C'è ancora chi ci crede: due terrapiattisti in cerca del "Finis terrae" naufragano a Ustica
I due, durante il lockdown, sono giunti stremati e assetati, quindi totalmente impreparati ad un simile viaggio, e sono stati accolti dal sindaco di Ustica Aldo Messina

Una barca in navigazione in mare aperto
Nelle settimane di lockdown una coppia, un uomo e una donna di mezz'età, sono partiti dal Veneto alla volta del Finis terrae, naufragando invece sull'isola di Ustica.
Ripercorrendo le tappe del loro viaggio, prima ancora di scoprire la fine della terra, i due hanno evidentemente violato tutte le norme di restrizione dettate dal Governo per il contenimento del Covid-19. Partiti dal Veneto e diretti a Lampedusa, a Termini Imerese hanno venduto la loro macchina e comprato una barchetta, decisi a puntare verso Ustica.
Al di là delle chiare violazioni la cosa "divertente", come viene riportato, è che i due si orientavano con una bussola, strumento che funziona sulla base del magnetismo terrestre, principio che loro, da terrapiattisti, dovrebbero rifiutare.
I due, tra l'altro, sono giunti stremati e assetati, quindi totalmente impreparati ad un simile viaggio, e sono stati accolti dal sindaco di Ustica Aldo Messina, dai carabinieri e dalla Guardia Costiera.
Ma le peripezie, o meglio i problemi, causati dalla coppia non si sono conclusi con l'arrivo sull'isola: qui i due hanno più volte tentato la fuga violando la quarentena che gli era stata imposta e diffondendo agli abitanti di Ustica messaggi distorti sulla pericolosità dell'uso dei cellulari. È stato necessario, dunque, trasferire la coppia a Palermo dove, tra altri impicci, hanno trascorso la quarantena nella loro barchetta.
Scaduti i termini, con l'allentamento delle misure anti coronavirus, i due hanno finalmente lasciato la Sicilia, tornando verso casa. E lo scafo che li aveva accompagnati nell’impresa è stato lasciato in porto.
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