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C'erano una volta le donne volanti ad Alicudi: ma era colpa della "segale cornuta"

Nei primi anni del Novecento uno strano fenomeno colpì gli isolani di Alicudi, nelle Eolie, e non era quello delle "lucciole" di Palermo che mandavano gli uomini in estasi

Gianluca Tantillo
Appassionato di etnografia e storia
  • 26 giugno 2020

Il dipinto di Chagall "Sulla città" del 1918

Una volta che mi trovavo nella fredda ma sempre affascinante Amsterdam, mentre mi godevo la magia dei canali e meditavo su cose tipo l’esistenza, il perché la “Fanta” non fosse all’arancia ma ai mirtilli e su dove avrei potuto, se mai fosse stato possibile, mangiare un bello piatto di pasta con le sarde fatta a mestiere, un tizio, che poi scoprii avere ingerito una bella dose dei famosi funghetti allucinogeni, mi venne incontro correndo, mi disse “I’m Batman” (io sono Batman), e si tuffò di testa nel canale.

Ora, due cose mi lasciarono perplesso: la prima fu proprio il fatto che si tuffò con una temperatura esterna di 5°, la seconda è che fra tutti i supereroi scelse proprio Batman che fra l’altro era uno dei pochi che manco volavano. Non so come, quella psichedelica disavventura mi riportò di botto alla mia infanzia e precisamente a quando da bambino mio nonno, con l’inseparabile 127 color puffo, dopo cena, mi portava a mangiare un gelato.
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Quasi sempre, nella strada di ritorno, passando dal Foro italico, gli chiedevo perché ci fossero tutte quelle signorine con la borsetta in mano che facevano avanti e indietro; e lui, per non compromettere la mia innocenza, mi diceva che erano le “donne volanti di Alicudi”. Una quindicina di anni dopo, quando proprio ad Alicudi mi raccontarono la vera storia delle “donne volanti”, finalmente mi spiegai perché ogni volta che mio nonno andava a fare la spesa a Ballarò tornava con una denuncia per furto dell’auto e poi, quando ci andavamo a fare una passeggiata, non gliel’aveva rubata nessuno tant’è vero che la trovavamo posteggiata.

In realtà mio nonno poco aveva a che fare con lo strano caso di Alicudi ma si trattava solamente di inesorabile rincoglionimento da vecchiaia. Ma torniamo queste donne volanti.

Nel 1902, appunto, l’anno in cui l’americano Orville Gibson fonda il marchio delle famose chitarre che portano il suo cognome, i fratelli de Curtis compongono la canzone “Torna a Surriento” e viene fondato il Real Madrid, la gente di Alicudi comincia a vedere cose strane assai.

C’è da dire che dall’alba dei tempi, nonostante la posizione scomoda, il viavai ad Alicudi non è mai mancato. Infatti è stata abitata fin dalla preistoria, ci sono passati i greci, si trovano resti di insediamenti risalenti all’età del bronzo, ci hanno fatto una capatina pure i romani, forse solo per andarsi a prendere il sole, infatti si sono scordati (o forse non erano troppo educati) qualche teglia di pasta al forno nella parte orientale e che ai tempi dovevano di ceramica. Infine, per non farsi mancare nulla, pure i pirati la presero di mira.

Questa dei pirati poi creò più problemi agli acurdari (così si chiamano in siciliano gli abitanti di Alicudi) che altro. Erano così frequenti le incursioni e gli assalti di questi pirati che entravano, si prendevano quello volevano, facevano pagare tutto agli acurdari, si mangiavano tutte le cose loro, che Alicudi a causa di queste violente razzie subì uno spopolamento.

Il ripopolamento avvenne solo dopo il 1600 anche perché i pirati cominciarono a mettersi la testa a posto, la cravatta e capirono che il modo migliore di continuare a fare onestamente il loro mestiere era quello di farsi eleggere. Per farla breve, Alicudi prese a ripopolarsi fino ad arrivare al nostro 1902 in cui si contavano poco più di 1500 abitanti. Oggi sfortunatamente ne sono rimasti solo un centinaio, forse anche perché i pirati di oggi sono diventati più bravi e hanno imparato a fare razzie a distanza dai loro uffici.

I primi mesi del 1902, per tre anni, fino al 1905, la gente, dicevamo, comincia ad avere strane visioni. Prevalentemente donne che volavano, ma anche marinai che tagliavano le trombe marine con una spiga di grano, un’entità che gli acurdari chiamavano “pagliaccio” e che secondo loro era “un omaccione” grande e grosso. “Mia mamma l’ha visto fino al giorno cui si è sposata” racconta un abitante di Alicudi intervistato nel documentario “l’isola Analogica” di Francesco Giuseppe Raganato.

E ancora, pietre che venivano lanciate dall’alto, rumori di catene o la storia di quell’uomo che racconta che in piena notte trova sua moglie fuori di casa che si versa dell’acqua con una brocca dentro una bacinella, gli mette i piedi ammollo, si trasforma in un corvo e spicca il volo.

«Anche mio marito - dice un’atra signora - ha visto un sacco pieno di un qualcosa. L’ha toccato con un bastone e questo sacco ha parlato. Il giorno dopo si è fatta trovare lì di nuovo, la donna che c’era dentro il sacco, che aspettava una compagna: avevano un’acqua speciale, in un pentolino di creta, facevano una preghiera e volavano; andavano a Palermo, facevano la spesa e tornavano di nuovo».

Tutte queste entità spesso e volentieri si facevano della mangiate in spiaggia e capitava che invitano ad unirsi qualche acurdaro che però non poteva rifiutare altrimenti avrebbe scippato bastonate. In breve tempo queste dicerie attrassero molti curiosi e studiosi che si recarono anche loro ad Alicudi con un certo scetticismo ma rimasero pure loro fottuti dalle dette visioni. La verità venne a galla solo molti anni dopo.

Ad Alicudi, era molto frequente che si facesse il pane usando anche la segale. Chi se lo poteva figurare mai che, giusto giusto, un cornuto di parassita, che si chiama Claviceps pupurea, avesse infestato il cereale facendolo diventare per l’appunto la “segale cornuta”? Tempi che erano nessuno si sarebbe mai sognato di buttare via la segale solo perché il chicco era diventato nero: e che erano razzisti!? Dunque, vista pure l’abbondanza, cominciarono a fare pane, biscotti, torte e ad offrirle a parenti, amici, al sindaco ai villeggianti e via dicendo.

Tutto bello, tutto troppo buono assai, questo se non fosse per il piccolo particolare che è proprio dal chicco di “segale cornuta” che nel 1943 lo scienziato svizzero Albert Hoffman per la prima volta sintetizza, ingerisce e apprende gli effetti della sostanza nota come LSD. Si, avete capito benissimo: LSD, una delle droghe allucinogene più potenti in natura.

Per tre anni, dal 1903 al 1905, gli abitanti di Alicudi, o acurdari, non avevano fatto altro che ammuccarsi pane al gusto di LSD e si erano fatti i peggio viaggi mentali vedendo cose che non stavano né in cielo né in terra. Morale della favola: la prossima volta che vedete cose strane o che vostro nonno s’arricampa con una denuncia della macchina che non gli hanno rubato mai, per prima cosa, ascoltate a me, andate a controllare il pane.
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