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Bit di Milano, la Sicilia in vetrina

  • 27 febbraio 2006

Sicilia in vetrina alla ventiseiesima edizione della Bit, borsa internazionale del turismo, a Milano. La Bit è l’appuntamento più importante in Europa dove operatori pubblici e privati di tutto il mondo vengono a presentare la loro offerta turistica. Lo stand della Regione Sicilia era di 500 metri quadri e la scenografia rappresentava una antica stazione ferroviaria. Il tema di quest’anno è caratterizzato dal Grand Tour 2006, diretta continuazione di quello del 2005, che seguirà le orme dei Florio, famiglia di imprenditori che ha segnato le migliori pagine della storia economico sociale dell’isola. Si parte, dunque, dal centenario della Targa Florio per passare ai parchi e alle riserve naturali come le Madonie, i Nebrodi e l’Etna. Grande risalto ai siti patrimonio dell’Unesco come la Valle dei Templi, Piazza Armerina, l'isola di Ortigia con la necropoli di Pantalica. A illustrare le iniziative gli assessori regionali al Turismo, Fabio Granata, e all'Ambiente, Francesco Cascio. I risultati presentati, relativi al 2005, dicono che in Sicilia il turismo è cresciuto del 18% nel mercato nazionale ma anche il turismo internazionale ha dato buoni risultati con incrementi di presenze straniere, soprattutto francesi e tedeschi. La scenografia della stazione ferroviaria trasmette un’idea di transito.

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«Le fiere sono tradizionalmente lo specchio di una realtà. Se hai una realtà efficace, efficiente, dai quell’immagine. Se hai un offerta disarticolata e confusa dai quest’altra immagine», dice a Balarm.it Toti Piscopo, amministratore della Logos, azienda di comunicazione e marketing turistico, e ai vertici di Federturismo Sicilia con delega allo Sviluppo associativo. La Sicilia infatti è una di quelle poche regioni che non è riuscita a fare del proprio patrimonio culturale un business. Perche? «I motivi sono tanti – continua Piscopo – e legati a problemi endemici del sistema turismo in Sicilia. Non c’è una programmazione». È un po’come se la Fiat non disponesse dei concessionari: «è assurdo che avendo questi grandi patrimoni non ti apri un dialogo con i privati appaltando la vendita dei biglietti. L’evento è tale se lo riesci a programmare e comunicare tempestivamente. Se non ci riesci, anche se l’evento è di alto livello, viene relegato a essere la bella manifestazione di intrattenimento, ma non è l’evento». Piscopo cita il caso dell’Austria, dove si possono anche acquistare i biglietti per i concerti che si terranno nel 2007. La classe politica non ha adeguato la legislazione a quelle che sono le esigenze del mercato. «Per poter programmare per il prossimo anno è necessario poter disporre del bilancio del prossimo anno. Noi non sappiamo materialmente cosa dobbiamo fare questa estate!» ribatte Piscopo.

E la principale risorsa di investimento del settore è pubblica: «Tutto quello che è stato fatto non è frutto solamente dell’impegno imprenditoriale privato: ci sono stati grossi contributi. Quando termineranno cosa succederà? Quando questo sistema dovrà vivere e funzionare da solo come farà a reggere? Avremo creato una zoccolo duro di clientela che verrà in Sicilia non solo perché la trova una cosa bella da vedere una volta nella vita prima di morire, ma perché si trova bene». La nuova legge sul turismo, che chiude le Aapt, Aziende autonome provinciali per il turismo, propone un modello di sviluppo in distretti, ma non esplicita come materialmente articolarli. La cosa di cui si può facilmente rendere conto è che il turismo per la Sicilia rappresenta un opportunità unica per l’occupazione, per l’economia, per la cultura e per dare un decisivo slancio allo sviluppo dell’Isola. Ciò può avvenire solo se si disporrà di strumenti adeguati e se si avrà la preparazione e la lungimiranza di voler veramente fare del turismo il volano dello sviluppo. Altri paesi come la Spagna lo stanno già facendo, basterebbe copiarli.

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