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Il cavaliere azzurro: Kandinsky, Marc e i loro amici

La forza del Cavaliere Azzurro si ritrova nell’essere stato punto d’incontro dei protagonisti dell’avanguardia europea in tutti i settori della cultura

  • 15 gennaio 2004

Il cavaliere azzurro
Kandisky, Marc e i loro amici
Milano, Fondazione Mazzotta, fino all'1 febbraio 2004
Aperta da martedì a domenica
Orario: 10-19.30, martedì e giovedì 10-22.30
Biglietto: € 8,00 intero, € 5,50/4,50 ridotti
Informazioni: telefono 02.878197

MILANO - Da non perdere l’ampia rassegna della Fondazione Mazzotta che mira a documentare gli episodi salienti della vita de Il Cavaliere Azzurro, movimento di Monaco all’interno del quale si formarono gli espressionisti, dagli anni che prepararono la sua nascita, avvenuta nel 1908, al 1914, quando lo scoppio della guerra segnò la fine dell’esperienza.

Dai paesaggi di Murnau, paesino dell’Alta Baviera, dove Wassily Kandinsky – l’artista, di origine russa, era approdato a Monaco la prima volta nel 1896 - aveva comprato una casa eletta a rifugio ideale per dipingere, all’Almanacco del Blaue Reiter (1911) fondato con Franz Marc, agli schizzi del viaggio in Africa, la mostra guida il visitatore attraverso 120 opere tra dipinti, acquarelli, disegni e grafiche del gruppo e dei suoi esponenti (Alfred Kubin, August Macke, Paul Klee, Alexej von Jawlensky, Marianne von Werefkin, Henri Rousseau, ecc.), lasciandogli addosso la voglia di vedere e sapere di più di questo straordinario manipolo di artisti.

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La forza del Cavaliere Azzurro si ritrova nell’essere stato punto d’incontro dei protagonisti dell’avanguardia europea in tutti i settori della cultura, dall’arte alla musica, nell’intensità delle relazioni di amicizia tra i pittori che ne facevano parte, nelle loro invenzioni stilistiche, nell’ambito delle quali il ruolo del colore assumeva un’importanza fondamentale. Mentre “l’espressionismo è carico di disagio esistenziale e definisce i suoi valori cromatici in rapporto al nero e alla tenebra, il colore di Kandinsky e dei suoi compagni prende corpo dall’esperienza fauve che definisce ogni valore in rapporto al bianco, ovvero alla luce” (E. Di Stefano, 1993). Scrive Kandinsky: ”Più l’azzurro è profondo e più richiama l’idea di infinito, suscitando la nostalgia della purezza e del soprannaturale [...] Se precipita nel nero acquista una nota di tristezza struggente, affonda in una drammaticità che non avrà mai fine”.

Le sue composizioni oscillano tra astrazione e realismo. Ed infatti: “Oggi l’artista non può usare solo forme astratte. Sono forme troppo imprecise. Accontentarsi dell’imprecisione significa privarsi di possibilità, escludere ciò che è puramente umano e impoverire i propri mezzi espressivi”. Gli animali, elevati a soggetto privilegiato della rappresentazione, sono immagini fantastiche: dal pennello di Marc nascono cavalli celesti e tori rossi. Il catalogo, ricco di saggi critici, illustra tutte le opere esposte. Tante le riproduzioni in poster. E a metà del misurato percorso espositivo, una saletta con una postazione internet e la proiezione di un audiovisivo, costituisce un’opportuna sosta per riepilogare quanto già appreso dai pannelli didascalici.

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