da oltre un decennio si articola sul ruolo attivo del "segno".

«… Tutto ciò che afferra la mia fantasia e che non esiste finisce nelle mie tele» tiene a precisare l’artista ma c’è di più nel suo linguaggio segnico, quasi un'eco di giapponismo contemporaneo in queste travagliate opere che parlano il Lessico di Schifano e Vedova con gesti nervosi e puntuali in cui l’anima della composizione resta il disegno mentre il colore declina in favore del gesto creativo rapido e raffinato.

Tecniche miste le sue, con grande ruolo affidato a matite grasse e largo uso di colori acrilici e in cui lo sguardo del fruitore è contemplato come parte attiva dell’intero processo artistico.

Laborioso e schivo, nel tempo Spataro ha intessuto un rapporto intenso e costante col design d’interni, ricevendo sempre più spesso da architetti commissioni site specific, la cui parte del successo si fonda sull’analisi diretta dei luoghi in cui le opere andranno ad arricchirne gli spazi, e in cui luce e atmosfere di quei luoghi diventano materia di cui l’artista tiene conto per generarne configurazioni e messaggio percettivo.

Monadi le sue tecniche miste, intrise di suggestioni ammiccanti e seducente armonia. Qualcosa per dirla con Paul Klee che rende visibile ma non mostra il visibile, una ricerca animata dalla grande passione per la storia dell’arte e dei suoi protagonisti.

Opere empatiche, cariche di senso, che superano la prova del tempo rimanendo ancorate ad una visione coerente del ruolo sociale dell’artista in questa nostra società divagante e ossessionata dalla velocità e da immagini sempre più prive di anima.
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