HATTAVOLAAAH!
Paris veg tour: cronache di viaggio di una vegetariana (palermitana)
Se la vita da vegetariani è spesso poco facile a casa propria, riuscite ad immaginare quanto si possa complicare quando si va all’estero per giunta con due amiche onnivore?
Vi racconterò qui il mio tour tra cibo, vino e schiticchio in giro per una delle città più romantiche d’Europa tra belle scoperte e pessime sorprese.
Il primo giorno, quando io e le mie amiche ci siamo riunite a Parigi, abbiamo pranzato in zona place de La République intorno alle 17 al bistrot L’appartement: ottimi burger veg che includono al piatto anche un po’ di buona insalata e buone patate fritte fresche ma il vino rosato che ci hanno servito non era all’altezza del piatto servito e del contesto.
Intorno alle 21 con altre amiche del luogo raggiungiamo Framboise in zona Opera: una catena di crepes di grano saraceno sia dolci che salate. La qualità delle crepes che abbiamo scelto con caprino, miele, frutta fresca e frutta secca era davvero ottima e il bordeaux che ci hanno servito era molto buono.
Rimanevano come opzioni Burger King che ho per ovvi motivi scartato e un punto ristoro di cibo già pronto presso il quale ho acquistato una porzione tristissima di taboulé al limone che conteneva semola di grano e, appunto, succo di limone. Triste ma almeno ho limitato i danni.
La sera siamo state portate da alcune amiche del luogo al ristorante Le Petit Cambodge nella zona di Canal Saint-Martin dove abbiamo gustato i caratteristici BoBu: ovvero delle boule con verdure cotte e crude e noodles, con l'opzione di poter aggiungere carne o pesce. Molto buoni i piatti anche se l’uso del lemongrass e dello zenzero è davvero importante che rischia di caratterizzare totalmente il piatto.
Ottimo il vino, un altro bordeaux della zona. Il terzo giorno noi giovani quarantenni ci siamo trasformate in bambine passando la giornata al parco di divertimenti Disneyland.
Io ero già stata una decina di anni fa e ricordo che all’interno del parco non c’era nessuna opzione vegetariana per quanto riguardava i pasti.
Con mio piacevole stupore al primo fast food in cui ci siamo fermate (per l’esattezza il Cowboy Cookout Barbecue), ho trovato il burger vegano a base di legumi e verdure servito con insalata o patate. A parte il pane che era il classico da fast food, sia le patate, fritte con tutta la buccia e ben speziate, sia l’insalata.
La sera come delle anziane quarantenni, anziché godere dell’animazione del parco, siamo tornate verso la città, esauste: anche per divertirsi come delle bambine ci vuole il fisque du role!
Non eravamo in grado di camminare a lungo, per ovvi motivi, e ci siamo rimaste nella zona dell’hotel quindi ci siamo fatte ispirare dalla cucina indonesiana e abbiamo cenato al ristorante Djawa, non distante dal Le Petit Cambodge. Anche qui lemongrass come se piovesse. Inoltre una delle amiche aveva chiesto un piatto non piccante (c’è la possibilità di scegliere) invece aveva il sapore di lava di vulcano.
Buono il vino ma al momento del conto abbiamo fatto presente il problema della richiesta non esaudita e non hanno fatto una piega: niente scuse. Pazienza.
Il quarto giorno decidiamo di fare il tour in vaporetto e per l’occasione abbiamo preso dei pasti pronti da Pret à Manger: una catena che fa cibo fresco con molte opzioni vegetariane e vegane. Si tratta di una catena in realtà di origine inglese, nonostante il nome ma che tuttosommato si presenta bene e il rapporto qualità prezzo non è male.
Prima di cena la nostra amica francese ci ha portate a prendere un tè alla menta al caffè della moschea insieme a pasticcini arabi. Tutto estremamente dolce e zuccherato. Il posto è molto gradevole.
Per cena invece ci ha portate in un ristorante di cucina francese che lavora con prodotti biologici e a chilometro zero: Dans la Cuisine, in avenue de France, una zona prettamente di uffici.
Il locale è molto bello e anche l’atmosfera è piacevole. Ottima la cantina di vini ed il pane. Il menu prevede un’ottima scelta vegetariana e vegana. Anche i dolci interessanti e presentati bene.
L’ultimo giorno prima della partenza abbiamo fatto un giretto tra Montmartre e Pigalle.
E proprio mentre eravamo a Pigalle si è fatta ora di pranzo e ci siamo fermate in un posto dove ero già stata e che mi era piaciuto. Il ristorante giapponese Takasaki. L’offerta di piatti vegetariani e vegani è davvero ampia ed è ottimo il rapporto qualità/quantità/prezzo. Il locale è un poco spartano ma funzionale.
L’ultima cena prima della partenza abbiamo voluto provare la cucina libanese ed abbiamo seguito i consigli di Tripadvisor per scegliere il libanese "migliore" di Parigi. Il ristorante si chiama Assanabel e la zona è sempre quella di Place de la République. Tutto molto buono. Abbiamo preso tanti assaggi e su 9 piatti, 8 erano vegetariani. Dai falafel al babaganoush, l’hummus e le lenticchie speziate.
Insomma tanti piatti tipici della cucina libanese, molto gustosi ed equilibrati.
Anche qui il vino era ottimo. L’ambiente è un po’, giustamente, arabeggiante e un po’ vintage, credo sia un ristorante storico, aperto da molti anni. Il personale, che sembra anche “storico”, cordiale e simpatico.
Il giorno della partenza l’ora di pranzo coincideva con l’orario appena prima dell’imbarco e quindi ho provato a mangiare qualcosa in aeroporto di Beauvais, e con mia grande sorpresa sono riuscita a trovare, seppur piccola, un’offerta di pasti vegetariani.
Argomento caffè: ribadisco quanto scritto in precedenza: “levateci mano”. Non cercate l’espresso fuori dall’Italia, rimarrete delusi. Prendete una bevanda tipica del luogo, un caffè lungo, un tè, un decotto. :)
Alla fine del viaggio rimangono sempre tanti ricordi belli, tante risate con le amiche e sicuramente, tanti buoni sapori nella mente. E tanta voglia di provarli ancora. E di provarne altri nuovi.
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