LE STORIE DI IERI
Sepolti in terra ma anche in mare certi misteri di Palermo
Se volessimo iniziare a scrivere dei mille misteri di Palermo ci sarebbe da cambiare titolo alla rubrica. Ma a voler restare in tema con le storie di ieri, non possiamo certo negare qualche riga ad un doloroso mistero rimasto ufficialmente tale e ad un altro perfino intrigante. Precisando subito che le soluzioni di alcuni nostri enigmatici episodi non le nascondono solo la terra o le fondazioni dei palazzi del sacco edilizio. Perché è successo anche che i casi oscuri palermitani dopo avere, per così dire, percorso la città da ovest ad est si siano nascosti anche nei fondali del golfo. Esemplare il “segreto di stato” apposto al numero delle vittime dell’alluvione del 1931. Disastro che di sicuro fece più morti di quelli cui si resero solenni esequie in cattedrale e al cui riguardo qui ricordiamo solo tre delle vittime non menzionate dai giornali. Cioè i concittadini che perirono in un laboratorio di dolci che si apriva sulla piazzetta dell’ex Bocceria della Carne, ai Caldumai. Risultò infatti che, mentre defluivano le acque che sommersero la depressione di Sant’Onofrio, nessuno fece ufficialmente caso ai tre corpi risucchiati dalle fogne spalancate come voragini e che, per il sotterraneo condotto del Maltempo, finirono sui fondali putridi della Cala. Certo ci fu chi si accorse, e assai dolorosamente, della scomparsa dei poveretti. Ma gli ordini pervenuti alla stampa dal competente ministero fascista non ammisero maggiori bilanci. Finì così che il Cardinale del tempo poté solennemente incensare solo i feretri di un paio di anziani annegati al Papireto e di cinque militari morti eroicamente nell’opera di soccorso. Per gli altri, solo funerali privati o messe di suffragio. Insomma, si trattò del “mistero epopea” dei soccorritori morti in numero più che doppio rispetto alle vittime civili. Di altro buio, in parte forse rimasto tale, si ammantò per decenni il caso della “Anna Maria Gualdi”.
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